Mentre siamo tutti preoccupati dal terrorismo islamico, i più giovani non possono ricordare la lunga stagione del terrorismo rosso e nero che ha colpito in Europa negli anni Settanta e Ottanta.
Il 30 novembre 1989, giusto 26 anni fa, Alfred Herrhausen, il presidente della più grande banca europea, la Deutsche Bank, venne assassinato. La prima rivendicazione fu fatta dal gruppo terroristico Rote Armee Fraktion (RAF).
All'indomani della caduta del Muro di Berlino, 9 novembre 1989, i terroristi decidono di colpire uno dei massimi esponenti dell'establishment tedesco. Herrhausen, 69 anni, era infatti da tempo grande amico e consigliere del primo ministro Helmut Kohl.
Per suscitare il maggiore clamore possibile, i terroristi la mattina del 30 novembre 1989 piazzano una una bomba telecomandata in un veicolo fermo, e al passaggio della macchina blindata del banchiere - a Bad Homburg, ricco sobborgo di Francoforte- , fanno esplodere l'ordigno.
Herrhausen aveva una formazione da manager industriale e una visione aperta e innovativa dei rapporti internazionali: perseguiva una strategia diretta a ridisegnare il ruolo della Germania riunificata, assegnandole una nuova centralità.
Pochi giorni prima di morire, consegnò al Wall Street Journal la sua tesi di una Germania ponte fra Est ed Ovest, dove la Deutsche Bank avrebbe giocato il ruolo di motore della riconversione industriale e del nuovo sviluppo democratico.
"Entro dieci anni", spiegò proprio al WSJ, "la Germania Est sarà il complesso tecnologicamente più avanzato d'Europa e il trampolino di lancio economico verso l'Est", sì che "Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, e anche la Bulgaria avranno un ruolo essenziale nello sviluppo europeo".
Herrhausen confidò di essersi scontrato "contro massicce critiche" quando aveva proposto al Fondo Monetario e alla Banca Mondiale di concedere ai Paesi dell'Est usciti dal comunismo una moratoria di qualche anno sul debito.
Il 4 dicembre 1989 sarebbe dovuto essere a New York a perorare, davanti all'establishment finanziario, la fondazione di una banca per lo sviluppo per l'Est Europa che finanziasse la ricostruzione e l'integrazione dell'Est con l'Ovest europeo.
Come intitolò la Bild il giorno dopo l'attentato, ci chiediamo il perchè dell'assassinio di Herrhausen.
Il corrispondente a Francoforte del Corriere della Sera Massimo Nava, a cinque anni dai fatti, nel 1994 scrisse: "La sua Mercedes blindata che salta in aria come un' auto giocattolo e' il simbolo della forza e della debolezza della Germania: che puo' stupire il mondo chiudendo in pochi mesi la "pratica" della riunificazione, ma indifesa di fronte al terrorismo, nonostante gli apparati di sicurezza e il formidabile servizio che protegge lo stesso Herrhausen, considerato il bersaglio piu' significativo dopo il presidente della Repubblica e il cancelliere. La reazione dei tedeschi e' composta, non ci sono isterie, il mondo finanziario e politico tengono bene. Gli anni di piombo sono alle spalle e si volta pagina subito, nella consapevolezza che il cammino del supremo interesse del Paese . la riunificazione . debba procedere senza intoppi. Pochi giorni dopo, il cancelliere Kohl presenta in Parlamento l' ambizioso piano in dieci punti e in dicembre trionfa nelle strade di Dresda, dove la gente dell' Est urla: "Siamo un solo popolo!". Nulla, nemmeno un clamoroso attentato, puo' fermare l' abbraccio delle due Germanie. Eppure qualcuno ci ha provato".
Fu un attentato contro l'unità tedesca, contro la Germania unita, DDR+BRD? Un delitto in nome della Storia? Nonostante l'attentato sia stato rivendicato dalla RAF, le successive indagini non sono riuscite a scoprire i responsabili. Siccome i capi storici del terrorismo rosso - come Andreas Bahder e Ulrike Meinhof - erano in carcere, si parlò della Stasi, dei servizi segreti della DDR, che avrebbero addestrato terroristi dell'Ovest. Si parlò anche della responsabilità della CIA, ma siamo nella fantapolitica.
Come nel nostro "affaire Moro", anche i tedeschi hanno parecchi nodi da sciogliere. Agli storici il duro compito di fare luce. Con gli archivi aperti.
lunedì 30 novembre 2015
lunedì 23 novembre 2015
La Jihad non vincerà anche se la battaglia sarà ancora lunga
Ho pianto per Valeria Solesin, un talento (ricercatrice all'Istituto di demografia, alla Sorbona) purtroppo non più tra noi. Chissà quante altre ricerche sul rapporto tra donne e mondo del lavoro poteva sfornare. Leggete questo sua articolo pubblicato su Neodemos per rendervi conto della sua brillantezza.
In una serata a cui ho partecipato il presidente dell'Associazione per il Progresso Economico avv. Pippo Amoroso ha voluto fare un breve intervento, che ho apprezzato per la misura e il senso storico. Ecco ne uno stralcio:
Avicenna, filosofo arabo vissuto intorno anno 1000 |
b) ma l’occidente è sopravvissuto all’Inquisizione, ha vissuto il secolo dei Lumi, ha fatto la Rivoluzione francese, quella industriale, è sopravvissuto a due spaventose guerre mondiali e a diverse crisi economico-finanziarie, ha un’Europa unita ed una comune cultura laica e democratica;
c) il mondo islamico, al contrario, è ancora prigioniero di una religione arretrata che teme le donne, le reprime, è governata da vari autoritarismi e non conosce ancora un effettivo sviluppo economico e culturale
d) nonostante Spengler ("Il tramonto dell’Occidente") e Houellebecq ("Sottomissione"), noi siamo tutti solidamente radicati nel nostro contesto culturale, per cui, di fronte al pericolo, siamo automaticamente tutti soldati del mondo occidentale, mentre gli estremisti islamici sono in netta minoranza persino nei paesi in cui vivono ed operano, tanto è vero che la maggior parte delle loro azioni terroristiche sono rivolte contro i loro connazionali; in Iran, del resto, la sola notizia dell’accordo sul loro nucleare e della prossima cessazione delle sanzioni da parte dell’occidente ha visto la pubblica esultanza della popolazione
e) quindi, nonostante i lutti e i danni materiali e morali sofferti e che ancora soffriremo nel prossimo futuro, vinceremo.
Io aggiungo due osservazioni:
Soccorritori a Parigi |
1) abbiamo bisogno che il mondo musulmano moderato, che costituisce la stragrande maggioranza dell'Islam si ribelli, faccia sentire la propria voce. Non è più accettabile il silenzio. E' certamente da apprezzare, per esempio, l'uscita dell'imam Abdelmajid Kinanche a Monfalcone guida due centri islamici. In una intervista, seguita da più di un milione di persone sul web, l'imam ha spiegato che "una semplice condanna non basta, che l'Slam non ha alcuna relazione con queste fazioni, che gli assassini a sangue freddo non fanno parte dell'Islam".
Anche il filosofo Abdennour Bidar ha scritto una lettera aperta al mondo musulmano dove invita i musulmani a passare dal riflesso dell'autodifesa alla responsabilità dell'autocritica: "Io chiedo solennementeai musulmani e alla musulmane europee di non restare in disparate, di non cedere alla tentazione di rinchiudersi in se stessi nella difesa eslusiva dei propri interessi.
Amos Oz |
2) vale la pena discutere se non sia necessario un nuovo Piano Marshall a favore del Medio Oriente. Lo scrittore israeliano Amos Oz, intervistato da Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera ha avanzato l'idea di un grande piano di aiuti: «Quasi settant’ anni fa un presidente americano poco carismatico e molto modesto quale era Harry Truman decise che sarebbe stato importante donare una cifra pari a circa il venti per cento del prodotto nazionale lordo del suo Paese per la ricostruzione dell’ Europa devastata dalla guerra. Poi passò alla storia come “piano Marshall”, dal nome del suo segretario di Stato. Ma fu lui il motore primo. Truman fece il miglior investimento di tutti i tempi: la Guerra fredda è stata vinta dagli Usa grazie ad esso. Lui non visse tanto a lungo per vedere il suo trionfo. Però, garantì la democrazia, salvò l’ Europa dai comunisti, dagli estremisti, ne fece un modello di sviluppo invidiato in tutto il mondo, creò un grande mercato utile anche all’ industria americana. A noi oggi serve un gigante di generosità e capacità di guardare avanti come fu Truman. Ci vorrebbe un piano Truman-Marshall per il mondo islamico che dia forza e coraggio ai moderati. Solo così il bastone della guerra ai fanatici potrà avere prospettive di successo».
Come ha scritto Albert Einstein, "Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano, senza dire nulla".
Come ha scritto Albert Einstein, "Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano, senza dire nulla".
lunedì 16 novembre 2015
Ricordo di Luigi Einaudi, economista raffinato
Il 30 ottobre scorso è caduto l'anniversario della morte di Luigi Einaudi, economista con una carriera invidiabile, diventato Governatore della Banca d'Italia (nel 1945-48), poi presidente della Repubblica (1948-1955).
Una delle migliori descrizioni di Einaudi venne fatta da Ugo La Malfa sulla Voce Repubblicana il 31 ottobre 1961: "Luigi Einaudi fu, in politica, un liberale nel più autentico e rigoroso senso della parola, e in politica economica un liberista convinto. Ma a differenza di molti altri uomini di rilievo che si chiamarono liberali come lui, egli aveva la percezione e, quindi, l'odio del privilegio e del parassitismo".
Il leader del partito Repubblicano chiude così il suo coccodrillo: "Della sua probità, dell'alto senso dello Stato che Egli sempre ebbe, dell'austerità con cui intese l'esercizio della vita pubblica, del suo antifascismo, sono testimonianza i lunghi anni di vita parlamentare, il suo esilio e i sette anni in cui resse, dopo Enrico De Nicola, la Repubblica italiana. La più pensosa e nobile tradizione laica visse in lui così come i grandi liberali del Risorgimento la tramandarono agli italiani di nuova generazione. La sua perdita è, perciò, una perdita irreparabile per la nazione anche se il ricordo della Sua opera riempirà alcune tra le più alte e significative pagine di storia nazionale" (l'articolo l'ho trovato naturalmente all'Archivio storico della Banca d'Italia, Carte Baffi, Monte Oppio, cart. 15, fasc. 1, dedicato a Luigi Einaudi).
Come ha scritto Giuseppe Saragat, che succedette più tardi ad Einaudi al Quirinale, "Con Benedetto Croce fu uno dei due che accesero la fiamma dell'antifascismo in nome dello schietto principio di libertà".
Mi piace citare un intervento di Einaudi in Parlamento nel quale spiega il ruolo dell'economista: "Gli economisti quando valgono qualche cosa sono semplicemente coloro i quali applicano alle cose materiali della vita la regola del buon senso cercando di applicarla con la logica e di trarne le conseguenze".
Sembra di leggere Karl Popper sull'epistemologia della scienza.
Ti sia lieve la terra, caro Luigi Einaudi.
Una delle migliori descrizioni di Einaudi venne fatta da Ugo La Malfa sulla Voce Repubblicana il 31 ottobre 1961: "Luigi Einaudi fu, in politica, un liberale nel più autentico e rigoroso senso della parola, e in politica economica un liberista convinto. Ma a differenza di molti altri uomini di rilievo che si chiamarono liberali come lui, egli aveva la percezione e, quindi, l'odio del privilegio e del parassitismo".
Il leader del partito Repubblicano chiude così il suo coccodrillo: "Della sua probità, dell'alto senso dello Stato che Egli sempre ebbe, dell'austerità con cui intese l'esercizio della vita pubblica, del suo antifascismo, sono testimonianza i lunghi anni di vita parlamentare, il suo esilio e i sette anni in cui resse, dopo Enrico De Nicola, la Repubblica italiana. La più pensosa e nobile tradizione laica visse in lui così come i grandi liberali del Risorgimento la tramandarono agli italiani di nuova generazione. La sua perdita è, perciò, una perdita irreparabile per la nazione anche se il ricordo della Sua opera riempirà alcune tra le più alte e significative pagine di storia nazionale" (l'articolo l'ho trovato naturalmente all'Archivio storico della Banca d'Italia, Carte Baffi, Monte Oppio, cart. 15, fasc. 1, dedicato a Luigi Einaudi).
Come ha scritto Giuseppe Saragat, che succedette più tardi ad Einaudi al Quirinale, "Con Benedetto Croce fu uno dei due che accesero la fiamma dell'antifascismo in nome dello schietto principio di libertà".
Mi piace citare un intervento di Einaudi in Parlamento nel quale spiega il ruolo dell'economista: "Gli economisti quando valgono qualche cosa sono semplicemente coloro i quali applicano alle cose materiali della vita la regola del buon senso cercando di applicarla con la logica e di trarne le conseguenze".
Sembra di leggere Karl Popper sull'epistemologia della scienza.
Ti sia lieve la terra, caro Luigi Einaudi.
lunedì 9 novembre 2015
Il Cardinal Bertone è un vero esempio del messaggio evangelico
L'attico del Cardinal Bertone (Foto La Repubblica) |
Mercoledì ampio spazio è stato dato allo scandalo in Vaticano. Mentre Papa Francesco - nomen omen - concretamente dà con la sua vita esempi limpidi di sobrietà e amore per il prossimo, la Curia romana spadroneggia e non vuole ridurre i propri privilegi. Semplicemente scandaloso è il comportamento del cardinal Tarcisio Bertone, che ha pagato 200mila euro di lavori di ristrutturazione del suo attico con i fondi della Fondazione Bambino Gesù. Il messaggio di Gesù - "Ama il prossimo tuo come te stesso" - viene cambiato in "Fregatene dei bambini malati e godici l'aperitivo in terrazza".
Nel frattempo George Pell, al timone della segreteria dell'Economia del Vaticano, viaggia in business class e ha un segretario - Denny Casey - a 15mila euro al mese di stipendio. Comoda la vita, eh?
Il Corriere della Sera titola: "Un vecchio carteggio sulla P2 usato per imbarazzare il Papa". Pare che sia stato inviato alla Prefettura degli Affari Economici il 26 aprile scorso un carteggio riservato, risalente al 1970, su affari tra il Vaticano, il faccendiere piduista Umberto Ortolani, braccio destro di Licio Gelli, (le scorribande finanziarie spregiudicate di Rizzoli e Tassan Din, spalleggiate da Roberto Calvi e il Banco Ambrosiano, spinsero la Rizzoli alla bancarotta) e il banchiere/bancarottiere Michele Sindona, qui leggete un profilo scritto tempo fa, sempre buono. A Sindona arrivavano direttamente Oltretevere lettere così indirizzate: "Mr Michele Sindona c/o Pope Paul VI, The Vatican, Roma (Italy).
Sindona si avvelenò da solo. Certezza assoluta. |
Per esempio, ora iniziamo a capire perchè Papa Ratzinger diede le dimissioni, cosa mai avvenuta nella storia della Chiesa.
Vorrei porre a costoro alcuni quesiti:
1) come mai fino al novembre 2013 il delegato alla sezione straordinaria dell'APSA (Amministrazione Patrimonio della Sede Apostolica) era Paolo Mennini, figlio di Luigi Mennini, stretto collaboratore allo Ior di Paul Marcinkus, sodale di Roberto Calvi?
2) “Nella Chiesa c’è chi invece di servire se ne serve: arrampicatori, attaccati ai soldi. Quanti sacerdoti e vescovi! Dio ci salvi dalle tentazioni di una doppia vita, dove mi mostro come uno che serve e invece mi servo degli altri, ha detto il Papa. Ci si chiede di metterci al servizio, ma c’è chi ha raggiunto uno status e vive comodamente senza onestà, come i farisei nel Vangelo" (Papa Francesco a Santa Marta, 6 nov. 2011). Per caso, il Papa si sta riferimento, puta caso, al Cardinal Bertone?
3) Aspettiamo chiarimenti sulla necessità di tangenti per le procedure di beatificazione.
Cardinal Tarcisio Bertone |
5) Perchè l'Ospedale Bambino Gesù di Roma vince 80-5 a livello di contributi governativi?
6) Il cardinal Bertone al Corriere della Sera ha detto che non vive da solo nei 296 mq in dotazione (di proprietà dell'APSA). Oh, povera stella, con la perpetua in soli 300mq! Cerchi subito un'altra casa, che veramente non è sostenibile lo spazio ristretto in cui vive.
lunedì 2 novembre 2015
Non osate toccare i biglietti del Napoli dei consiglieri comunali!
Il lunedì mattina il calcio domina i discorsi davanti alla macchinetta del caffè. L'Inter torna in testa alla classifica con la Fiorentina, che ha strapazzato il Frosinone. Il Napoli non riesce a vincere a Genova e viene scavalcato.
A Napoli sappiamo che il calcio impregna tutta la città. Ma molti di voi non sanno cosa sta succedendo in consiglio comunale. Due consiglieri, Simona Molisso e Carlo Ianniello, hanno osato mettere in discussione un privilegio atavico concesso al Comune, proprietario dello stadio San Paolo.
Lo stadio avrebbe bisogno di forte manutenzione straordinaria, ma la trattativa tra il club Napoli guidato da Aurelio De Laurentiis e il Comune si è arenata davanti alla possibilità di limitare l'erogazione gratuita di due biglietti per ogni consigliere. Con un italiano da analfabeti, il consigliere Luigi Zambaldi, è intervenuto a difesa dei suoi due biglietti. Sentiamolo: "Oltre i consiglieri, che credo che se lo merita dopo una settimana di lavoro avendo a che fare con i cittadini, ci possiamo premiare di andare a vedere la partita".
Traduzione: siccome il cittadino rompe le palle, il consigliere comunale ha diritto (ah, la cultura dei diritti, cara all'onnipresente Stefano Rodotà) a due biglietti per la partita.
Come ha scritto Claudio Sabelli Fioretti, vale il sillogismo aristotelico: i politici devono essere vicini al popolo; il popolo ama il calcio; i politici devno andare a vedere le partite di calcio. E siccome è un dovere, e non un piacere, devono avere i biglietti gratis. E siccome i doveri vanno assolti in dolce compagnia, debbono avere due biglietti ciascuno.
Inutile sarebbe ricordare al consigliere Zambaldi, che non esistono soldi pubblici, esistono i denari dei contribuenti (Margaret Thatcher, cit.).
Naturalmente la mozione di Molisso e Ianniello è stata respinta con 22 no, 6 astenuti e 5 sì. Degno di nota l'invito del sindaco di Napoli De Magistris, che ha esortato i consiglieri a non fare mercato sottobanco con i biglietti omaggio. I bagarini impazzano, as usual.
Lo stadio San Paolo è datato 1959, ha subito una prima parziale ristrutturazione tra il 1988 e il 1990. Nei successivi 25 anni, salvo interventi di manutenzione per emergenze di vario genere, nulla è stato fatto dalle diverse amministrazioni comunali in tema di manutenzione ordinaria o straordinaria per garantire alla struttura condizioni minimali di decenza in tema di servizi, accessibilità, sicurezza e miglioramento del comfort.
Solo una prossima tragedia porterà a mettersi d'accordo per l'esecuzione dei lavori. Ci saranno lacrime, rimpianti e proteste. Ma non toccate i biglietti ai consiglieri comunali, perchè altrimenti neanche ci si siede al tavolo delle trattative.
A Napoli sappiamo che il calcio impregna tutta la città. Ma molti di voi non sanno cosa sta succedendo in consiglio comunale. Due consiglieri, Simona Molisso e Carlo Ianniello, hanno osato mettere in discussione un privilegio atavico concesso al Comune, proprietario dello stadio San Paolo.
Lo stadio avrebbe bisogno di forte manutenzione straordinaria, ma la trattativa tra il club Napoli guidato da Aurelio De Laurentiis e il Comune si è arenata davanti alla possibilità di limitare l'erogazione gratuita di due biglietti per ogni consigliere. Con un italiano da analfabeti, il consigliere Luigi Zambaldi, è intervenuto a difesa dei suoi due biglietti. Sentiamolo: "Oltre i consiglieri, che credo che se lo merita dopo una settimana di lavoro avendo a che fare con i cittadini, ci possiamo premiare di andare a vedere la partita".
Traduzione: siccome il cittadino rompe le palle, il consigliere comunale ha diritto (ah, la cultura dei diritti, cara all'onnipresente Stefano Rodotà) a due biglietti per la partita.
Come ha scritto Claudio Sabelli Fioretti, vale il sillogismo aristotelico: i politici devono essere vicini al popolo; il popolo ama il calcio; i politici devno andare a vedere le partite di calcio. E siccome è un dovere, e non un piacere, devono avere i biglietti gratis. E siccome i doveri vanno assolti in dolce compagnia, debbono avere due biglietti ciascuno.
Inutile sarebbe ricordare al consigliere Zambaldi, che non esistono soldi pubblici, esistono i denari dei contribuenti (Margaret Thatcher, cit.).
Naturalmente la mozione di Molisso e Ianniello è stata respinta con 22 no, 6 astenuti e 5 sì. Degno di nota l'invito del sindaco di Napoli De Magistris, che ha esortato i consiglieri a non fare mercato sottobanco con i biglietti omaggio. I bagarini impazzano, as usual.
Lo stadio San Paolo è datato 1959, ha subito una prima parziale ristrutturazione tra il 1988 e il 1990. Nei successivi 25 anni, salvo interventi di manutenzione per emergenze di vario genere, nulla è stato fatto dalle diverse amministrazioni comunali in tema di manutenzione ordinaria o straordinaria per garantire alla struttura condizioni minimali di decenza in tema di servizi, accessibilità, sicurezza e miglioramento del comfort.
Solo una prossima tragedia porterà a mettersi d'accordo per l'esecuzione dei lavori. Ci saranno lacrime, rimpianti e proteste. Ma non toccate i biglietti ai consiglieri comunali, perchè altrimenti neanche ci si siede al tavolo delle trattative.
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