mercoledì 9 febbraio 2011

I sultani della Regione Sicilia, Tocqueville e la gatta che lecca lo spiedo

Palazzo dei Normanni, sede dell'Assemblea Regionale
E’ dell’altro giorno l’ennesimo scandalo dell’Assemblea Regionale Siciliana, dove i 90 deputati hanno votato no alla riduzione del loro numero a 70 (per la cronaca la proposta era del Pd, voto contrario di Pdl e Mpa). “Siamo tutti indispensabili”, hanno detto in coro gli onorevoli siciliani. Vediamo insieme quale scandaloso trattamento si permettono alle nostre spalle:

- stipendio fisso lordo 19.400 euro al mese;
- rimborso telefonico mensile 345 euro al mese;
- diaria trasporto 1.017 euro al mese;
- spese vitto e alloggio 4.003 euro al mese;

Per 57 deputati su 90, vista l’esiguità del trattamento, spetta una ulteriore indennità di carica che va da 3.316 a 5.199 euro al mese. Il caffè, bontà loro, alla buvette costa 36 centesimi, un pasto completo 9 euro.

Ogni eletto costa alla collettività 496.400 euro l’anno. Ma dove andremo a finire?

La Valle dei Templi di Agrigento
Nel mettere ordine nel mio archivio ho trovato un esilerante pezzo di Gian Antonio Stella del 20.10.10 – Leccornie giornalistiche dalle lande agrigentine – dove si narra la storia dell’Adi, Area di Sviluppo industriale di Agrigento. Un terzo del consiglio, invece di imprenditori, economisti, esperti, era composto di agenti di custodia. Peraltro la legge regionale 19/1997 era ben chiara quanto ai requisiti per la nomina: 1) titolo di sutdio adeguato all’attività dell’organismo interessato; 2) esperienza almento quinquellnale scientifica ovvero di tipo professionale o dirigenziale o di presidente o amministratore delegato.

Riportiamo letteralmente GA Stella: “Bene, a sviluppare l’imprenditoria dell’Asi di Agrigento i comuni interessati hanno nominato: Massimo Parisi (rappresentante di commercio), Annamaria Coletti (insegnante), Valentina Giammusso (insegnante), Giuseppe Cacciatore (segretario di scuola), Vincenzo Randisi (agente di custodia), Filippo Panarisi (pensionato), Vincenzo Gaglianrdo (agente di custodia), Michele Maria (carrozziere), Luigi Fiore (impiegato Enel), Adriana Di Maida (insegnante), Stefano Marsiglia (paramedico), Carmelo Zambito (impiegato), Aldo Piscopo (medico), e via così....Resta una curiosità: ma è con loro che sarà rilanciata l’industria e l’occupazione nelle lande agrigentine?

Per la cronaca, il Comune di Palermo ha 20.000 dipendenti comunali, per pagare i quali, a gennaio, il sindaco ha dovuto attingere ai fondi inviati da Roma per togliere la spazzatura dalle strade. Ma non sono un po’ troppi ventimila?

Il pm Francesco Greco
Siamo d’accordo con l’autorevole pubblico ministero della procura di Milano Francesco Greco (nato a Napoli, ndr), che qualche tempo fa disse: “E un Sud che non riesce a decollare economicamente, non ha alcuna capacità di fare impresa e, a differenza di una volta, non esprime più neppure grandi movimenti culturali. In passato Napoli e Palermo hanno espresso grandi avanguardie e grandi personaggi: Benedetto Croce, la scuola di matematica a Palermo, la scuola di biologia a Napoli. Oggi al Sud non c’è più niente: a parte la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta, gli abusi edilizi. Salvo sporadiche eccezioni, i giovani vanno alla deriva. E le finestre aperte dopo le stragi di Falcone e Borsellino si sono di nuovo richiuse” (Mani Sporche, Barbacetto, Gomez, Travaglio, Chiarelettere, 2007).


Alexis de Tocqueville

 Ma è sempre stato così? Tocqueville – nel 1827 durante un viaggio in Sicilia scrisse: “Giunti a Catania...si direbbe che non vi sia un solo angolo di terra sprecato: dovunque coltivazioni arboree, inframmezzate da capanne e da graziosi villaggi; dovunque un’aria di prosperità e di abbondanza”.

Chiudiamo per tirarci su con un proverbio siciliano raccolto da Marco Vitale in I proverbi di Calatafimi - Antichi e modernissimi punti di vista inusuali sui grandi temi dell´Impresa (Edizioni Studio Domenicano, 2009): “A la gatta chi licca lu spitu non cci fidari la carni arristuta”.
Diffidare degli ingordi. Maggior ragione se non ne vogliono sapere di ridurre i loro appetiti.

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