lunedì 23 maggio 2016

Le promesse di Parisi sul calo delle tasse non sono credibili

Il candidato sindaco di Milano del centro destra Stefano Parisi, alla ricerca di consenso, è uscito con un’affermazione netta: “Se sarò sindaco entro fine mandato ridurremo le tasse al livello di cinque anni fa (epoca Letizia Moratti, ndr)”.

Che bella cosa! Chi non vorrebbe pagare meno tasse? Ci ricordiamo quanti insulti si prese Tommaso Padoa-Schioppa quando osò dire che “le tasse sono bellissime”, nel senso che con gli introiti tributari si possono pagare insegnanti, costruire marciapiedi, far funzionare la giustizia...
Spesso in Italia si tende a dimenticare il passato. Nel caso del Comune di Milano è vero che le aliquote sull’IMU (che poi allora si chiamava ICI) erano più basse. Ma siccome i costi del Comune con Letizia Moratti non scesero, chi arrivò dopo, Giuliano Pisapia, dovette ingaggiare l’ottimo Bruno Tabacci per metterci una pezza e trovare le risorse per coprire il buco.

Nel giugno 2011 Tabacci e Pisapia denunciarono la cosa: "Siamo davanti a un disavanzo potenziale  di 186 milioni di euro, la nostra è un'analisi che si basa su documenti che erano già in possesso dell'amministrazione comunale, quindi noti anche alla passata giunta. (...) La Moratti e tutta la amministrazione lo sapeva benissimo che i 48 milioni di avanzo non c'erano, esistono documenti che lo provano e di cui lei era a conoscenza, tra cui una lettera dell'assessore Beretta che mette le mani avanti proponendo azioni correttive tra cui quella di rallentare i pagamenti a danno delle societa' controllate".
Marco Vitale scrisse nel giugno 2011, dopo l'elezione di Pisapia: "Basandoci sulla relazione dei revisori del Comune emerge una situazione molto critica. Il bilancio comunale non è in equilibrio. E' in grave perdita, compensate da cession e da dividendi molto stressati dalle participate, costrette ad indebitarsi gravemente per pagare degli esosi dividendi. L'operazione di riassetto e riequilibrio finanziario non sarà nè breve, nè facile".

Nell’alternanza destra-sinistra governativa è successa la stessa cosa. Berlusconi prometteva di abbassare le tasse. Quando vinceva le elezioni cercava di abbassarle (diminuendo i trasferimenti agli enti locali, così che la tassazione complessiva per il contribuente non si modificava), la spesa corrente volava e chi arrivava dopo doveva ri-aumentare le tasse e/o imposte.
Ha senso abbassare le tasse? Sì, certamente. Per poterlo fare, il candidato Parisi deve prometterci cosa andrà a tagliare, dove andrà a trovare le risorse, dove troverà il consenso per farlo. Altrimenti sono solo “chiacchiere e distintivo”, parole in libertà.

2 commenti:

  1. In effetti la promessa di diminuire le tasse è un po' (tanto) un deja vu... d'altronde Parisi ha pure detto che a Milano negli ultimi cinque anni sarebbe mancata la legalità... Dopo aver perso la carta Expo (ormai è davvero troppo chiaro che non è stato un fallimento, anzi) si gioca le altre, e mi pare siano truccate...

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  2. Mi permetto di aggiungere, anzi di mettere come prima cosa, che per mettere i fattori nell'ordine giusto siamo noi cittadini a dover partecipare con maggior capacità di ricerca delle informazioni rilevanti e miglior analisi critica.

    Abito in provincia di Lecco, ma il tema è simile per tutti i comuni. Qualche anno fa quando si annunciarono trasferimenti ai comuni, il nostro sindaco, rese visibile in paese un manifesto in cui informava che, insieme a tanti altri sindaci d'Italia, si sarebbe recato a Roma per denunciare lo scandalo della riduzione dei trasferimenti.

    Feci due conti: la riduzione a cittadino era dello 0,05% sul reddito pro-capite. Scrissi al mio Sindaco di risparmiare i soldi del viaggio raccomandando che si preoccupasse piuttosto di fare almeno il 5% di efficienza, livello recuperabile anche nei sistemi più efficienti, in quanto mai per definizione perfetti.

    Mi invio una risposta al 90% politichese, alla quale ribattei spiegando meglio. Andò a Roma. L'IMU non aumentò, speriamo anche per il contributo del cittadino X, in quel caso io ma poco importa.

    Io per questo salverei entrambi i principi:

    - che nel paese che ha la maggior o una delle maggiori tassazioni d'Europa (cui non sempre, a volte si, corrispondono i migliori servizi), per definizione c'è spazio per ridurre le tasse; e solo per questo, a qualsiasi leader di qualsiasi partito che annunci la riduzione delle tasse, commenterei nel titolo "è possibile".

    - in parallelo valuterei le promesse non "non credibilI", ma semmai incomplete, non profonde, e, siccome i politici ritengo vadano anche formati con la forza del metodo dal basso, indicando quali possono essere i metodi per ridurle. Cioè sulla base di una rigorosa ed organizzata rilevazione degli sprechi.

    Cordiali saluti

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