venerdì 1 aprile 2011

La battaglia di Roger Abravanel per un’Italia più meritocratica

Roger Abravanel - consulente alla McKinsey per 34 anni – ha deciso qualche anno fa di give back, di restituire alla società – concetto tipicamente anglosassone – ciò che ha ricevuto nella sua vita professionale. Gira l’Italia, parla con ministri (quando non lo paccano all’ultimo minuto, vedi alla voce Brunetta), magistrati, insegnanti, studenti, con un obiettivo ben chiaro: diffondere il valore della meritocrazia in Italia.

Qualcuno gli dice che è un pazzo, “Che beneficio ne hai? Ma chi te lo fa fare?”, ma Roger imperterrito continua la sua meritevole battaglia.

Nel 2008 è uscito il suo saggio Meritocrazia. Quattro proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro paese più ricco e più giusto (Garzanti, 2008). Qualche sera fa ho avuto la fortuna di ascoltarlo a uno speech tenuto all’APE –  storica associazione milanese, di cui sono socio.

Roger Abravanel dimostra che la società italiana non è nè giusta nè meritocratica. L’Italia è probabilmente la società più diseguale e ingiusta del mondo occidentale. Mentre gli Stati Uniti sono caratterizzati da alta disuguaglianza sociale e alta mobilità sociale, in Italia scopriamo tristemente che siamo un caso unico: la nostra è l’unica società con alta disuguaglianza e bassa mobilità.

Roger Abravanel
Abravanel ha mostrato una slide con riassunto il pensiero di James Conant, il presidente di Harvard University tra il 1933 e il 1953, primo concreto artefice della meritocrazia in chiave moderna: “Dovremmo essere in grado di portare ogni giovane talento da ogni parte del Paese a laurearsi a Harvard, che si tratti di un figlio di ricchi o che non abbia un penny, che abiti a Boston o a San Francisco”.

L’immobilità della società italiana rende la sua disuguaglianza profondamente ingiusta e contribuisce al clima di sfiducia che attanaglia il paese. Beppe Severgnini riassume efficamente: “L’Italia è bella, ma immobile. Sembra di vivere sempre lo stesso giorno, come Bill Murray in Ricomincio da capo (Groundhog Day)”.

Vediamo cosa scrive la Banca d’Italia nel Supplemento al Bollettino Statistico (n. 67, 20 dicembre 2010, La ricchezza degli Italiani): “Alla fine del 2009 la ricchezza netta per famiglia era stimabile in circa 350 mila euro.
La distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata. Le informazioni sulla distribuzione della ricchezza desunte dall’indagine campionaria della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane indicano che alla fine del 2008 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 10 per cento della ricchezza totale, mentre il 10 per cento più ricco deteneva quasi il 45 per cento della ricchezza complessiva".

In uno studio di febbraio 2010 la Banca d’Italia evidenziava la bassa mobilità sociale: “Oltre al grado di disuguaglianza della distribuzione della ricchezza è interessante descrivere anche il livello di mobilità, ossia la frequenza con cui le famiglie si spostano fra le varie classi di ricchezza nel corso del tempo. Tale fenomeno può essere valutato confrontando la posizione relativa di un campione di famiglie intervistate più volte nel corso del tempo. Sia nel 1993-2000 sia nel 2000-2008 comunque, la maggior parte delle famiglie tende a rimanere nella stessa classe di ricchezza iniziale o a muoversi in classi adiacenti”.

Luigi Einaudi
Luigi Einaudi – Governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948, Presidente della Repubblica Italiana nel settennato 1948-1955- fu un convinto sostenitore dell’uguaglianza nelle condizioni di partenza: “Su taluna maniera di porre rimedio alla diseguaglianza nei punti di partenza vi ha una sostanziale concordia tra liberali e socialisti ed è per quel che riguarda l’apprestamento di mezzi di studio, di tirocinio e di educazione aperta a tutti...Ad uguale sentenza si giunge rispetto a quei provvedimenti intesi ad instaurare parità di punti di partenza tra uomo e uomo...” (Discorso elementare sulle somiglianze e le dissomiglianze tra liberalismo e socialismo, in Prediche Inutili, Torino, 1974, pp. 211 sg. ).

Boeri e Galasso sostengono che l’Italia sia, fra tutti i paesi sviluppati, il Paese che più sta agendo contro l’interesse dei giovani. “Si assiste alla più massiccia redistribuzione di risorse dalla generazione dei figli a quella dei genitori di cui si abbia traccia in epoca recente. In poco più di dieci anni abbiamo raddoppiato il nostro debito pubblico e promesso pensioni molto generose, nonostante il calo della fertilità e l'allungamento della vita: su ogni giovane italiano oggi gravano 80.000 euro di debito pubblico e 250.000 euro di debito pensionistico. Lo abbiamo fatto non tanto per costruire infrastrutture, migliorare la qualità dell'istruzione o dei servizi, ma per pagare pensioni di invalidità, creare posti pubblici spesso inefficienti, concedere baby pensioni e pensioni di anzianità, cedere alle pressioni di rappresentanze di interessi specifici e di breve respiro”.

Gherardo Colombo
Torna in mente una battuta del giudice Gherardo Colombo, mite protagonista di Mani Pulite: “Per me è importante stimolare la riflessione nei giovani. Qualche anno fa si discuteva sull’opportunità di mandare l’esercito a Napoli. Un sacerdote mi disse che avrebbe voluto un plotone di insegnanti. Sono di quell’idea”.
Roger la pensa allo stesso modo - purchè gli insegnanti siano bravi e si facciamo valutare. Spero proprio possa trovare una data per venire a lezione con me all’Università di Bergamo. Gli studenti apprezzerebbero sicuramente. Roger è un grande speaker.

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