lunedì 20 ottobre 2014

Renzi sconfigga l'inerzia italiana. Bisogna reagire alle provocazioni di Bartleby lo scrivano

Quest'estate la rubrica della brillante giornalista Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera era intitolata "Preferirei di no", e chiaramente ispirata al classico di Herman Melville, Bartleby lo scrivano, il quale, nonostante le sollecitazioni del mondo, pervicacemente rispondeva sempre "I would prefer not to".

Come spiegato in modo esauriente dagli psicologi comportamentalisti, noi fatichiamo a mettere a fuoco il lungo termine, e abbiamo una tendenza atavica a procrastinare. Si rimanda la scelta di un piano previdenziale, la decisione di smettere di fumare, una visita dal medico, l'esercizio fisico, o l'inizio di una dieta.

Cass Sunstein nel suo Semplice. L'arte del governo nel terzo millennio (Feltrinelli, 2014) riassume efficamente così: "E' spesso il Sistema 1 a prevalere. Per alcuni il futuro è un Paese straniero - Laterland, "Dopolandia".

Il premio Nobel per l'Economia Daniel Kahneman, nel suo magistrale Pensieri lenti e veloci (Mondadori, 2012) ha spiegato che la mente umana contiene due sistemi cognitivi, soprannominati Sistema 1 e Sistema 2. Il primo opera in modo automatico, è emotivo e intuitivo. Il secondo - Sistema 2 - è più elaborativo e riflessivo.

Il Sistema 1 può essere sintetizzato nella preghiera di Sant'Agostino: "Dammi castità e continenza, ma non subito". Per molti di noi, il benessere è in buona parte assicurato se il nostro ambiente sociale ci consente di prosperare anche se non facciamo niente.

Spesso leggendo i giornali e osservando il funzionamento del Sistema Italia, sembra che gli italiani siano dominati dal Sistema 1, che la riflessione e l'analisi sia rimandata, che le decisioni importanti siamo sempre procrastinate.

Qualche settimana fa il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ricordato a Sulmona Carlo Azeglio Ciampi, che il prossimo dicembre compirà 94 anni. Nel suo intervento in onore di Ciampi, Visco si è soffermato sull'importanza del decidere, di chiudere la fase di pensiero e dare seguito alle decisioni: "Nella gestione interna della Banca, (Ciampi, ndr) verrà ricordato per aver saputo utilizzare con risultati notevoli la discussione su tutti i temi sui quali avrebbe poi esercitato con pienezza, al momento delle decisioni, la sua responsabilità individuale. "La discussione non è mai fine a se stessa, e non è mai senza fine, deve finire, ci sono tempi da rispettare. […] Ci vuole il massimo della conoscenza. Ma poi c’è l’esigenza di smettere, di mettere la parola fine a un processo conoscitivo altrimenti senza fine, e di chiudere con la decisione, con la scelta. Bisogna mantenere la differenza tra conoscenza e atto volitivo" (Da Livorno al Quirinale, p. 137).

Ecco quello che manca a questo Paese, a tutti i livelli, nel privato e nel pubblico, l'atto volitivo.
Caro #Renzi, dai spazio all'atto volitivo e spacca i meccanismi inerziali. Te ne saremo grati in eterno.

4 commenti:

  1. Come mi fa notare Matteo Motterlini, studioso di finanza comportamentale, "decidere di non decidere è già decisione e non per questo quella giusta" .
    Inoltre, sempre Motterlini, via twitter, sottolinea che il "rimpianto da omissione è minore del rimpianto da commissione".

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  2. Ricevo e pubblico:

    Caro Beniamino,

    Complimenti per il tuo "Renzi sconfigga l'inerzia italiana. Bisogna reagire alle provocazioni di Bartleby lo scrivano", non solo per la citazione dello straordinario personaggio di Melville, ma per l'esortazione ad agire che non può più lasciare indifferenti coloro i quali ricoprono posizioni di alta responsabilità istituzionale. La crisi comincia a essere eccessivamente dura: bisogna agire, bisogna agire in fretta. Il problema è che bisogna anche agire compiendo le scelte corrette e assumendosene pienamente la responsabilità. Per ora non vedo che piccoli passi, o mezzi passi, che muovono in una direzione che sembra più quella ispirata da una campagna elettorale permanente (o imminente, non so) che quella volta a una ponderata azione con l'obiettivo della soluzione dei problemi economici che ci affliggono.
    Sono perplesso. Speriamo che la riflessione libera di persone come te contribuisca a indicare un sentiero diverso per affrontare i problemi, parlo di approccio e di metodo ancor prima che di misure operative.
    A presto.

    Federico

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  3. Ciao Beniamino
    giusto puntare il dito sull'indolenza atavica e sulla ricerca continua di una mediazione che sposti in avanti la soluzione.
    Però facciamo anche attenzione a _cosa_ si decide (al netto degli annunci a raffica, tra l'altro). Vogliamo parlare di come si sta intervenendo sulla previdenza? Siamo sicuri che si sia agito con il "massimo della conoscenza" o almeno con qualcosa che gli si avvicini?

    Luca

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    1. Caro Luca, sulla previdenza hai perfettamente ragione. Aumentare la tassazione sui fondi pensione significa rendere ancora più difficile lo sviluppo dei mercati finanziari, costringendo l'Italia ad essere un paese bancocentrico, dove le imprese si finanziano solo con le banche, dove mercato del credito e mercato finanziario sono la stessa cosa. E non va bene,

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