Milano sta vivendo il suo momento d'oro. Sono ormai tanti i talenti che lasciano le grandi aziende - dove si impara a inizio carriera e dove ognuno deve impegnarsi per trovare un mentore -, per andare a fare impresa, il lavoro più bello del mondo.
Stefano Cavaleri, co-fondatore di Foorban, mi ha raccontato davanti a un buon bicchiere di vino la storia del "ristorante con più coperti al mondo".
Cavaleri, dopo essersi laureato in Cattolica, ha lavorato 4 anni in Vodafone, due anni in finanza e due nel marketing. Poi ha deciso di lasciare per fondare Foorban, insieme ad altri due soci, Marco Mottolese e Riccardo Pozzoli.
Foorban nasce nel gennaio 2016, quindi a gennaio 2018 compirà due anni di vita. La società pensa di chiudere il 2017 riuscendo a preparare e consegnare 500 pasti al giorno (solo a pranzo per il momento ma in futuro sarà anche disponibile la cena a domicilio), contro i 250 di oggi. Nell'ultimo trimestre la crescita è nell'ordine del 20%.
Idea chiave è il controllo della qualità del prodotto. Sempre più persone sono attente a mangiare cibi di qualità. In Europa il junk food non funziona (mentre negli States la speranza di vita cala, anche per l'alimentazione sbagliata). Vogliamo roba buona. Vale sempre il principio per cui "garbage in-garbage out", se metti in macchina roba di scarsa qualità, non può che uscirne fuffa. I cuochi questo lo sanno bene.
"Pranzo sano e gustoso", questo il pay-off di Foorban. La qualità degli ingredienti conta eccome.
Le operations e il centro cucina di Foorban sono in Via Meda, da cui partono da mezzogiorno in poi (se ordini prima delle 12 la consegna è gratuita) i ragazzi con le loro bici.
Chi sono i clienti di Foorban? Avvocati, professionisti, uomini di finanza, che sono stufi di mangiare un panino scrauso in piedi, o far lunghe file per avere un piatto deludente.
Quanto costa un pasto Foorban? 12 euro, in genere, più il costo della consegna. I clienti apprezzano anche i succhi di frutta pressata a freddo. 80% clienti prendono solo il pasto.
Di fatto Foorban compie tre attività:
1) fa da mangiare;
2) logistica (consegna a domicilio). They say: "We cook, we ride, you eat"
3) IT, comunicazione e marketing.
Che rapporti ha Foorban con il mondo della finanza? Buono. Come da manuale per una start-up, non serve capitale circolante fornito dagli istituti di credito, ma capitale di rischio. Capitalisti di ventura, business angels, friends & family hanno fornito i capitali del primo e secondo round di finanziamento.
Nella seconda tornata Foorban ha raccolto 650mila euro con una valutazione pre-money di 3,1 milioni di euro. I soci sono rimasti in salda maggioranza. Il fatturato 2017 dovrebbe essere nell'intorno di 500mila euro, per poi sestuplicare nel 2018 a 3 milioni di euro.
Fare soldi è un obiettivo primario dell'imprenditore? Non è così. Lo conferma anche Cavaleri, appassionato del suo lavoro e committed affinchè la società possa crescere.
Nel sentire l'amministratore delegato di Foorban mi è tornato in mente un passaggio di "Pastorale americana", dove il padre del protagonista del libro - "lo svedese" Seymour Levov - a pranzo tesse le lodi del proprio dipendente della fabbrica di guanti, Al Haberman:
"Se vuol parlare di gente all'antica e del mondo come'era una volta, parliamo di Al. Un uomo meraviglioso. Si arricchì tagliando guanti....Erano padroni di se stessi, erano capaci di lavorare sessanta ore la settimana...Tagliare i guanti è un magnifico mestiere. Un tagliatore come Al portava sempre camicia e cravatta. A quei tempi il tagliatore non lavorara senza camicia e cravatta. E potevi lavorare anche a settantacinque o a ottant'anni. Queste persone lavoravano in continuazione. Soldi per mandare i figli a scuola. Soldi per sistemare bene le proprie case...Tutto questo orgoglio per il lavoro ben fatto è scomparso".
L'imprenditore che punta solo a far soldi per far soldi (Giorgio Bocca, cit.) è destinato alla sconfitta. Ci vogliono imprenditori che amino follemente il proprio prodotto e la propria azienda.
Nel salutare Stefano Cavaleri, raccomando di leggere "Il volo di notte" di Antoine de Saint-Exupery, dove si narrano le gesta eroiche dei piloti dei viaggi aerei postali degli anni Trenta in Argentina. In Vol de nuit sono raccontati gli anni eroici dei primi, pericolosi collegamenti aerei internazionali, i primi voli notturni sulle sconfinate regioni dell’America Latina. Ogni pilota, accettando il suo compito, sa di rischiare la vita.
In un passaggio chiave del libro – quando il pilota Fabien rischia l’osso del collo nel mezzo di un uragano che spinge fuori rotta l’aereo – il collaboratore di Riviére, responsabile dell’intera rete aerea, si sente rispondere: “Vede Robineau, nella vita non ci sono soluzioni. Ci sono forze in cammino: bisogna crearle, e le soluzioni vengono dopo”.
Cara amici di Foorban, mettete a lavorare la forze in cammino, le soluzioni e il successo verrà di conseguenza.
venerdì 29 settembre 2017
martedì 26 settembre 2017
Il governo Merkel in Germania con i liberali di Lindner: uno stimolo al lassismo italico
Tutti, dico tutti, i commentatori delle elezioni tedesche hanno sancito che l'integrazione europea subirà dei rallentamenti e l'Italia ne subirà le conseguenze. La tesi è che la fine della Grosse Koalition - dopo la sconfitta dei socialdemocratici guidati da Martin Schultz - condurrà a politiche meno permissive nei Paesi che infrangono le regole in Europa previste dal Patto di stabilità e crescita (evoluzione del Trattato di Maastricht).
Domenica sera a scrutinio ancora aperto, il leader del partito liberale tedesco (Fdp) Christian Lindner ha ribadito - in coerenza con ciò che ha sostenuto in campagna elettorale - quale è la sua linea politica: "Un bilancio dell'Eurozona dove i soldi andranno verso la Francia per finanziare la spesa pubblica o verso l'Italia per riparare i disastri di Silvio Berlusconi è impensabile".L'ex ambasciatore italiano a Bonn e Berlino Michele Valensise - oggi direttore di Villa Vigoni, centro italo-tedesco per l'eccellenza europea - ha spiegato la profonda differenza di visione tra tedeschi ed italiani sul ruolo del futuribile ministro delle finanze europeo. I tedeschi pensano debba essere un "poliziotto", un controllore di conti, i paesi mediterranei lo vorrebbero dispensatore di risorse.
Nel corso di questi anni l'Italia a livello di finanza pubblica ha lasciato correre la spesa corrente e tagliato drasticamente gli investimenti. In Italia ahinoi abbiamo ancora l'idea peregrina che basti scavare una buca e poi ricoprirla per creare ricchezza. Bell'idea che abbiamo delle politica ancicicliche suggerite da John Maynard Keynes (che in pochi hanno letto veramente, come dice spesso Pierluigi Ciocca)!
Allora ben venga Herr Lindner a dettare le regole. Siamo un paese indisciplinato che pensa ancora di creare ricchezza col disavanzo. Nel suo ultimo intervento - Sviluppo dell'economia e stabilità finanziaria: il vincolo del debito pubblico - il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ben argomentato che "l'espansione del disavanzo pubblico non può, di per sè, sostenere stabilmente l'attività economica. Del resto dall'avvio dell'Unione monetaria l'Italia ha registrato disavanzi prossimi o superiore al 3 per cento del prodotto per 15 volte...Se c'è carenza di infrastrutture in Italia, le ragioni vanno ricercate soprattuto nella qualità della spesa, non nelle regole di bilancio".
Vogliamo andare in Europa e sbattere i pugni sul tavolo? Facciamolo, ma per aumentare gli investimenti, non per finanziare bonus cultura o spesa pubblica improduttiva.
Domenica sera a scrutinio ancora aperto, il leader del partito liberale tedesco (Fdp) Christian Lindner ha ribadito - in coerenza con ciò che ha sostenuto in campagna elettorale - quale è la sua linea politica: "Un bilancio dell'Eurozona dove i soldi andranno verso la Francia per finanziare la spesa pubblica o verso l'Italia per riparare i disastri di Silvio Berlusconi è impensabile".L'ex ambasciatore italiano a Bonn e Berlino Michele Valensise - oggi direttore di Villa Vigoni, centro italo-tedesco per l'eccellenza europea - ha spiegato la profonda differenza di visione tra tedeschi ed italiani sul ruolo del futuribile ministro delle finanze europeo. I tedeschi pensano debba essere un "poliziotto", un controllore di conti, i paesi mediterranei lo vorrebbero dispensatore di risorse.
Christian Lindner |
Allora ben venga Herr Lindner a dettare le regole. Siamo un paese indisciplinato che pensa ancora di creare ricchezza col disavanzo. Nel suo ultimo intervento - Sviluppo dell'economia e stabilità finanziaria: il vincolo del debito pubblico - il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha ben argomentato che "l'espansione del disavanzo pubblico non può, di per sè, sostenere stabilmente l'attività economica. Del resto dall'avvio dell'Unione monetaria l'Italia ha registrato disavanzi prossimi o superiore al 3 per cento del prodotto per 15 volte...Se c'è carenza di infrastrutture in Italia, le ragioni vanno ricercate soprattuto nella qualità della spesa, non nelle regole di bilancio".
Vogliamo andare in Europa e sbattere i pugni sul tavolo? Facciamolo, ma per aumentare gli investimenti, non per finanziare bonus cultura o spesa pubblica improduttiva.
venerdì 22 settembre 2017
Una bella notizia: Vittorio Emanuele di Savoia condannato per calunnia legata all'omicidio di Dirk Hamer
Nella notte tra il 17 e il 18 agosto 1978 all'isola di Cavallo, in Corsica, per un litigio legato all'uso di un canotto, Vittorio Emanuele di Savoia si mette a sparare con un fucile M1 - già in dotazione alle forze armate americane in Vietnam -, regalatogli dal dittatore filippino Marcos. I colpi sono così potenti da infrangere la carena di una barca vicina - il Mapagià, dal nome degli ex proprietari, i tre fratelli Leone, Paolo, Mauro e Giancarlo - e ferire gravemente mentre dormiva il tedesco Dirk Hamer, 19 anni.
Dopo 19 operazioni, tre amputazioni, e 111 giorni di agonia, Dirk Hamer muore. Il processo in Francia nel 1991 ha visto sul banco degli imputati Vittorio Emanuele, che è riuscito a finire assolto dall'accusa di omicidio volontario. Una serie di errori, sviste, ricostruzioni mancate, insomma i potenti la fanno spesso franca.Arrestato in Italia nel 2006 nell'ambito dell'inchiesta "Vallettopoli" (scommesse illegali, gioco d'azzardo, sfruttamento della prostituzione), Vittorio Emanuele in carcere a Potenza, intercettato "ambientalmente", ha raccontato ai suoi compagni di cella la dinamica dell'omicidio, sostenendo di aver sparato due colpi e "aver fregato i giudici" parigini.
La sorella di Dirk, Birgit Hamer, ha pubblicato per Aliberti nel 2011 il volume Delitto senza castigo, (il libro uscirà a breve in versione aggiornata con il titolo Scacco al re) dove racconta le vicende legate alla morte di suo fratello. In un'intervista al Corriere della Sera il 17 agosto scorso, Birgit dice: "(Quella notte a Cavallo, ndr) era chiaro l'intento di uccidere gli italiani presenti, lui lo urlava: "italiani di merda, vi ammazzo tutti!". Era quello che oggi definiremmo un "attacco terroristico". Arrivare con un fucile da caccia mentre gli altri dormono. Per fortuna Nicky Pende (che poi si buttò in acqua e nuotò sotto la chiglia per evitare di essere colpito, ndr) è riuscito a disarmarlo, buttandolo in acqua, sennò avrebbe potuto essere una strage: c'era la volontà di uccidere, non di uccidere mio fratello. Una persona normale per un fatto del genere può ricevere un ergastolo e il Savoia invece si vanta di averla fatta franca....Non va dimenticato che il Savoia voleva uccidere degli italiani, quella notte, sull'Isola di Cavallo".
Per aver sostenuto queste tesi, Birgit è stata denunciata da Vittorio Emanuele di Savoia (denuncia poi archiviata). Birgit ha preso coraggio - dopo una vita di calvario umano e processuale - e lo ha querelato per calunnia. Ci sarà un giudice a Berlino, diceva il mugnaio di Potsdam nell'opera di Bertold Brecht.
E Birgit il giudice lo ha trovato a Roma. Infatti Vittorio Emanuele di Savoia è stato condannato in primo grado il 20 settembre scorso a due anni di carcere (pena sospesa) per calunnia perchè ha provato a screditare il contenuto di Delitto senza castigo.
Meno male che il 2 giugno 1946 gli italiani votarono al referendum - fortemente voluto dal Partito d'Azione - per la repubblica. Se avesse vinto la monarchia, avremmo Vittorio Emanuele - figlio dell'ultimo re d'Italia Umberto II e Maria Josè - capo dello Stato. Che incubo!
Dopo 19 operazioni, tre amputazioni, e 111 giorni di agonia, Dirk Hamer muore. Il processo in Francia nel 1991 ha visto sul banco degli imputati Vittorio Emanuele, che è riuscito a finire assolto dall'accusa di omicidio volontario. Una serie di errori, sviste, ricostruzioni mancate, insomma i potenti la fanno spesso franca.Arrestato in Italia nel 2006 nell'ambito dell'inchiesta "Vallettopoli" (scommesse illegali, gioco d'azzardo, sfruttamento della prostituzione), Vittorio Emanuele in carcere a Potenza, intercettato "ambientalmente", ha raccontato ai suoi compagni di cella la dinamica dell'omicidio, sostenendo di aver sparato due colpi e "aver fregato i giudici" parigini.
Birgit Hamer |
Vittorio Emanuele di Savoia |
E Birgit il giudice lo ha trovato a Roma. Infatti Vittorio Emanuele di Savoia è stato condannato in primo grado il 20 settembre scorso a due anni di carcere (pena sospesa) per calunnia perchè ha provato a screditare il contenuto di Delitto senza castigo.
Meno male che il 2 giugno 1946 gli italiani votarono al referendum - fortemente voluto dal Partito d'Azione - per la repubblica. Se avesse vinto la monarchia, avremmo Vittorio Emanuele - figlio dell'ultimo re d'Italia Umberto II e Maria Josè - capo dello Stato. Che incubo!
martedì 19 settembre 2017
L'esegesi del pensiero del sindaco di Roma Virginia Raggi #Atac
La settimana scorsa Virginia Raggi in Campidoglio è intervenuta sulla questione Atac, l'azienda dei trasporti romana in stato comatoso, virtualmente fallita. Purtroppo le aziende pubbliche non falliscono mai, interviene sempre Pantalone, alias il contribuente, a consentire il salvataggio.
Verrebbe da citare Margaret Thatcher: "Non esiste il denaro pubblico, esistono i soldi dei contribuenti". Ma come soleva dire a lezione in Università Bocconi Marco Vitale trent'anni fa "Il più grande fattore di mutamento culturale è la fine della cassa". Se la cassa non si esaurisce, l'andazzo di assenteismo, ricambi rubati, biglietti venduti in nero, prosegue.
Cito integralmente perchè merita il "Buongiorno" di Stefano Feltri sulla Stampa del 2 settembre scorso:
"Un autista di autobus di Roma, oltre che guidare gli autobus, faceva il traslocatore. Un altro faceva il piastrellista. Un altro ancora lavorava alle pompe funebri. C’è gente che fa turni di tre ore, ha detto andandosene Bruno Rota, penultimo direttore generale di Atac, l’azienda dei trasporti della capitale. Ogni giorno almeno un assunto su dieci rimane a casa, per malattia o permesso. Ad agosto la percentuale sale a uno su cinque. I sindacalisti si sono presi undicimila ore di permesso in più rispetto agli accordi. C’era chi era in permesso sindacale da un anno. Del resto in Atac ci sono undici sigle sindacali. Sono stati appena licenziati quaranta dipendenti entrati col sistema di Parentopoli, ma non vogliono rinunciare alla liquidazione.
Ogni anno, fino a pochi anni fa, venivano venduti biglietti falsi per 70 milioni di euro, con la collaborazione di dirigenti ed edicolanti. Sono state acquistate porte-vetro a 98 e 128 euro quando l’offerta media delle aziende sconfitte era di 6,5 e 13,5 euro. Fra il 2013 e il 2015 sono state bucate 6 mila gomme ma ne sono state sostituite d’urgenza 15 mila. Dove sono finite le 9 mila di troppo? Boh. La metropolitana, per sciopero o guasto, è ferma in media più di un giorno alla settimana. I suoi freni a disco costano 6 mila e 700 euro anche se il prezzo di listino è di mille e 700. Un viaggiatore su tre non paga il biglietto. Ogni giorno un autobus su quattro è fermo perché rotto. Atac ha un debito di 1,3 miliardi di euro. Forse fallirà, forse no, ma una domanda non è ammessa: di chi è la colpa?". Di fronte a questo marasma organizzativo e societario, una cloaca senza senso (certamente dovuto alle gestioni passate, ma il sindaco pentastellato è stato eletto per cambiare le cose) Virginia Raggi in aula ha detto:
- "privatizzare l'Atac non è la soluzione, cedere l'Atac ai privati sarebbe consegnare il trasporto pubblico a logiche di profitto con la creazione di linea di serie a e serie b...nessuno potrebbe escludere l'aumento del costo dei biglietti per aumentare i ricavi;
- per effetto di politiche sciagurate Atac rischiava il fallimento, noi la salveremo mantenendola in mano pubblica; salveremo un patrimonio che appartiene a tutti i romani, rilanceremo il servizio pubblico; lo strumento per concretizzare questo impegno si chiama concordato preventivo in continuità.
- Non ci saranno tagli; saranno mantenuti i livelli salariali e occupazionali".
Dopo aver letto queste affermazioni, chiunque capisce che non vi è alcuna volontà di cambiare le cose. Il Movimento 5 Stelle prima ingaggia in pompa magna il manager Bruno Rota - proveniente da Atm - e poi subito dopo lo costringe a dimettersi perchè contrastato duramente nelle prime opere di "bonifica aziendale".
Attendiamo con ansia in provvedimento governativo "SalvaRoma" o "SalvaAtac", che consentirà per altri lustri la malagestio romana.
Come se ne esce? I radicali - con tenacia - hanno raccolto le firme necessarie (30mila) per il referendum consultivo che ha l'obiettivo di costringere l'amministrazione capitolina ad aprire il mercato dei trasporti alla concorrenza attraverso una gara pubblica (che in teoria l'Europa ci obbliga a fare). Il bene comune non è l'Atac - ricettacolo di consenso - ma il servizio offerto ai cittadini.
Verrebbe da citare Margaret Thatcher: "Non esiste il denaro pubblico, esistono i soldi dei contribuenti". Ma come soleva dire a lezione in Università Bocconi Marco Vitale trent'anni fa "Il più grande fattore di mutamento culturale è la fine della cassa". Se la cassa non si esaurisce, l'andazzo di assenteismo, ricambi rubati, biglietti venduti in nero, prosegue.
Cito integralmente perchè merita il "Buongiorno" di Stefano Feltri sulla Stampa del 2 settembre scorso:
"Un autista di autobus di Roma, oltre che guidare gli autobus, faceva il traslocatore. Un altro faceva il piastrellista. Un altro ancora lavorava alle pompe funebri. C’è gente che fa turni di tre ore, ha detto andandosene Bruno Rota, penultimo direttore generale di Atac, l’azienda dei trasporti della capitale. Ogni giorno almeno un assunto su dieci rimane a casa, per malattia o permesso. Ad agosto la percentuale sale a uno su cinque. I sindacalisti si sono presi undicimila ore di permesso in più rispetto agli accordi. C’era chi era in permesso sindacale da un anno. Del resto in Atac ci sono undici sigle sindacali. Sono stati appena licenziati quaranta dipendenti entrati col sistema di Parentopoli, ma non vogliono rinunciare alla liquidazione.
Ogni anno, fino a pochi anni fa, venivano venduti biglietti falsi per 70 milioni di euro, con la collaborazione di dirigenti ed edicolanti. Sono state acquistate porte-vetro a 98 e 128 euro quando l’offerta media delle aziende sconfitte era di 6,5 e 13,5 euro. Fra il 2013 e il 2015 sono state bucate 6 mila gomme ma ne sono state sostituite d’urgenza 15 mila. Dove sono finite le 9 mila di troppo? Boh. La metropolitana, per sciopero o guasto, è ferma in media più di un giorno alla settimana. I suoi freni a disco costano 6 mila e 700 euro anche se il prezzo di listino è di mille e 700. Un viaggiatore su tre non paga il biglietto. Ogni giorno un autobus su quattro è fermo perché rotto. Atac ha un debito di 1,3 miliardi di euro. Forse fallirà, forse no, ma una domanda non è ammessa: di chi è la colpa?". Di fronte a questo marasma organizzativo e societario, una cloaca senza senso (certamente dovuto alle gestioni passate, ma il sindaco pentastellato è stato eletto per cambiare le cose) Virginia Raggi in aula ha detto:
- "privatizzare l'Atac non è la soluzione, cedere l'Atac ai privati sarebbe consegnare il trasporto pubblico a logiche di profitto con la creazione di linea di serie a e serie b...nessuno potrebbe escludere l'aumento del costo dei biglietti per aumentare i ricavi;
- per effetto di politiche sciagurate Atac rischiava il fallimento, noi la salveremo mantenendola in mano pubblica; salveremo un patrimonio che appartiene a tutti i romani, rilanceremo il servizio pubblico; lo strumento per concretizzare questo impegno si chiama concordato preventivo in continuità.
- Non ci saranno tagli; saranno mantenuti i livelli salariali e occupazionali".
Dopo aver letto queste affermazioni, chiunque capisce che non vi è alcuna volontà di cambiare le cose. Il Movimento 5 Stelle prima ingaggia in pompa magna il manager Bruno Rota - proveniente da Atm - e poi subito dopo lo costringe a dimettersi perchè contrastato duramente nelle prime opere di "bonifica aziendale".
Attendiamo con ansia in provvedimento governativo "SalvaRoma" o "SalvaAtac", che consentirà per altri lustri la malagestio romana.
Come se ne esce? I radicali - con tenacia - hanno raccolto le firme necessarie (30mila) per il referendum consultivo che ha l'obiettivo di costringere l'amministrazione capitolina ad aprire il mercato dei trasporti alla concorrenza attraverso una gara pubblica (che in teoria l'Europa ci obbliga a fare). Il bene comune non è l'Atac - ricettacolo di consenso - ma il servizio offerto ai cittadini.
giovedì 7 settembre 2017
Tesoretto, parola nefasta, frutto di una cultura da Strapaese
Non appena i conti pubblici accennano un qualche miglioramento, ecco apparire subito i trivellatori della spesa pubblica (Guido Carli, cit.), coloro che intendono scaricare il risanamento sulle future generazioni, che non votano ancora o che devono ancora nascere.
La parola che chiarisce subito le intenzioni dell'interlocutore di turno è "tesoretto". Non appena la doveste sentire, fuggite a gambe levate perché le conseguenze possono essere solo negative.
Secondo il vocabolario Garzanti, Tesoretto indica la somma che la finanza pubblica si trova a disposizione in più di quanto aveva previsto, per aumentato gettito fiscal e in particolare per le riduzioni dell'evasione".
Con il terzo debito pubblico del mondo, parlare di 'tesoretti' non ha assolutamente senso. Prima di festeggiare, occorre ridurre la spesa corrente, poi andare in surplus di bilancio annuale e poi ridurre il mostruoso debito pubblico.
Il sociologo Ilvo Diamanti su Repubblica, "le parole non sono semplici simboli che significano la realtà. Ma contribuiscono, a loro volta, a costruire la realtà sociale. Oppure a modificarne il senso, dunque: la percezione".
Uno dei primi a usare la parola "tesoretto" fu il "Parolaio rosso" (Giampaolo pansa, cit.) Fausto Bertinotti, il quale gira con la scorta da ex presidente della Camera, ha una sbalorditiva pensione calcolata con il metoro retributivo e spara un sacco di panzane.
Non ci meravigliamo che I ciellini - alla ricerca di una nuova guida, dopo la fine dell'amore con Roberto Formigoni - lo abbiano applaudito al loro Meeting agostano.
Vi ricordate Guzzanti quando imitava Fausto Bertinotti? Spassosissimo.
La parola che chiarisce subito le intenzioni dell'interlocutore di turno è "tesoretto". Non appena la doveste sentire, fuggite a gambe levate perché le conseguenze possono essere solo negative.
Secondo il vocabolario Garzanti, Tesoretto indica la somma che la finanza pubblica si trova a disposizione in più di quanto aveva previsto, per aumentato gettito fiscal e in particolare per le riduzioni dell'evasione".
Con il terzo debito pubblico del mondo, parlare di 'tesoretti' non ha assolutamente senso. Prima di festeggiare, occorre ridurre la spesa corrente, poi andare in surplus di bilancio annuale e poi ridurre il mostruoso debito pubblico.
Il sociologo Ilvo Diamanti su Repubblica, "le parole non sono semplici simboli che significano la realtà. Ma contribuiscono, a loro volta, a costruire la realtà sociale. Oppure a modificarne il senso, dunque: la percezione".
Fausto Bertinotti |
Non ci meravigliamo che I ciellini - alla ricerca di una nuova guida, dopo la fine dell'amore con Roberto Formigoni - lo abbiano applaudito al loro Meeting agostano.
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