Nel chiudere il suo articolo, il prof. Cassese ritornava
sul caso Baffi-Sarcinelli del marzo 1979, ma a sproposito. Mentre la Banca
d’Italia oggi viene criticata per una vigilanza titubante, Baffi e Sarcinelli
allora vennero presi di mira, attaccati, incriminati e defenestrati (Sarcinelli
addirittura arrestato) perchè vigilavano troppo bene e con incisività.
Sono tornato sulle mie amate Carte Baffi e ho trovato che
in quegli anni Sabino Cassese non aveva capito quasi nulla. Ho quindi preso
carta e penna e ho scritto (il 26 ottobre) al direttore del Corriere della Sera
Luciano Fontana chiedendo di essere pubblicato (la lettera non credo uscirà mai).
Paolo Baffi |
Infatti in un articolo sull’Espresso del 20 agosto
1978 – A via Nazionale il burocrate grida: ho vinto! – Cassese accusò la
Banca d’Italia di non collaborare col sistema politico-amministrativo e di
formalismo, poichè, a suo dire, la Banca d’Italia eccedeva – a seguito delle
ispezioni nelle banche vigilate - nelle denunce alla magistratura. Così
Cassese: “Nel 1975, queste [denunce, ndr] furono 67; nel 1976, 117; nel 1977,
59. Per gli anni che precedono [con Carli governatore, ndr], ...si ha ragione
di ritenere che il fenomeno fosse sconosciuto negli anni 1960 e fosse inferiore
a poche decine dal 1970 al 1975...Ci si chiede se la Banca d’Italia non possa
prevenire i reati [chissà cosa penserebbe di questa affermazione Ignazio Visco
oggi, ndr]: essa deve indirizzare e governare il credito, non agire come una
Procura della Repubblica o la Corte dei Conti del sistema creditizio”. Cassese
non comprese l’importanza vitale delle ispezioni in loco, decisive per scoprire
il malaffare. Sono state proprio le ispezioni all’Italcasse di Arcaini
dell’agosto 1977 e al Banco Ambrosiano di Calvi nel 1978 – oltre alla
contrarietà al salvataggio-papocchio della Banca Privata di Michele Sindona - a
segnare – purtroppo - la fine del “duo inafferrabile” Baffi- Sarcinelli.
Donato Masciandaro |
Cassese chiuse il suo ragionamento nell’agosto ’78
chiedendosi se la Banca d’Italia fosse “passata all’opposizione”. Intanto Baffi,
ferito da Cassese, era già sotto indagine fin dal 7 aprile 1978, inizio del
fantomatico “disegno criminoso”.
Cassese, a cui ho scritto allegandogli la lettera, mi ha risposto così: "Da quanto lei stesso scrive si evince che mi riferivo alla prassi di attivare le procure, non alla vigilanza in quanto tale".
Gli acrobati sono una specialità italiana.
RispondiEliminaIn quegli anni mi occupavo di banche e ricordo benissimo la vicenda.
Quanto scrive Beniamino Piccone è assolutamente vero. Come si fa ad accostare l'attuale azione della Banca d’Italia di Visco con quella di Baffi-Sarcinelli?
Questi erano due galantuomini messi sul banco degli imputati perché volevano smascherare le malefatte di alcuni "banchieri" che avvelenavano la finanza italiana. Se avessimo avuto oggi uomini così, la Banca d'Italia avrebbe certo gestito in modo differente le vicende come quella della Popolare di Vicenza.
Oggi, per salvare il Governatore Visco da un fisiologico ricambio, alla scadenza naturale del suo mandato, si è parlato di attacco all'indipendenza di Bankitalia. Quando, invece, si trattava di prendere atto di una serie di errori evidenti, di sottovalutazioni gravi che hanno consentito ai capi di alcune popolari di arricchirsi impoverendo decine di miglia di famiglie e imprese.
Agli attuali difensori (a sproposito) dell'indipendenza, bisogna rinfrescare la memoria e ricordare come l'attacco a Baffi fu veramente un tentativo di destabilizzazione indegno che provocò un capovolgimento delle parti, dove gli onesti vennero fatti passare per quelli da punire e i cialtroni per giudici.
Ubaldo Alifuoco
Vicenza