Quest’estate ho letto un libro che vi consiglio, scritto da Andre Agassi, a lungo numero 1 del tennis mondiale con 8 tornei dello Slam nel carniere, Open. La mia Storia (Einaudi, 2011).
Con uno stile diretto, avvincente, emozionante Agassi racconta come suo padre, campione di pugilato, rappresentatante dell’Iran alle Olimpiadi, una volta fuggito negli Stati Uniti, ha costretto tutti suoi figli a concentrarsi sul tennis. In modo paranoico. Fino a far odiare il tennis ad Andre: “Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio perchè non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi, non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l’essenza della mia vita”.
Andre Agassi |
Ho trovato fantastico e significativo questo passaggio: “Papà dice che se colpisco 2.500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 alla settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle all’anno sarà imbattibile”. Ecco il valore della consistency!
Molti campioni dello sport hanno avuto dei genitori ossessivi. Mi ricordo lo sciatore Marc Girardelli, il cui padre gli faceva fare a scaletta la pista alle 7 del mattino prima che aprissero gli impianti. Senza parlare del padre delle sorelle Williams, Richard, che pianificò la carriera delle figlie Venus e Serena ancor prima che nascessero (arrivando a sabotare i contraccettivi di sua moglie!).
Larry Bird |
Roland Barthes nel suo splendido Frammenti di un discorso amoroso, scrisse: “Subisco senza adattarmi, persevero senza abituarmi: sempre sconsolato, mai scoraggiato; sono un pupazzo Daruma, un misirizzi senza gambe a cui si danno continuamente dei buffetti, ma che alla fine si ritrova sempre in piedi, grazie a un equilibrio interiore. E’ ciò che dice una poesia popolare che accompagna questi pupazzi giapponesi:
Così è la vita:
Cadere sette volte
E rialzarsi otto.
Una bambola Daruma |
A causa del loro basso centro di gravità, alcuni modelli di bambola daruma si raddrizzano da sole dopo essere state spinte da un lato. Per tale motivo sono diventate un simbolo di ottimismo, costanza e forte determinazione. Queste bambole derivano da un modello più antico di bambola che si raddrizza da sola, nota come il "piccolo monaco rotondetto" o "piccolo monaco sempre-in-piedi". Una filastrocca per bambini del XVII secolo descrive le bambole daruma dell'epoca in modo assai simile alle loro raffigurazioni moderne:
Una volta! Due volte!
Sempre il Daruma di rosso vestito
Incurante torna seduto
Caro Benia,
RispondiEliminaconcordo con quanto scrivi e ho apprezzato molto anche io il libro di Agassi (aiutato dal premio Pulitzer J. R. Moehringer) che consiglio a tutti.
Certamente però dobbiamo distinguere tra paranoia e passione. Solo se il movente è quello di un ideale, di una passione, di un sogno vero, allora possiamo considerare il personaggio come leader positivo.
PS Ed è proprio 'Open' a darci la possibilità di confrontare i valori di un paranoico come Jimmy Connors con quanto emerge dal contrasto interiore di Agassi. Il suo cammino di liberazione dalle imposizioni del padre che trovano parziale soluzione nel suo impegno di volontario. 2 campioni certamente, ma ad uno solo stringerei la mano.
RispondiEliminaMolto difficile è lo scoprire la propria vocazione e pensare di aiutare i figli a fare altrettanto:è un mestiere che ognuno deve compiere da solo.
RispondiEliminaLucia