giovedì 24 febbraio 2011

La fiducia - asset impalpabile - secondo Padoa-Schioppa

Il 18 dicembre scorso improvvisamente abbiamo perso un grande europeista, un riferimento culturale, uno dei padri dell’euro, Tommaso Padoa-Schioppa (per gli amici TPS).

Così lo ha ricordato il Financial Times: “A passionate advocate of European Integration, he was highly intelligent, well-versed in economics, and a first-rate financial technician. A central banker by training, he was kitty, charming, deeply cultures and steeped in European history”.

Siamo andati a rileggere alcuni suoi scritti e quindi colgo l’occasione per segnalare uno stralcio della Relazione al mercato finanziario il 7 aprile 1998 di TPS in qualità di Presidente della Consob. Il passo che abbiamo più apprezzato tratta dell’importanza della fiducia:

Il fondamento della fiducia

A differenza dei beni e dei servizi, tutti gli strumenti finanziari sono, in ultima analisi, promesse. Per questa ragione la fiducia è il fondamento stesso di ogni sistema finanziario, è ciò che ne determina la solidità. Non vi sono clausole contrattuali, per quanto minuziose, né vincoli regolamentari, per quanto severi, che possano sostituire la fiducia tra gli operatori e soprattutto fra questi e i risparmiatori.

Se correttezza e trasparenza del comportamento non divengono uso e costume di una piazza finanziaria, delle imprese e delle persone che vi operano, quella piazza è destinata a decadere o a divenire luogo di attrazione di cattivi soggetti. Se il principio della fiducia non riceve sostegno dal mondo degli operatori finanziari e se chi lo tradisce non è colpito dalla sanzione della disistima da parte del suo stesso ambiente, il sistema dei controlli pubblici viene caricato di un compito impervio. Non c'è apparato regolamentare, ispettivo, sanzionatorio che possa rimpiazzare il controllo sociale dei comportamenti: così come non c'è medicina che sia efficace in assenza di anticorpi.
Non si conforma al principio della fiducia la banca che consiglia al risparmiatore un titolo di cui essa ha interesse a disfarsi; né quella che acquista dai clienti di cui gestisce il risparmio titoli che sa destinati ad apprezzarsi. Non vi si conforma la società che fa appello al mercato celandogli qualche imminente perdita di bilancio; né l'amministratore che lucra guadagni su una informazione ancora non rivelata al pubblico. Non vi si conforma l'azionista di controllo che si rivolge agli azionisti di minoranza senza renderli edotti di una sua intenzione di ristrutturare il gruppo.


Tommaso Padoa-Schioppa
Il mercato finanziario italiano è ancora lontano dalla condizione nella quale la perdita della reputazione ha una funzione deterrente piena. In alcuni casi, il conseguimento di guadagni ingenti attraverso pratiche illecite o scorrette è stato forse giudicato normale, o perfino invidiato. E' stata eccessiva la rassegnata tolleranza verso comportamenti non corretti, di piccola entità se presi singolarmente, ma assai rilevanti nel loro insieme”.

Proprio l'altro giorno il vicedirettore generale di Banca d'Italia Anna Maria Tarantola - in un suo intervento - scrive: "La fiducia è un asset impalpabile che va coltivato ogni giorno agendo "nel miglior interesse del cliente, in ogni fase dell'attività di intermediazione. E per "miglior interesse del cliente" intendo non solo correttezza di comportamenti, ma anche efficienza in termini di qualità e costo dei servizi offerti".

Che esattezza di linguaggio, quante verità. Caro TPS, quanto ci manchi!

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