lunedì 16 novembre 2015

Ricordo di Luigi Einaudi, economista raffinato

Il 30 ottobre scorso è caduto l'anniversario della morte di Luigi Einaudi, economista con una carriera invidiabile, diventato Governatore della Banca d'Italia (nel 1945-48), poi presidente della Repubblica (1948-1955).

Una delle migliori descrizioni di Einaudi venne fatta da Ugo La Malfa sulla Voce Repubblicana il 31 ottobre 1961: "Luigi Einaudi fu, in politica, un liberale nel più autentico e rigoroso senso della parola, e in politica economica un liberista convinto. Ma a differenza di molti altri uomini di rilievo che si chiamarono liberali come lui, egli aveva la percezione e, quindi, l'odio del privilegio e del parassitismo".

Il leader del partito Repubblicano chiude così il suo coccodrillo: "Della sua probità, dell'alto senso dello Stato che Egli sempre ebbe, dell'austerità con cui intese l'esercizio della vita pubblica, del suo antifascismo, sono testimonianza i lunghi anni di vita parlamentare, il suo esilio e i sette anni in cui resse, dopo Enrico De Nicola, la Repubblica italiana. La più pensosa e nobile tradizione laica visse in lui così come i grandi liberali del Risorgimento la tramandarono agli italiani di nuova generazione. La sua perdita è, perciò, una perdita irreparabile per la nazione anche se il ricordo della Sua opera riempirà alcune tra le più alte e significative pagine di storia nazionale" (l'articolo l'ho trovato naturalmente all'Archivio storico della Banca d'Italia, Carte Baffi, Monte Oppio, cart. 15, fasc. 1, dedicato a Luigi Einaudi).

Come ha scritto Giuseppe Saragat, che succedette più tardi ad Einaudi al Quirinale, "Con Benedetto Croce fu uno dei due che accesero la fiamma dell'antifascismo in nome dello schietto principio di libertà".

Mi piace citare un intervento di Einaudi in Parlamento nel quale spiega il ruolo dell'economista: "Gli economisti quando valgono qualche cosa sono semplicemente coloro i quali applicano alle cose materiali della vita la regola del buon senso cercando di applicarla con la logica e di trarne le conseguenze".

Sembra di leggere Karl Popper sull'epistemologia della scienza.

Ti sia lieve la terra, caro Luigi Einaudi.




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