Daniel Cabrera, filippino, 9 anni, studia sotto un lampione |
Mujica, 80 anni, ne ha passati 14 in carcere, in quanto membro del Movimento di liberazione nazionale Tupamaros. Entrato in prigione a 37 anni, ne è uscito a 50 dopo due evasioni e segni indelebili sul suo corpo in seguito alle torture subite.
Come Nelson Mandela, nonostante quello che ha passato, Mujica non prova rancore. Quando uscì nel 1985, pochi giorni pronunciò un discorso dove non c'era traccia di alcun risentimento. E' questa la sua forza.
Una volta eletto presidente dell'Uruguay, ha subito rinunciato all'emolumento di 10mila dollari circa, trattenendone per sè solo 1.000 al mese. Ha sostenuto di non averne bisogno, vivendo in una casa semplice con la moglie Lucia e la cagnetta Manuela.
Tra le diverse cose - oltre l'esempio - che Mujica lascia al suo Paese ce n'è una di grande valore. E' il Plan Ceibal - nome che deriva dal ceibo, albero tipico del Paese - che si concretizza nel garantire un computer per ogni scolaro uruguagio (come li definiva il grande Gianni Brera) e connessione wi-fi in tutte le scuole del Paese.
L'iniziativa deriva da un'idea di Nicholas Negroponte del Mit denominate "one laptop for a child". Non mi è sfuggita la foto di Daniel Cabrera, bimbo filippino di 9 anni, che cerca di studiare nella notte sotto la luce di un lampione. Magari un giorno anche nelle Filippine potrà arrivare questo progetto così valido.
Oggi in Uruguay, tutti gli scolari delle 2.400 scuole elementari hanno un pc portatile che si chiama XO, bianco e verde, piccolissimo e con tutte le funzioni che servono a un bambino. Altro che digital divide!
Lode a Mujica, a Negroponte e a tutti coloro che sono in grado di cambiare il futuro delle persone, soprattutto se meno fortunate.
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