Dopo i pregevoli Spingendo la notte più in là (Mondadori, 2007) di Mario Calabresi, Qualunque cosa succeda (Sironi, 2009) di Umberto Ambrosoli, Come mi batte forte il cuore (Einaudi, 2009) di Benedetta Tobagi, anche Caterina Chinnici - figlia del magistrato capo dell'Ufficio Istruzione di Palermo Rocco Chinnici - ha meritoriamente portato alla conoscenza del pubblico la storia di suo padre nel volume E' così lieve il tuo bacio sulla fronte (Mondadori, 2013).
Rocco Chinnici è stato l'inventore del pool antimafia, la struttura organizzativa che ha consentito un cambio di passo nelle indagini sulla mafia e soprattutto di un metodo investigativo innovativo che ha consentito di scoprire i legami della mafia con il mondo politico.
Chinnici scelse a uno a uno i componenti del pool: Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e Giuseppe Di Lello. Allora ogni magistrato seguiva i suoi processi e basta. Chinnici aveva intuit che non si poteva combattere la mafia un reato per volta, che la parcelliazazione delle conoscenze non era fruttuosa, nè efficiente. L'Ufficio Istruzione di Palermo divenne un modello di efficienza e l'avamposto della criminalità organizzata.
Paolo Borsellino |
Lo scrittore siciliano si scagliò contro questa nomina invitando il lettore a prendere atto che "nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso".
Borsellino commentò (o lo citò) solo dopo la morte di Falcone: "Tutto incominciò con quell’articolo sui professionisti dell'antimafia". Bella carriera, dico io, hanno fatto Chinnici, Falcone e Borsellino!
Caterina Chinnici |
Chinnici andava nelle scuole e parlava ai ragazzi dicendo loro che non bisogna avere paura della mafia, ma si deve conoscerla e combatterla insieme. "Lo faceva con il suo vocione e il suo sorriso, per far vedere che era il momento di smettere di avere paura: e se non ne aveva lui, che paura potevano provare gli altri?".
E' la stessa strategia divulgativa e di consapevolezza che seguì il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che a Giorgio Bocca, pochi giorni prima di essere ammazzato (3 settembre 1982) disse: “Ho capito una cosa, molto semplice ma forse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosi caramente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti. Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla mafia, facciamo dei suoi dipendenti i nostri alleati”.
Una volta che Chinnici si apprestava ad entrare nell'auto blindata, un'autobomba carica di tritolo scavò un cratere in mezzo alla strada: finestre rotte nel giro di 400 metri, alberi divelti, corpi sfigurati e mutilati. Uno scenario di Guerra. L'Ora di Palermo titolò Palermo come Beirut. Persero la vita, oltre a Chinnici, il portinaio dello stabile Stefano Li Sacchi e due uomini della scorta Salvatore Bartolotti e Mario Trapassi, che lasciarono orfani i loro bambini di tenera età.
Come dico spesso ai miei studenti, studiate, impegnatevi seriamente affinchè il futuro, con la memoria dei migliori dentro di noi, sia luminoso.
Ricevo e pubblico: Caro Beniamino,
RispondiEliminaGrazie per il tuo libro. Condivido pienamente il tuo pensiero che l'approfondimento e la curiosità siano il sale della vita.
Quando poi, come nel tuo caso, contribuiscono a tenere viva la memoria su tanti eroi borghesi del nostro paese troppo spesso dimenticati diventano anche vero impegno civile.
Con i migliori saluti,
Alessandro