lunedì 15 settembre 2014

Ma quale tirannia dello spread! La sovranità si perde quando si fanno debiti

Sabato il premier Matteo Renzi, in visita allo stabilimento Ilva di Taranto, è intervenuto sostenendo che "l'Unione Europea è senza futuro se è solo spread".
Abbiamo ribadito più volte in queste pagine digitali che lo spread è un nostro alleato. E' l'unico strumento che consente di legare le mani ai politici, i quali (spesso nel mondo, ma soprattutto in Italia) pensano al consenso e non al futuro dei giovani, sulle spalle dei quali sta il risanamento futuro.

Anche nel corso dell'estate si sono levate voci sulla tirannia dello spread, sulla perdita di sovranità del nostro Paese. Sono panzane. Belle e buone.
La sovranità, senza alcun dubbio, spetta al popolo, il quale elegge i propri rappresentanti che lo governano.
Purtroppo, quando la politica abdica al proprio dovere e cessa di governare nel rispetto degli impegni presi, i mercati reclamano una logica, una direzione, una controparte credibile.

Quando i mercati non trovano un interlocutore credibile, inaspriscono le condizioni economico-finanziarie vendendo i titoli - e innalzando quindi lo spread - dei Paesi inadempienti.
Più che dittatura dello spread, questa è abdicazione della politica. Il fatto che i mercati chiedano risposte precise a domande ovvie, non ci autorizza a parlare di tirannia dei mercati o di dittatura dello spread.
Come ha scritto Antonio Polito sul Corriere della Sera, È esattamente questo il perimetro della nostra sovranità. Essa infatti ci conserva la libertà di decidere su tasse, spese, pensioni, mercato del lavoro. Ma è limitata da due colonne d’Ercole oltre le quali non possiamo più andare: da un lato ci sono i Trattati, da noi liberamente firmati, che ci dicono di quanto possiamo indebitarci ogni anno; dall’altro ci sono i mercati, che ci dicono quanto costa indebitarci ogni anno.
Dunque la nostra sovranità non è limitata da Bruxelles, ma dal nostro debito. Anzi, per essere più precisi, dal credito che ci danno i risparmiatori di tutto il mondo e chi ne gestisce i capitali. Siccome il nostro debito è immane, la nostra sovranità è già molto limitata. Ogni volta che ci servono soldi, ne perdiamo un pezzo. Meno ne chiediamo e più liberi siamo. Ma se non ricominciamo a produrre ricchezza, ne dovremo chiedere sempre di più".
E' troppo facile accusare di tirannia i mercati quando non si vogliono rispettare le regole e affrontare i cambiamenti più complessi, ossia fare le riforme strutturali del mercato del lavoro, della pubblica amministrazione. della giustizia.
Troppo facile accusare gli investitori internazionali di dittatura dello spread quando la politica non è in grado di assumersi le proprie responsabilità e affrontare le riforme indispensabili per dare competitività e crescita al paese.
 

2 commenti:

  1. Concordo con la riflessione sullo spread. I vincoli esterni ci salvano dalle pazzie dei nostri politici.
    E' da aggiungere anche che l'attuale livello di spread è dovuto più dalle mosse della BCE che dalle mezze riforme di Berlusconi, Monti, Letta etc, bloccati dai tempi biblici del parlamento e delle commissioni.
    L'Unione Europea è il fondamento per la pace e la cooperazione tra i popoli del continente, questo è per lo meno lo spirito dei padri fondatori e dei Trattati di Roma.
    Mi sembrano invece di tutt'altro spirito le continue dichiarazioni di Weidmann sulla politica monetaria europea: forse nella BuBa regna ancora la politica ultra-nazionalista e del sospetto verso i vicini. Cosa allucinante, che fa pensare agli anni 30 del secolo scorso. Peraltro, trovo strano che un governatore si metta a discutere sulle politiche europee, quando queste dovrebbero essere indipendenti dai pareri delle banche centrali.
    La Commissione fa correttamente il suo lavoro, indicando ai nostri governi la direzione da seguire. I loro messaggi sono sempre chiarissimi e pare che Padoan abbia recepito bene (vedasi dichiarazioni del ministro nel we circa il controllo sulle riforme).
    Se tuttavia le intenzioni di certa classe dirigente tedesca è continuare con la propria filosofia di superiorità nazionalistica, l'UE sarà probabilmente destinata a proseguire nei prossimi anni col ritmo del bradipo, con gli USA che già hanno imboccato la via della ripresa e che, secondo Laffer, potrebbero crescere molto più rapidamente di quanto già fanno. E sicuramente il paragone UE-USA non reggerà più, spread o non spread.

    Matteo Felici

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  2. Se abbiamo lo spread è perché abbiamo un alto debito pubblico; se abbiamo il debito pubblico è perché anno dopo anno abbiamo fatto deficit senza avere una crescita del PIL sufficiente a riassorbirlo (*); se facciamo deficit è per finanziare le spese dello stato; se detto finanziamento non basta mai è perché lo stato spende tanto; se lo stato spende tanto è per perseguire le sue finalità, soprattutto sociali (**).

    Alla fin della fiera lo spread è una conseguenza dello stato sociale. Lo spread siamo noi.



    (*) se il PIL non cresce così tanto è perché l'attività economica è ostacolata dai famosi lacci e lacciuoli, i quali a loro volta sono i vincoli determinati dalle finalità sociali di cui al punto **.
    (**) sì certo, spende tanto e troppo perché spreca, perché è inefficiente e spende male: ma più uno stato fa e più spende, più per definizione aumenta la complessità della spesa pubblica e più spreca.

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