lunedì 7 marzo 2011

Il Pio Albergo Trivulzio: un caso da manuale di incompetenza crassa

Il Prof. Emilio Trabucchi – ordinario di chirurgia generale all’Università di Milano, non pago della sua attività universitaria, che non vuole assolutamente lasciare neanche a 70 anni (ha fatto ricorso al TAR contro l'Università e ha vinto) – nel 2000 è stato nominato consigliere di amministrazione del Pio Albergo Trivulzio e dal 2004 è Presidente del Pio Albergo Trivulzio.

Qualche giorno fa il Prof. Trabucchi ha rilasciato un’intervista a Repubblica , che ho conservato gelosamente. Analizziamo insieme le risposte del Professore. C’è da morir dal ridere (o piangere).

Oriana Liso (giornalista): “È importante chiarire una questione: lei è presidente del cda dal 2004, confermato nel 2009 dal sindaco Moratti. In tutti questi anni qualcuno, dal Comune o dalla Regione, ha mai sollevato dubbi sulla gestione della Baggina?”
Prof. Trabucchi: "Assolutamente no. Solo una volta, nel 2008, la commissione regionale di controllo ci ha mosso un rilievo, quando abbiamo chiuso il bilancio in passivo di tre milioni e mezzo, perché un rogito è stato fatto in ritardo, una situazione che non si è più ripetuta. Ma né il sindaco né altri mi hanno mai chiesto spiegazioni o mosso critiche. Del resto, se sono stato riconfermato nel mio ruolo un motivo ci sarà".

Avete sentito bene. Nel 2008 il bilancio del PAT ha chiuso in perdita perchè non si è rogitato la vendita di un immobile! Rob de matt.

Leggendo le cronache poi abbiamo capito. Dal Corriere della Sera : “Il buco nero nei bilanci del Trivulzio è il 2008: con una chiusura in passivo per 3 milioni e 920.375 euro. Un guaio che fa scattare contromisure come la dismissione del patrimonio immobiliare. Nel 2009 va meglio: più 33 mila euro. Ma il risultato è positivo solo grazie alle plusvalenze ottenute dalle vendite. Sono 7 milioni e rotti fondamentali per la Baggina per fare fronte agli 87 milioni di euro di spese (tra personale e altri costi) contro i soli 80 milioni di ricavi garantiti dalle rette”.
Negli ultimi 5 anni il PAT ha venduto circa 40 appartamenti per un controvalore di 30 milioni di euro.

Ogni anno il PAT ha una gestione caratteristica in forte perdita. Siccome i costi di gestione della struttura sono enormi e gli sprechi immensi – nonostante i rimborsi della Regione sulla parte di assistenza sanitaria – ogni anno gli amministratori del PAT mettevano in vendita parte del patrimonio, al fine di realizzare plusvalenze straordinarie, necessarie per uscire con un utile.

Come se una famiglia a fine anno vendesse le case ereditate. Bell’affare, dopo poco tempo si è senza una lira. E - a quanto pare dalla lettura dei giornali - le vendite favorivano gli amici degli amici che compravano sotto i prezzi di mercato.

Così abbiamo capito cosa intendeva il presidente Trabucchi. Con la gestione straordinaria – la vendita del patrimonio del PAT – si “rimettevano a posto i conti”. Ecco spiegata la frase sul ritardo del rogito.

Concordiamo con Andrea Boitani della voce.info: “La locazione di immobili ad affitto agevolato non rientra tra le finalità statutarie del Trivulzio; mentre è chiaro che le rendite patrimoniali rappresentano un importante mezzo di finanziamento delle attività di assistenza che sono la vera ragion d’essere dell’ente pubblico. Dare in affitto immobili (anche di pregio) a canoni più bassi di quelli di mercato significa avere risorse inferiori a quelle che sarebbero ottenibili da un patrimonio immobiliare che conta su “160 stabili per un totale di circa 1.400 unità immobiliari e si sviluppa su una superficie complessiva di circa 100 mila mq ai quali si aggiungono 1700 ettari di aree rurali (terreni e poderi)”.

Andrea Boitani
 Sempre Boitani: “I dati analizzati confermano che mediamente il patrimonio immobiliare del Trivulzio ha reso molto meno di quanto avrebbe potuto, con danno per le finalità statutarie dell’ente. I canoni pattuiti, inoltre, non sembrano riconducibili a una logica economica comprensibile e a una gestione coerente nel corso del tempo. È difficile non coltivare il sospetto che i canoni (e i “beneficiari”) siano determinati sulla base di parametri non oggettivi, ma sulla base di conoscenze, contiguità politiche o altro. Del resto, l’opacità dei bandi per l’assegnazione delle case sembra esattamente quanto basta a far prevalere su tutto l’intuitu personae dei potenti di turno”. (per approfondimenti si rimanda a
http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002190.html).

Il Pio Albergo Trivulzio ha acceso debiti con le banche pari a ben 23 milioni di euro: «L'esposizione finanziaria è uno dei motivi principali di preoccupazione sia per il management sia per il consiglio di amministrazione».
Ma il debito bancario ha senso quando l’attivo ha un rendimento maggiore del costo del passivo. Si parla di asset-liability management. Ma nel caso in questione, con l’attivo che non rende, che senso ha accendere dei prestiti? Non avrebbe più senso migliorare la gestione dell’attivo?

I giornali dei giorni scorsi: “Al Trivulzio arriva la Finanza, la richiesta è firmata dalla procura regionale della Corte dei Conti, che indaga per verificare se la vicenda di Affittopoli abbia provocato mancate entrate per le casse dello Stato. L’indagine di incrocia con quella della procura di Milano: le ipotesi di reato sono truffa aggravata ai danni di enti pubblici e abuso d’ufficio”.

Tralasciamo il danno reputazionale al Trivulzio per future donazioni o legati. Chi dopo queste vicende avrà il coraggio di donare immobili al PAT?

Respiriamo un po’ di ossigeno. Ne abbiamo bisogno.
Rifacciamoci ai Grandi italiani. Ugo La Malfa, Intervista sul non-governo (a cura di Alberto Ronchey, Laterza, 1977): “Questo è l’altro problema italiano, il rapporto tra sistema produttivo e strutture pubbliche. Il sistema produttivo ha dovuto sopportare il peso d’una struttura pubblica che è una cosa indicibile di parassitismo, ossia di alti costi e improduttività”.

Prof. Trabucchi, le consigliamo di tornare sui banchi. Come studente, non come professore. All’Università della terza età organizzano dei bei corsi di Contabilità e Bilancio. Ce la può fare.

Io, come diceva Ettore Petrolini , non ce l’ho con il Prof. Trabucchi, ce l’ho con chi l’ha nominato: “Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto”.

Ci sembra giusto ricordare che a Milano negli ultimi 15 anni ha governato il centro destra.

4 commenti:

  1. Un arguto lettore mi scrive: "Un'unica osservazione: l’attuale CentroDestra milanese è erede per diritto di nascita di Natali e Craxi, quindi guida milano da molto più di 15 anni".

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  2. Grande Benji !!!
    Lo stile e l’analisi sono inconfutabili!

    Grazie per il tuo lavoro
    Ciao
    Alberto Fossati

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  3. Benia,
    come puoi immaginare sono d'accordo quasi su tutto. Io però non ho dati per dire che il passivo di bilancio derivi necessariamente da una cattiva gestione ricca di sprechi (anche se come te lo ritengo probabile). Forse però il passivo potrebbe derivare dagli elevati standard da garantire a fronte di insufficienti trasferimenti dalla regione. Il problema potrebbe risiedere nel fatto che l'economia di questo paese non è in grado di sopportare l'assistenza agli anziani sempre più longevi, alla disoccupazione cronica nel mezzogiorno (alla quale unico rimedio proposto è il lavoro pubblico) e il moderato costo di 26 miliardi di Euro della nostra estesa e ramificata classe politica. Forse tu hai più dati di me ma io tra queste due ipotesi non so decidere.....
    Marco Migliavacca

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  4. Con la malagestio, i soldi non bastano mai. Se vai sul sito della voce.info, boitani è lucidissimo.
    Inoltre io aggiungo che con i maggiori affitti si potevano ristrutturare e mettere a reddito gli appartamenti non affittati (200 unità immobiliari circa).
    Se al PAT arrivassero più contributi, si spenderebbero anche quelli. Bisogna affamare la bestia, dove la bestia è il pubblico impiego.
    Sulla riflessione dell'errata distribuzione del nostro welfare (pensioni a go-go e niente sussidi universali di disoccupazione) sto scrivendo dei post che usciranno prossimamente.

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