L'Italia è il Paese del lamento, del mugugno, della protesta non costruttiva. Forse che si migliorano le cose? Giammai.
Detto ciò, mi ha veramente colpito la lettera di Nadia Cementero a Concita De Gregorio di Repubblica del 21 gennaio scorso.
Ve la ripropongo, con un commento finale
Ho ventisette anni e ho da poco cambiato lavoro. Mi sono laureata in lingue e letterature straniere, poi ho fatto un master a Siena per diventare insegnante di italiano per stranieri. Ben presto mi sono accorta che non sarei riuscita a lavorare nel settore per il quale avevo studiato (la maggior parte di questi impieghi sono poco retribuiti o addirittura di volontariato) così ho cercato altro; ho trovato quasi subito un lavoro che c'entrava poco con quello che avevo studiato. Stage di 4 mesi, assunzione di 8 mesi con un contratto di sostituzione maternità e poi contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti del buon Matteo, che voi quaranta- cinquantenni odiate tanto ma che ha permesso a noi venti-trentenni di essere assunti, altrimenti ci toccava passare dai contratti di somministrazione per almeno 3 anni.
Inizialmente facevo la segretaria. Non è quello per cui ho studiato, ma essendo ambiziosa e curiosa mi sono costruita una conoscenza tecnica che non avevo e sono stata promossa. Mi è stato dato un budget, che ho sempre rispettato e con il tempo ho acquisito moltissime conoscenze che mi sono servite per trovare il secondo lavoro che sto svolgendo ora. Per questi tre anni ho fatto parallelamente attività di volontariato come l'insegnamento di italiano a stranieri, aiuto compiti a bambini stranieri e all'interno di ospedali con un'associazione che porta musica e cucina ( per chi fosse interessato: www. officinebuone. it).
Avere esperienze in queste realtà da un po' di prospettiva. I problemi sono altri. Ovviamente nulla è semplice.
Molti dei ragazzi della mia età che si lamentano perché in Italia non c'è speranza, ma non sanno chi sia il presidente del Consiglio, non sanno cos'è la Bce e non sono capaci di pagarsi le bollette da soli o compilare i moduli per il 730. Come pensano di essere promossi al lavoro se sono poco interessanti alle cose che stanno intorno a loro? Nessuno ti fa trovare la pappa pronta e ti imbocca. Se il datore di lavoro vi dice che potete entrare in ufficio dalle 8.30 alle 9.00 significa che dovete essere lì tutti i giorni alle 8.30 e quella delle 9.00 deve essere un'eccezione, quindi poi non vi potete sorprendere se non vi promuovono.
Se analizzo le cose direi che non posso proprio lamentarmi. È giusto non accontentarsi ma quando sento una mia coetanea che dice "di non esistere più" rimango esterrefatta. È proprio un modo per non guardare ai veri problemi della vita.
Visto che conosco già alcuni dei commenti che arriveranno vi informo che i miei genitori non sono ricchi, non sono mai stata raccomandata sul lavoro, ma ho fatto colloqui come tutti i comuni mortali. Volevo dirvi anche che la fortuna non esiste, le cose si ottengono lavorando. Rimbocchiamoci le maniche, fortunatamente non siamo nati in tempo di guerra.
Tutti ovviamente possono lamentarsi, è un diritto sacrosanto. Ma se uno non è soddisfatto della sua vita vada veramente all'estero. Lo hanno fatto tutte le generazioni prima di noi, ci sono più italiani all'estero che nella penisola.
Vi vogliamo vedere con le vostre valigie negli aeroporti, non dietro una tastiera a piagnucolare!».
Firmato: Nadia Cementero
Cara Nadia,
che bella lettera. Hai preso esempio da Papa Francescp che ha attaccato sulla porta del suo studio il cartello "Vietato lamentarsi".
Che iniezione di fiducia. Come diceva Sant'Ambrogio: “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi".
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