lunedì 11 aprile 2011

Generazioni perdute: il sapere conta poco, contano le amicizie e l'onnipresente famiglia

Oggi sulla prima pagina del Corriere della Sera abbiamo letto il fondo Generazioni perdute di Ernesto Galli della Loggia. Ne riportiamo un passaggio: "Tutta la classe dirigente italiana è organizzata in un sistema di compatte oligarchie di anziani che per conservare e accrescere i propri privilegi sono decisi a sbarrare l'ingresso a chiunque. A cominciare dal capitalismo industriale-finanziario il quale, almeno in teoria, dovrebbe essere il settore più dinamico e innovativo della società, ma dove invece i Consigli d'amministrazione assomigliano quasi sempre a un club esclusivo di maschi anziani. Anche il sistema politico e i partiti non scherzano. I leader più importanti non solo stanno in politica da almeno tre o quattro decenni, ma in media è da almeno 20-25 anni che occupano posizioni di vertice.

La muraglia invalicabile dietro la quale prospera la gerontocrazia italiana ha un nome preciso: l'ostracismo alla competizione e al merito. In Italia il sapere e il saper fare contano pochissimo. Moltissimo invece contano le amicizie, il tessuto di relazioni, l'onnipresente famiglia, e soprattutto l'assicurazione implicita di non dar fastidio, di aspettare il proprio turno, di rispettare gli equilibri consolidati: vale a dire ciò che fanno o decidono i vecchi".

La Fondazione Italia Futura ha lanciato un progetto - L’Italia è un paese bloccato: muoviamoci - diretto a mobilitare le energie verso un sistema basato sul merito e non sulle condizioni di partenza. I dati OCSE presentati sono incontrovertibili. In Italia, un giovane che non abbia un genitore almeno diplomato ha il 10% delle possibilità di laurearsi, contro il 35% della Francia e oltre il 40% della Gran Bretagna. Circa il 70% dei ragazzi che hanno i migliori risultati provengono da famiglie agiate. In Italia il 44% degli architetti è figlio di architetti, il 42% dei laureati in giurisprudenza è figlio di laureati in giurisprudenza. Biondillo spassosamente racconta: “proprio quell’estate del 1984 lessi un’intervista a Vittorio Gregotti su un quotidiano nazionale. Il giornalista chiese un consiglio da dare ai giovani che si accingevano ad iscriversi ad architettura. Gregotti rispose, lapidario: “Consiglio loro di scegliersi genitori ricchi”.

Mi ha colpito molto l’affermazione recente di Roberto Saviano: “Le organizzazioni criminali hanno un grande vantaggio rispetto all’economia legale italiana: sono meritocratiche. Un merito identificato nella severità di azione, nella spietatezza, nel saper gestire gli imprenditori, comprare la politica e saper ammazzare”.


Sebastiano Vassalli, nel suo romanzo Marco e Mattio, ambientato nel Veneto nel 1775, scrive: “Suo padre, Marco Lovat, era lo scarpèr cioè il calzolaio di Casal, e il destino del figlio primogenito era quello di fare lo scarpèr, anche se avrebbe preferito continuare a studiare per diventare dottore: la vita, a Zoldo, non permetteva quel genere di cambiamenti e chi nasceva oste doveva fare l’oste, chi nasceva scarpèr doveva fare lo scarpèr; altre alternative non c’erano!”. Ogni tanto sembra che in questo Paese siamo rimasti a fine ‘700.

Chiudo consigliando di vedere o rivedere lo splendido film (1993) di Marco Tullio Giordana, La meglio gioventù, di cui vi segnaliamo un passaggio utile ai nostri discorsi di oggi.

Si tratta della fine di un esame di medicina. Il dialogo tra il “barone universitario” e Luigi Lo Cascio è memorabile . Cliccate qui per il link a youtube, veramente, fermatevi un attimo, andate a vederlo, ne vale la pena. Ecco la trascrizione.

Prof.: “Lei promette bene, le dicevo, voglio darle un consiglio. Lei ha delle ambizioni? Allora lasci l’Italia finchè è in tempo. Cosa vuol fare? Il chirurgo? Qualsiasi cosa decida, vada a Londra, Parigi, in America se ne ha la possibilità, ma vada via, lasci questo Paese, finchè è in tempo. L’Italia è un paese bello e inutile, destinato a morire. Qui rimane tutto immobile, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via”.
Studente (Lo Cascio): “Ma lei Prof. perchè non va via”?
Prof.: “Perchè io sono uno dei dinosauri da distruggere”.

7 commenti:

  1. che tristezza!
    Inoltre, le mafie, oltre a meritocrazia, utilizzano anche al meglio le capacità intuitice ed organizzative dei giovani promettenti nell'ambito dei "colletti bianchi": solo così riescono a stare spesso un gradino avanti agli altri.
    Alberto Fossati

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  2. Non vedo DAVVERO dove stia il problema. Valigia, e via. Oggi il mondo è aperto: comunicazioni e trasporti low cost, distanze praticamente azzerate rispetto a 30-40 anni fa. La meritocrazia esiste in tanti posti, dunque basta andare altrove e piantare di lagnarsi che qua le cose non funzionano. Certo che non funzionano. E allora?

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  3. Ricevo e pubblico volentieri: "Caro Beniamino,
    tutto vero, ma da arrabbiarsi.
    Peccato che E.G.della Loggia attraverso i suoi scritti degli ultimi 20 anni abbia dato un contributo forte a chi ha portato al massimo il familismo immorale, e non solo. Enrico

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  4. Sono stra d'accordo con Marcinkus. Lo dico a tutti i miei studenti: "Andatevene finchè avete l'energia e la voglia di emergere. Andate via!!!". Peccato che solo pochi (ma buoni, peraltro) mi seguano. Il cordone ombellicale della famiglia è malefico.

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  5. Beniamino, d'altronde è statisticamente corretto che sia come dici. C'è chi ha voglia di fare (veramente pochi) e chi non ha voglia di fare un c... (beep). Il cordone ombelicale della famiglia è malefico se si soggiace ad esso, ma fammi dire che coloro che accettano tali condizionamenti sono probabilmente gli stessi del beep di cui sopra.
    Ci vorranno una o due generazioni sul filo del rasoio della sussistenza per ricreare quella "fame" che funga da stimolo a darsi da fare, senza più il paracadute del risparmio accumulato dalle generazioni precedenti. Per ora e per i prossimi 10-15 anni rimarremo nella china discendente.

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  6. Gentile Professore,

    sono uno studente e seguo piacevolmente il suo spazio. Purtroppo non posso che essere d'accordo con quanto lei scrive. Per un giovane è una situazione davvero frustrante, tuttavia devo dire che è questo il punto di partenza che mi stimola a tirare fuori la grinta, a dare il massimo per cambiare le cose. Anch'io sono tra quelli che vorrebbe spostarsi all'estero, basta mettere il naso fuori da questo paese e si respira un'aria completamente diversa. D'altronde stiamo parlando di uno stato arretrato sotto tutti i punti di vista, a partire dalle pari opportunità! E chissenefrega del cordone ombelicale...la famiglia c'è quando parti e ci sarà anche quando torni, un distacco penso che sia necessario per imparare a stare in piedi con le proprie gambe.

    Cordialmente
    Marco

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  7. Il mio Maestro Marco Vitale ha coniato una efficace espressione per definire la compiacenza dei giovani all'andazzo generale, all'incapacità di fare la valigia e andare a scoprire il mondo - molto piatto, Friedman docet: "Culo nel burro". Ecco i giovani hanno il culo nel burro, tutto qui.

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