Milano sta vivendo il suo momento d'oro. Sono ormai tanti i talenti che lasciano le grandi aziende - dove si impara a inizio carriera e dove ognuno deve impegnarsi per trovare un mentore -, per andare a fare impresa, il lavoro più bello del mondo.
Stefano Cavaleri, co-fondatore di Foorban, mi ha raccontato davanti a un buon bicchiere di vino la storia del "ristorante con più coperti al mondo".
Cavaleri, dopo essersi laureato in Cattolica, ha lavorato 4 anni in Vodafone, due anni in finanza e due nel marketing. Poi ha deciso di lasciare per fondare Foorban, insieme ad altri due soci, Marco Mottolese e Riccardo Pozzoli.
Foorban nasce nel gennaio 2016, quindi a gennaio 2018 compirà due anni di vita. La società pensa di chiudere il 2017 riuscendo a preparare e consegnare 500 pasti al giorno (solo a pranzo per il momento ma in futuro sarà anche disponibile la cena a domicilio), contro i 250 di oggi. Nell'ultimo trimestre la crescita è nell'ordine del 20%.
Idea chiave è il controllo della qualità del prodotto. Sempre più persone sono attente a mangiare cibi di qualità. In Europa il junk food non funziona (mentre negli States la speranza di vita cala, anche per l'alimentazione sbagliata). Vogliamo roba buona. Vale sempre il principio per cui "garbage in-garbage out", se metti in macchina roba di scarsa qualità, non può che uscirne fuffa. I cuochi questo lo sanno bene.
"Pranzo sano e gustoso", questo il pay-off di Foorban. La qualità degli ingredienti conta eccome.
Le operations e il centro cucina di Foorban sono in Via Meda, da cui partono da mezzogiorno in poi (se ordini prima delle 12 la consegna è gratuita) i ragazzi con le loro bici.
Chi sono i clienti di Foorban? Avvocati, professionisti, uomini di finanza, che sono stufi di mangiare un panino scrauso in piedi, o far lunghe file per avere un piatto deludente.
Quanto costa un pasto Foorban? 12 euro, in genere, più il costo della consegna. I clienti apprezzano anche i succhi di frutta pressata a freddo. 80% clienti prendono solo il pasto.
Di fatto Foorban compie tre attività:
1) fa da mangiare;
2) logistica (consegna a domicilio). They say: "We cook, we ride, you eat"
3) IT, comunicazione e marketing.
Che rapporti ha Foorban con il mondo della finanza? Buono. Come da manuale per una start-up, non serve capitale circolante fornito dagli istituti di credito, ma capitale di rischio. Capitalisti di ventura, business angels, friends & family hanno fornito i capitali del primo e secondo round di finanziamento.
Nella seconda tornata Foorban ha raccolto 650mila euro con una valutazione pre-money di 3,1 milioni di euro. I soci sono rimasti in salda maggioranza. Il fatturato 2017 dovrebbe essere nell'intorno di 500mila euro, per poi sestuplicare nel 2018 a 3 milioni di euro.
Fare soldi è un obiettivo primario dell'imprenditore? Non è così. Lo conferma anche Cavaleri, appassionato del suo lavoro e committed affinchè la società possa crescere.
Nel sentire l'amministratore delegato di Foorban mi è tornato in mente un passaggio di "Pastorale americana", dove il padre del protagonista del libro - "lo svedese" Seymour Levov - a pranzo tesse le lodi del proprio dipendente della fabbrica di guanti, Al Haberman:
"Se vuol parlare di gente all'antica e del mondo come'era una volta, parliamo di Al. Un uomo meraviglioso. Si arricchì tagliando guanti....Erano padroni di se stessi, erano capaci di lavorare sessanta ore la settimana...Tagliare i guanti è un magnifico mestiere. Un tagliatore come Al portava sempre camicia e cravatta. A quei tempi il tagliatore non lavorara senza camicia e cravatta. E potevi lavorare anche a settantacinque o a ottant'anni. Queste persone lavoravano in continuazione. Soldi per mandare i figli a scuola. Soldi per sistemare bene le proprie case...Tutto questo orgoglio per il lavoro ben fatto è scomparso".
L'imprenditore che punta solo a far soldi per far soldi (Giorgio Bocca, cit.) è destinato alla sconfitta. Ci vogliono imprenditori che amino follemente il proprio prodotto e la propria azienda.
Nel salutare Stefano Cavaleri, raccomando di leggere "Il volo di notte" di Antoine de Saint-Exupery, dove si narrano le gesta eroiche dei piloti dei viaggi aerei postali degli anni Trenta in Argentina. In Vol de nuit sono raccontati gli anni eroici dei primi, pericolosi collegamenti aerei internazionali, i primi voli notturni sulle sconfinate regioni dell’America Latina. Ogni pilota, accettando il suo compito, sa di rischiare la vita.
In un passaggio chiave del libro – quando il pilota Fabien rischia l’osso del collo nel mezzo di un uragano che spinge fuori rotta l’aereo – il collaboratore di Riviére, responsabile dell’intera rete aerea, si sente rispondere: “Vede Robineau, nella vita non ci sono soluzioni. Ci sono forze in cammino: bisogna crearle, e le soluzioni vengono dopo”.
Cara amici di Foorban, mettete a lavorare la forze in cammino, le soluzioni e il successo verrà di conseguenza.
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