sabato 22 aprile 2017

Uguaglianza ed egualitarismo, dove stiamo andando? Verso il magico mondo dei privilegi acquisiti

Qualche settimana fa il past president dell'Associazione per il Progresso Economico (APE) Pippo Amoroso ha scritto alcune riflessioni sull'uguaglianza. Le riporto integralmente perché meritano:
"Tutti noi siamo cresciuti con alcuni punti fermi di carattere politico/culturale. Fra questi, il trinomio "libertè, egalitè, fraternitè" della Rivoluzione francese.
Senonchè, gli eventi di questo momento storico stanno mettendo in crisi il concetto stesso di uguaglianza. "Uno vale uno" dicono i pentastellati.
Venti sconosciuti residenti nello stesso luogo indicano sul web il nome di uno di loro (probabilmente un sodale abituale di chissà quali bagordi) e pretendono che il suddetto divenga il candidato sindaco delle prossime elezioni comunali, costringendo Grillo a comportarsi come un classico dittatorello "ancien regime" per evitare guai peggiori.
Secondo una seria ricerca appena pubblicata, nel nostro paese l'analfabetismo di ritorno è così diffuso che l'80% non capisce quello che legge. Ciò tuttavia non impedisce ad una massa sempre crescente di persone di usare i nuovi strumenti del social network per insultare la Presidente della Camera dei deputati e chiunque altro passi loro in mente di aggredire.
Umberto Eco ha acutamente osservato che "la diffusione del web ha sdoganato i cretini", il cui raggio di azione era prima limitato al Bar Sport, dove potevano esprimersi dinanzi ad un bicchiere di vino o un mazzo di carte. Ma, più in generale, occorre avere il coraggio di porci alcune domande scomode. Davvero Don Gino Rigoldi è uguale all'imam che predica la violenza e supporta l'attentatore dell'Isis?
E i Medici senza Frontiere che operano in Siria e a Mosul sono uguali agli sconosciuti che hanno massacrato e ucciso un giovane vicino a Roma? Il Dalai Lama è uguale ad Assad? Papa Francesco è uguale ad Al Baghdadi?
Un signore molto furbo mi ha detto tempo fa che non bisognerebbe mai porsi delle domande troppo imbarazzanti, in modo da vivere meglio. Non è così. Tutte le nostre certezze sono state messe in crisi da quanto sta succedendo nel mondo. Armiamoci di tanta umiltà ed affrontiamo quindi i problemi, nella speranza di arrivare ad una soluzione. Garantire a tutti pari opportunità non può significare fingere che tutti siano uguali".

L'avv. Amoroso ha fatto riflettere altri membri dell'APE. Gianfranco Pisani ha voluto condividere alcune considerazioni:

"Non c’è uguaglianza tra chi è garantito, a tutti i livelli (dal presidente della Corte dei Conti sino all’ultimo bidello) e chi no, dall’imprenditore alle partite iva che nascondono la disoccupazione.
L’aumento delle retribuzioni nel pubblico impiego negli ultimi anni, a prescindere dalla produttività, è il sintomo più scandaloso di questo; mentre gli altri – i non garantiti – soffrono dei prezzi sempre più tirati che il mercato offre loro, e dei tempi di pagamento infiniti che i garantiti gli propinano (tanto a loro che je frega? sono pagati dallo stato, c’hanno i diritti!!)

Questa differenza “trasversale” è, e sempre più sarà a mio avviso, la chiave di volta della nuova lotta di classe. Quindi 1 vale 1 va abbattuto, come quando nella sanità puoi i) aspettare mesi il tuo turno, oppure ii) pagare ed essere curato subito, con buona pace dei diritti!

Il punto è che questa posizione scomoda va dichiarata in esplicito PRIMA dei plebisciti, e non dopo, come nel caso Brexit/Raggi/Trump".

Io sono d'accordo con l'amico Pisani. Molti diritti sono privilegi acquisiti, come scrisse l'insigne giurista Arturo Carlo Jemolo nel 1978: “La parola “diritto acquisito” ha un fascino grande, presso i più degl’italiani, che non credono si debba scrutare come quel diritto sia stato acquisito né se abbia un fondamento in norme razionali o piuttosto in abusi”.
Favorire alcune categorie significa avvantaggiare chi sta già bene.

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