mercoledì 4 luglio 2012

Einstein, Einaudi, Obama e la fame di futuro

Quest’anno alla prima lezione all’Università degli Studi di Bergamo di Storia dell’Unione Europea, ho portato con me Da Livorno al Quirinale (Il Mulino, 2010), intervista di Arrigo Levi a Carlo Azeglio Ciampi

Ho aperto a pagina 121 e ho iniziato a leggere: "Studiare come un forsennato vuol dire scavare problemi, capirli, non mandare meccanicamente a mente nozioni".
All’inizio gli studenti mi guardavano come un alieno, un extraterrestre. Un prof. che parla senza microfono, a braccio, non sulla cattedra, in maniera informale e molto poco frontale. Niente slide degli anni ’70, o lavagna luminosa.

Ho osservato con attenzione i volti sbigottiti degli studenti e ho toccato con mano la disillusione, la stanchezza, la pigrizia, la mancanza di ambizione, di determinazione.

Manca la fame di futuro, il desiderio di giocarsi il proprio destino.

Proprio in quel momento, ho tirato fuori dallo zaino un intervento di Barack Obama in occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2009: “Questo è quello che voglio sottolineare oggi: la responsabilità di ciascuno di voi nella vostra educazione. Parto da quella che avete nei confronti di voi stessi. Ognuno sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire. Avete la responsabilità di scoprirlo...Che cosa farete della vostra possibilità di ricevere un’istruzione deciderà il futuro di questo Paese, nulla di meno. Ciò che oggi imparate a scuola domani sarà decisivo per decidere se noi come nazione sapremo raccogliere le sfide che ci riserva il futuro...Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando...Quindi da voi quest'anno mi aspetto serietà”.

Ieri Mario Calabresi direttore della Stampa ha scritto un pezzo fantastico – Se la crisi cancella una generazione  - sulla fame di futuro.

Il passaggio interessante è il seguente: “Viviamo di nostalgia del passato, un passato spesso idealizzato e totalmente riscritto nella nostra memoria, mentre avremmo bisogno di un’operazione radicale che torni a inserire nelle nostre teste il sentimento opposto: la nostalgia del futuro, la fame di futuro.

Da parte mia, immerso nelle letture del Governatore Paolo Baffi  (1975-1979), ho ripescato una citazione di Luigi Einaudi - storico Presidente della Repubblica e Governatore di Banca d’Italia - tratta da una relazione di Mario Talamona – L’eredità di Baffi economista (Roma, 11 maggio 1991):

"Nessuna conquista è mai definitiva. Non esiste un modo per garantire la libertà spirituale e politica od economica dell’uomo; perchè la vita è conquista perenne ed ogni giorno si perdono i valori antichi e se ne devono conquistare di nuovi".

Albert Einstein
Ho trovato delle forti similitudini tra Einaudi e il pensiero di Albert Einstein («Il mondo come io lo vedo») citato da Calabresi: «Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose...È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito . È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla».

Sveglia, ragazzi. Sta in noi (Carlo Azeglio Ciampi, cit.).

6 commenti:

  1. Ciao Beniamino,
    è sicuramente un post incentrato sulla "voglia" di infondere speranza; i dati sulla disoccupazione giovanile appena snocciolati sicuramente non facilitano l'essere ottimisti, cosi come le difficoltà legate alla burocrazia e alla macchina statale "Italia" con le sue difficoltà e cavilli che fanno da tappo alle ambizioni dei più giovani.

    Sono comunque d'accordo con te sul concetto di fondo: studiare per se e per un avere le basi per potersi giocare la propria chance nel mondo del lavoro dovrebbe essere insegnato non all'università, ma come concetto chiave fin dalle scuole elementari.

    Alla prossima,
    Mattia

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  2. Buongiorno prof,
    sono completamente d'accordo con ciò che lei scrive.
    Lo studio,specie quello universitario, non deve essere solo fine a se stesso, ma deve andare oltre il buon risultato di un esame.
    Deve essere un modo per approfondire, scavare e migliorare le proprie conoscenze in qualsiasi tipo di ambito.

    Siamo noi giovani il futuro di questo paese.
    Siamo noi giovani che domani dovremo affrontare i problemi del paese e non possiamo farci trovare impreparati!
    E' pur vero che molti i giovani faticano ad inserirsi nel mondo del lavoro e, a mio parere,per non farsi trascinare da questo vortice è necessario farsi trovare pronti ad affrontare i problemi con la voglia e le basi per riuscire a risolverli.

    Sono totalmente d'accordo con queste parole: "La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita.[...] È nella crisi che emerge il meglio di ognuno"

    Nella maggior parte dei casi è proprio nelle situazioni difficili che si riesce a migliorarsi ed è questo che la nuova generazione deve fare!
    Il tutto sta però nel volerlo..!Forse non tutti i giovani sono pronti ad affrontare questa sfida, purtroppo!
    E credo che il problema del nostro paese sia proprio questo: sono tutti bravi a parlare, ma quando si tratta di concretezza sono poche le persone che riescono a raggiungere l'obiettivo!

    Sembra quasi che i giovani siano affetti dall'"ideale dell'ostrica".. hanno voglia di cambiamento, ma appena capiscono il mondo che li aspetta, preferiscono starsene nel proprio nido e in questo modo nulla cambierà!

    A presto,
    Arianna

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  3. Buonasera,

    anche io ero una studentessa che la vedeva all'inizio come un alieno, un extraterrestre. Durante il suo corso mi sono resa conto di essere io l'aliena, estranea al mondo Italia e Europa.

    Il problema di noi giovani è che vediamo l'università come un punto di arrivo dopo anni di scuola. Dopo aver trovato un lavoro sarà la medesima cosa, ci sentiremo arrivati in qualche modo, quando invece bisognerebbe cercare di sentirsi attivi, scoprendo e studiando nuove cose o semplicemente tenendosi aggiornati.

    Mi torna in mente il " Paradosso Monti " cit. Beniamino Andrea Piccone.
    Una volta che si pensa che la crisi sia passata si torna alle vecchie abitudini invece di continuare per la strada più ardua ma più favorevole al fututo. A noi giovani credo manchi il fattore " curiosità" e un pò di fiducia in noi stessi ma anche qualcuno che la riponga in noi.

    Cordiali saluti,
    Giorgia

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  4. Gentile professore,
    la motivazione è forse il più grande problema dello studente del giorno d'oggi, o almeno per quanto mi riguarda. Sarebbe sbagliato dare la colpa al sistema universitario perchè, come lei ha più volte sottolineato, la colpa è prima di tutto nostra, e di nessun altro. Sta a noi quindi decidere per il nostro futuro: la differenza è sostanzialmente tra chi sceglie di crearsi un futuro o chi decide di accontentarsi del futuro che gli viene offerto.

    Ciò che più mi sconforta è che manca in noi giovani un sentimento per "l'impegno pubblico" come disse TPS: un sentimento che sarebbe la spinta per molti, quella motivazione di cui stiamo parlando. Il nostro paese sarebbe di certo lieto di accogliere volti nuovi e volenterosi.

    Cordiali saluti
    Andrea

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  5. Buongiorno professor Piccone,
    le sue parole espresse la prima lezione: Studiare come un forsennato vuol dire scavare problemi, capirli, non mandare meccanicamente a mente nozioni" credo abbiano fatto un certo effetto, effetto divenuto una certezza! La certezza che il nostro futuro ce lo costruiamo noi, attraverso i nostri sogni, il nostro impegno, la nostra passione che deve essere la forza trainante del nostro studiare approfonditamente per capire ciò che stà alla base dei problemi. Ed è quello che anche i nostri politici dovrebbero fare, cogliere i problemi di fondo del nostro paese e realizzare riforme strutturali capaci di rialzare il paese da una crisi che ci sta strozzando.

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  6. Buongiorno Prof,
    su ciò che ha argomentato non si può far altro che concordare, però sarei in vena anche di aggiungere che l'ambiente nel quale si vive influenza parecchio la "fame" percepita.
    In mia opinione, per esempio, vivere in una società che nel 90% dei casi sogna di fare la bella vita vincendo al Superenalotto e simili, che ambisce a fare il calciatore o la velina e che ancora peggio ritiene figo chi non studia e va male a scuola, non darà MAI gli stessi stimoli che da una società che sogna in cui viceversa che sogna di "diventare qualcuno", che vuole fare carriera, che emargina chi non sgobba e chi non si comporta come deve.

    Senza andare troppo lontano in Università ci sono alcuni docenti che purtroppo non prendono in analisi l'idea di fare lezione in maniera più appassionante o anche solo in maniera più energica, no, si presentano quando vogliono, si fanno la loro oretta e mezza di parlantina, dicono che le slides sono su internet e via, tutti a casa alè.

    Grazie al cielo però tutto sta in noi, quindi abbiamo il potere concreto di rigirare la situazione e l'ambiente a nostro favore, prendendo personaggi di questo tipo (studenti ben poco vogliosi in primis) come esempi da studiare e successivamente dal quale tenere sempre e comunque ampie distanze.

    In poche parole quindi.. MENO MALE CHE CI SONO IO CON ME!!

    Grazie per queste lezioni di vita, fanno sempre bene.
    Fabio

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