Ezio Tarantelli |
Il primo è tratto dal discorso in occasione del conferimento del Premio Nobel a Stoccolma nel 1985: “Nella mia vita non ho mai creduto nel nazionalismo, nel senso di my country, right or wrong. Sono nato italiano ma ho lasciato l’Italia quando ho ritenuto in coscienza che quel paese si comportasse in modo imorale, con le leggi razziali e poi con l’allenza militare con Hitler. Ho rinunciato alla nazionalità italiana all’epoca nera del fascismo, quando l’Italia era il simbolo del giogo che pesava su tanti altri paesi, anche se la coscienza degli italiani aveva impedito loro di fare ciò con la crudeltà nazista. Sono però lieto di poter tornare a sentirmi italiano, oggi che l’Italia è un paese civile. Ho amato l’America che mi ha accolto e dove ho studiato e insegnato. Ma non interpretò il mio essere americano come una cieca adesione a tutto ciò che l’America fa. Essere fedeli al proprio paese significa essere orgogliosi quando ha ragione e criticarlo quando ha torto, in modo da avvicinarlo alla parte giusta”.
Gian Antonio Stella – Modigliani: non fate i furbi, in una intervista del 20 aprile 1998 http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/20/Modigliani_italiani_non_fate_furbi_co_0_980420047.shtml – scrisse: “Pochi italiani, forse, amano l’Italia come l’ama Franco Modigliani. Un rapporto struggente, malinconico, forte come sanno essere struggenti, malinconici solo gli amori contrastati. Cresciuti sul dolore, il tradimento, la diffidenza, la riconciliazione, la serenità ritrovata, la delusione”.
Il secondo è relativo alla incredibile farsa dell’incriminazione di Paolo Baffi e Mario Sarcinelli – di cui abbiamo parlato in un precedente post http://fausteilgovernatore.blogspot.com/2010/09/paolo-baffi-governatore-integerrimo.html . “Per un puro caso, quella sera (il 24 marzo 1979, ndr) avevo accettato di essere intervistato sulla situazione economica dal TG1. L’intervista era in corso, in diretta, quando suonò il telefono della mia scrivania e Serena mi informò che avevano appena arrestato Mario Sarcinelli. Allora io, indignato, inerruppi l’intervita dicendo: “Mi rifiuto di continuare l’intervista perchè ho appena avuto la notizia che è stato arrestato Mario Sarcinelli, una delle persone migliori e più oneste che abbia l’Italia, ed è una vergogna che in questo Paese avvengano delle simili infamie. E quindi non farò più niente in Italia e per l’Italia fino a che Sarcinelli non verrà scagionato”.
Il terzo è legato alla moglie Serena: “Durante i quarant’anni del nostro matrimonio mi ha sempre incoraggiato a mirare le stelle pur facendo del suo meglio perchè i miei piedi restassero piantati per terra”.
Il quarto è dedicato a Ezio Tarantelli – economista ammazzato dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985 nel cortile della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza di Roma. “Tarantelli venne ucciso perchè, con coraggio, diceva la verità sulle aberrazioni della scala mobile e del punto unico. Fu lui, con me, a lanciare l’idea dell’inflazione programmata e della contrattazione tra le parti sociali, basandosi sul modello che comincia contrattando il salario nominale, sulla base di un obiettivo per l’inflazione futura...Quella strada si concluse nel 1993, quando finalmente anche la CGIL, grazie al lavoro di Carlo Azeglio Ciampi, accetta il principio di negoziare il salario nominale”.
In una lettera che Tarantelli scrisse a Modigliani nel 1983 si legge: “...Ma non ho alcuna intenzione di cambiare linea. Costi quel che costi (sembra di leggere Ambrosoli nella lettera alla moglie Annalori, quando scrive "Qualunque cosa succeda...") ai miei rapporti con il sindacato e fuori”.
Ezio Tarantelli, Massimo D’Antona, Marco Biagi. Ma in quale Paese al mondo i giuslavoristi e gli economisti del lavoro vengono ammazzati o devono viaggiare sotto scorta?
Ti giro un mio post su modigliani
RispondiEliminahttp://pensierieconomici.blogspot.it/2012/07/il-salario-nelle-crisi-modigliani-e.html