La mia formidabile insegnante di lettere consigliava sempre di diffidare da coloro che ci dipingono il passato come dorato. La nostalgia per i bei tempi andati non ha senso. Un tempo si stava molto peggio di oggi.
Un volume recente del filosofo francese Michel Serres (classe 1930) - Contro i bei tempi andati (Bollati Boringhieri, 2018) - mette in luce quanto siamo fortunati a vivere i tempi di oggi.
Mettiamo in fila qualche fatto:
- l'incremento verticale della speranza di vita;
- settant'anni di pace in Europa, cosa mai accaduta (la calma della pace spinge all'oblio);
- il virus della poliomielite è scomparso (sebbene i no-vax spingono per un suo ritorno); Serres scrive: "Non c'era sanità pubblica, i poveri soffrivano senza cure, i ricchi non se la passavano molto meglio; ...siccome non esistevano né analgesici, né antinfiammatori, bisognava sopportare il dolore; si cavavano i denti senza anestesia. Ho conosciuto due o tre generazioni di sdentati che si nutrivano solo di brodini".
- una volta si pisciava dove si poteva, il livello di igiene era infimo, diventò una pratica generalizzata solo molto dopo gli anni cinquanta. "Chi si lavava i denti mattina e sera?", scrive Serres. La maggioranza degli edifici non disponeva né di acqua corrente né di doccia. Negli anni trenta la rivista "Elle" si lanciò con clamore a raccomandare alla donne di cambiarsi le mutande tutte le mattine. Molti erano scandalizzati, la maggioranza trovava impossibile quella bella pretesa;
- siccome la terra è bassa, chi lavorava la terra (la maggioranza della popolazione) soffriva di mal di schiena. La sera di tornava a casa stremati. Adesso siamo costretti a fare jogging, per supplire all'assenza di sforzo fisico.
- la sicurezza alimentare. Serres ricorda che in famiglia avevano la sciolta almeno sei volte l'anno: "quando eravamo in collegio, la pasta brulicava di vermi. Ah, la biodiversità";
- i letti erano freddi. Senza riscaldamento, le camere restavano gelide per tutto l'inverno. "Infilarsi tra le lenzuola umide e fredde rasentava l'eroismo";
- la sessualità? Non se ne poteva parlare. In nessun modo. Tabù. La sifilide e le altre malattie veneree imperversavano e uccidevano una percentuale significativa della popolazione, senza possibilità di guarire;
- se oggi siamo sopraffatti dal presentismo, dall'immediatezza, dalle comunicazioni intense e dinamiche (ci irritiamo verso chi non risponde subito su whatsapp), un tempo non si faceva che aspettare, consumati dalla pazienza. L'immediatezza dell'appagamento non viene valorizzata a sufficienza.
Serres, membro dell'Académie Francaise, già docente di Storia della scienza a Stanford University,
chiude così le sue agili e intense riflessioni:
"Care Pollicine, cari Pollicini, non ditelo ai vecchi come me, è molto meglio oggi: la pace, la longevità, la pace, gli antidolorifici, la pace, il welfare, la pace, la sorveglianza alimentare, la pace, l'igiene e le cure palliative, la pace, i viaggi, la pace, le comunicazioni condivise, la pace, la vecchia tumescenza delle istituzioni dinosauro...".
Quando incontrate qualcuno che esclama "Un tempo si stava meglio", allontanatevi subito, non sa proprio come era terribile il passato. E di questi tempi, dove uno vale uno e l'ignoranza sembra vincere sull'incompetenza, leggere Michel Serres è una boccata di aria buona di montagna.
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