Piccone in dirittura d'arrivo sotto caldo bestiale |
Il caldo ha contrassegnato la competizione. Sembrava di essere d'estate. Io, nonostante mi fossi rifocillato costantemente durante il percorso, sono arrivato asciutto all'arrivo. E senza più risorse. L'allenamento serale alla montagnetta di San Siro è cosa ben diversa dal correre tra l'una e le due sotto il sole cocente.
Nei giorni successivi mia moglie mi ha chiesto: "Ma chi te lo ha fatto fare! Perchè la gente corre?". Io mi sono rivolto allora al mio amico Leo, grande runner, il quale mi ha inviato una risposta meritevole di essere letta per intero:
"Caro Benji, a me piace traspirare copiosamente
in compagnia e condividere la sofferenza insieme al genere umano che io amo.
Qui sotto quello che scrissi dopo la
Maratona di Stoccolma del giugno 2013.
Rileggendo quello che ho scritto mi
accorgo che certe sensazioni sono state cosi' intense che ancora adesso tornano
ad affiorare e mi provocano una profonda emozione.
Ecco forse é questa profonda
emozione che mi spinge a correre nel modo strampalato e poco organizzato in cui
lo faccio!
STOCCOLMA 2013
Correre la maratona é dimostrare di
far parte del genere umano, condividere i gesti, le paure, le inquietudini e le
speranze.
Leo all'arrivo della Maratona di Stoccolma |
E' cercare l'armonia insieme agli
altri e degli altri, esorcizzare i timori con un gesto universale.
E' dimostrare che si può
controllare lo spazio fisico del mondo, percorrerlo sino a non avere più forze.
E' finire la lunga corsa e sentire
da subito il bisogno di correrne un'altra perché questo mondo é grande e noi
siamo piccolo.
E' tanto simile alla vita questa
corsa, le nuvole lasciano il posto al sole, il sole alla pioggia, il ciccione
al magro, il caracollante al super allenato, la banana al cetriolo.
E' guardare gli altri e capire che
siam tutti uniti nello stesso casuale destino.
E' farlo con un amico che resterà
sempre nella memoria perché anche se corre molto più veloce di te ti ha
accompagnato in un percorso unico e irripetibile.
E' continuar parossistico a far
pipì prima della partenza perché non si riesce a trattenere l'emozione.
E' l'uso smodato di vasellina del
mio amico Ico.
E' tenere in mano un cetriolo sotto
la pioggia al 35esimo chilometro
E' un arrivo leggendario in uno
stadio che gronda di pioggia e di storia.
E' il sorriso pieno di grande gioia
di Francesca, Lollo e Franci al mio ingresso nello stadio olimpico di Stoccolma
E' un bambino dolcissimo che mi
rimuove con estrema cura e gentilezza il chip dalla scarpa facendo attenzione
di non farmi male ai piedi.
E' una serie interminabile di culi e
lamenti che vedo e sento entrando nella dressing room dei maschi alla fine
della corsa
E' un ritorno dolente ma con gioia
straripante a Stureby insieme ad altre quindicimila persone
E' parlare con tutti della magica
esperienza passata
Continua dolce a farsi spazio nella
memoria questo sofferente viaggio svedese".
Benji, Silvia, Massimo e Andrea, team Magica Cleme |
Nei giorni successivi alla staffetta della Milan-Marathon ho pensato che la fatica condivisa, la sofferenza della salita al Portello sotto il sole, la linea del traguardo che non arrivava mai, siano stati tutti segnali diretti a prendere consapevolezza del terribile "mestiere di vivere", così ben raccontato da Cesare Pavese.
I giorni seguenti ha voluto dire la sua anche Mario Draghi, allievo di Federico Caffè e profondo estimatore di Paolo Baffi, il quale, a fronte di quesiti sull'opportunità di ridurre i volumi del QE in vista della ripresa, ha risposto: "E' come se un maratoneta chiedesse dopo 1 km se la corsa è finita". Grande #SuperMario.