Ieri sera il pacato Presidente del Consiglio incaricato Mario Monti - a cui facciamo i nostri migliori auguri - ha rilasciato le prime dichiarazioni. Un passaggio ci ha colpito: "L'obiettivo è di risanare la situazione finanziaria e riprendere il cammino della crescita in un quadro di accresciuta attenzione all'equità sociale per dare ai nostri figli un futuro concreto di dignità e di speranza".
Se il Presidente dell'Università Bocconi sente il bisogno di parlare di equità sociale significa che non è più possibile sottovalutare il tema della polarizzazione del reddito.
A quattro anni dal sorgere della crisi finanziaria, il dibattito ferve sulla distribuzione del reddito e della ricchezza. Si parla di società dell'1% - banchieri e CEO (fasso tutto mi) - e del rimanente 99% - tutti gli altri.
E' sotto gli occhi di tutti che qualcosa non funziona nella redistribuzione della ricchezza. Non solo in America, ma anche in Italia. Almeno in America la mobilità sociale intragenerazionale e generazionale esiste. In Italia le "robuste coalizioni distributive" - copyright Mario Draghi - rendono la mobilità sociale molto difficile.
La causa delle cause della crisi dei Paesi Occidentali è la drammatica polarizzazione del reddito e della ricchezza.
I dati portati da Raghuram Rajan, ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale, parlano da soli. Nel suo splendido Fault lines (Princeton University Press, 2010), Rajan nell’introduzione – Rising Inequality and the push for housing credit – fornisce numeri tanto impressionanti quanto inconfutabili: “The top 1% of households accounted for only 8,9% of income in 1976, but this share grew to 23,5% of the total income generated in the United States in 2007. Put differently, of every dollar of real income growth that was generated between 1976 and 2007, 58 cents went to the top 1% of households. In 2007 the hedge fund manager John Paulson earned $3,7 billion, about 74.000 times the median household income in the United States.
Since the 1980s, the wages of workers at the 90th percentile (i più agiati, ndr) of the wage distribution in the United States have grown much faster than the wage of the 50th percentile worker (the median worker)”.
Le cause di questo cambiamento drastico nella distribuzione della ricchezza? “Technological progress requires the labor force to have ever greater skills, the education system has been unable to provide enough of the labor force with the necessary education. A mind is a terrible thing to waste, and the United States is wasting too many of them... The every day consequence for the middle class is a stagnant paycheck as well as growing job insecurity”.
Stiglitz – premio Nobel per l’economia nel 2001 – in un’intervista ha detto: “Il Sogno americano non c’è più, è finito. Basta guardare al reddito di una famiglia media americana: quello del 2009 è inferiore a quello del 1997. Dunque gli americani stanno peggio rispetto a 12 anni fa. L’idea che questa fosse una terrà di opportunità per tutti, che si potesse passare dagli stracci alla ricchezza come nelle novelle di Horatio Alger, è evaporata”.
L'editorialista dell'FT Stephens ha scritto – “Angry America raises the barricades”: “Globalisation has been goog only for the few. It has enriched bankers and chief executives, but left the middle classes at once no better off today and more insecure about tomorrow”
Qual è stata la risposta della politica alla “rising inequality”? Allargare e favorire la possibilità di indebitarsi, specialmente per i meno fortunati – low income households. Piovono illusioni. Beneficio immediato – più consumi e più lavoro – e le conseguenze a medio termine sono note a tutti dopo l’ultima crisi. Viva il credito facile, che bello potersi comprare una casa senza avere nè redditi, nè attività, nè lavoro! Ecco a voi dunque i mutui NINJA – no income, no asset, no jobs, erogati senza presentare alcun documento!
Rajan ci ricorda – smemorati che siamo! – che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Nei primi anni del secolo scorso, la deregulation e la rapida espansione del credito facile fu la risposta al successo del Populist Movement, sostenuto dagli agricoltori che vollero correre dietro i successi della prima classe industriale nascente: “Excessive rural credit was one of the important causes of bank failure during the Great Depression”.
Anche l’ultimo libro "Aftershock. The next economy and America’s Future" (tradotto anche in italiano, Fazi Editore, 2011) di Robert Reich – Ministro del Lavoro dell’Amministrazione Clinton e docente a Berkeley – è sulla stessa linea. L’uno per cento degli americani più ricchi negli anni Settanta contava per il 9% del reddito totale; nel 2007 la loro quota era salita al 23%, lo stesso valore del 1928. Mentre il reddito mediano è diminuito in termini reali negli ultimi 30 anni.
Conclusione: la maggior parte della popolazione americana è stata esclusa dalla distribuzione delle risorse generate negli ultimi 30 anni.
L’economista Marco Onado riassume felicemente così: “Come in una partita di poker in cui le fiches si concentrano nelle mani di pochi giocatori, gli altri potevano continuare a giocare solo a credito. Quando nessuno è stato più disposto a concederne, la partita è finita tragicamente”.
Programmaticamente, sono anche io convinto (credo lo sia la stragrande maggioranza degli economisti che hanno studiato i problemi italiani con mente libera da pregiudizi) che l’obiettivo debba essere equità nella crescita, come ha sintetizzato Monti. Una crescita equa si può ottenere solo eliminando dozzine di medievali privilegi per creare incentivi a lavorare, innovare e competere.
RispondiEliminaMichele Boldrin
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/mario-monti-michele-boldrin#ixzz1dfowNDKH
"Technological progress requires the labor force to have ever greater skills, the education system has been unable to provide enough of the labor force with the necessary education"
RispondiEliminaCredo sia la fotografia dell'Università italiana in campo scientifico tecnologico (mi permetto il giudizio con una laurea in Informatica e una in campo statistico - finanziario).
Manca completamente il raccordo con le problematiche REALI del mondo lavorativo, non c'è sinergia tra mondo del lavoro e università e i piani di studi si rifanno, almeno in campo tecnologico, a tecnologie vecchie di anni, buone solo ai fini teorici.
Detto questo, il problema dei mutui ninja a mio avviso si colloca a un livello leggermente differente: mia nonna (che laureata non è) non si sogna minimamente di fare un prestito per comprarsi l'iphone, eppure vive anche lei nel 2011; la sensibilità al valore del denaro, al "culto del risparmio", non la insegnano certo a scuola, sono valori distintivi di una cultura che stiamo andando perdendo.
Per il resto, io mi sento di spendere un complimento per chi, nella vita, ce la fa ad emergere, non credo sia questo il problema, dei pochi che hanno tanto; è chi sta sotto che non ha oggettivamente i mezzi (e tante volte la voglia) per provare a colmare il gap: manca la "fame" del voler arrivare.
Mattia
Risanamento e crescita, dunque, credibilità e responsabilità, scrupolo, urgenza e soprattutto "accresciuta attenzione all'equità sociale". Un segno che Monti sente la pressione della disuguaglianza, la vera grande questione di questo inizio di secolo, uno squilibrio che aggrava la crisi, sfiducia la governance dell'Occidente e rischia di corrodere anche il sentimento della democrazia, che è il principale "bene comune" delle nostre società europee moderne.
RispondiEliminaEzio Mauro, La Repubblica, Il Governo del Presidente
http://www.repubblica.it/politica/2011/11/14/news/editoriale_mauro-24969049/
Si,la frase di Mario Monti mi ha colpito.
RispondiEliminaPerchè io in questo caso sono il cosidetto uomo della strada e mi è bastato osservare per capire e notare che rispetto a 15 anni e più fa,ci siamo impoveriti, quello che potevamo permetterci d'acquistare allora non possiamo farlo oggi;non solo assisto ad un notevole e crasso impoverimento culturale,dovuto ad un sistema educativo e scolastico sempre più carente, quanto talvolta assente.
Lucia.