mercoledì 11 maggio 2011

La Grecia grida alla speculazione brutta e cattiva. Ma per favore! Lunga vita alla speculazione

Negli scorsi giorni abbiamo letto la reazione del Primo Ministro greco George Papandreu, che ha attaccato la stampa tedesca. Il settimanale Der Spiegel, infatti, ha descritto la Grecia ormai al collasso pronta a ristrutturare il debito, ipotizzando una prossima uscita della Grecia dall’euro: “Tali ricostruzioni sono ai confini del criminale. Ieri alcuni hanno voluto diffondere il panico anche per motivi speculativi”.

Il Ministro delle Finanze greco George Papacostantinou ha parlato di sciacalli e “Cassandre destinate a bruciarsi le dita”. Per adesso le dita – e non solo – se le stanno bruciando gli investitori che hanno creduto nello Stato greco.

Il New York Times ci ha messo del suo scrivendo: “I lupi del mercato sono tornati ad ululare”.

Il mio parere? Non ne posso più di sentire giornali e telegiornali – e ministri – prendersela con la fantomatica speculazione. Brutta e cattiva, ovviamente, fonte di ogni nefandezza.

Rifacciamoci ai classici, Guido Carli, Cinquant’anni di vita italiana (Laterza, 1993): “Una delle eredità più persistenti della cultura autarchica, fascistica, è senza dubbio la sindrome del complotto internazionale. Quando gli squilibri interni raggiungono una dimensione tale da intaccare la fiducia esterna nel valore della nostra moneta, ecco che scatta questa mentalità difensiva, ecco il complotto internazionale, ecco comparire gli speculatori, i disertori, i pescecani che portano all’estero parte della ricchezza nazionale.


La tesi che denuncia piani destabilizzanti, orditi da circoli occulti della finanza internazionale, dimostra come dal profondo della cultura italiana emerga un rifiuto istintivo per l’apertura dei mercati, per le regole della concorrenza, della libera impresa, il rifiuto del principio secondo cui il cittadino ha diritto di esprimere un voto quotidiano sull’operato del Governo, della classe politica, scegliendo se convogliare il proprio risparmio sui titoli della Repubbblica o su quelli di altri Stati”.

L’origine etimologica di speculare è decisamente positiva: dal latino specula, che significa “luogo dal quale si osserva”, esplorare, fare progetti, tentare imprese commerciali. Il termine speculazione nasce dalla voce latina specula (vedetta), da specere (osservare, scrutare), ovvero colui che compiva l'attività di guardia dei legionari. Da qui deriva il senso etimologico di "guardare lontano" e "guardare in profondità con attenzione", e così in senso traslato "guardare nel futuro" o "prevedere il futuro".
A me lo speculatore fa tornare in mente il capitano Drogo del Deserto dei Tartari.

I pensatori della scuola neoclassica invece intendono la speculazione come l'attività di un operatore che si assume dei rischi per i quali richiede una adeguata remunerazione. Secondo questa scuola di pensiero lo speculatore è un elemento fondamentale del mercato poiché assicura liquidità e concorre alla formazione di un prezzo efficiente. Secondo Galileo, “Speculando noi vogliamo tentare di penetrare l’essenza vera delle cose”.

Secondo Ludwig von Mises, ogni attore economico è uno speculatore, in quanto l'azione umana è sempre diretta verso il futuro che è di per sé sconosciuto e quindi incerta. Il modo distintivo di pensare dello speculatore sta nella capacità di comprendere i vari fattori che determineranno il corso degli eventi futuri. Ogni genere di investimento è quindi una forma di speculazione.

Io a lezione – quando parlo della speculazione – leggo a voce alta “L’infinito”, Giacomo Leopardi, 1819,

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
De l'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminato
Spazio di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo, ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e 'l suon di lei. Così tra questa
Infinità s'annega il pensier mio:
E 'l naufragar m'è dolce in questo mare


Allora la colpa del downgrade del debito greco da parte di Standard & Poor's o i timori dei mercati sono dovuti alla speculazione, agli sciacalli, ai traders o le forze di mercato stanno – viva – costringendo la Grecia a risanare i conti pubblici, smettere di falsificare i conti, smettere di premiare i dipendenti pubblici che arrivano puntuali in ufficio, iniziare una seria politica di liberalizzazioni e privatizzazioni?

Se non ci fossero i mercati, la Grecia non avrebbe fatto alcun passo in avanti verso la modernizzazione.

Guardare al di là della siepe, guardare lontano, immaginare il futuro. Lunga vita alla speculazione!

4 commenti:

  1. Pur essendo d'accordo sull'inopportunità di un simile reclamo da parte della Grecia, che sembra scaturire più dalla ricerca di un nemico comune per il popolo greco piuttosto che da un sensato ragionamento economico, mi permetto di esprimere qualche dubbio sul comportamento delle agenzie di rating; in particolare quando l'oggetto di valutazione sono gli USA. Come mai il primo debitore mondiale gode di un'ottima classificazione (AAA), mentre il suo principale creditore, PRC, è staccata ad una A solitaria? Si tratta di una mera analisi contabile o entrano in gioco altre valutazioni? Siamo sicuri dell'assenza di conflitti di interesse?
    Saluti
    Andreas Copper

    RispondiElimina
  2. Alessandro Balsotti11 mag 2011, 15:57:00

    mi permetto di esemplificare l'attenta gestione della cosa pubblica da parte dei greci.... (notizia battute dalle agenzie oggi)...

    May 11 (AFP) -- After years of debate, Greece has approved
    plans to build a Formula One track near the western port of
    Patras, officials said on Wednesday.
    The project has an estimated cost of 94 billion euros
    ($135 billion) and will be partly subsidised by the Greek state.

    RispondiElimina
  3. Alessandro Balsotti11 mag 2011, 16:08:00

    ovviamente era million non billion (ma il concetto rimane)
    saluti

    RispondiElimina
  4. Vale il commento della LEX column Financial Times: "A Greek restructuring is not only inevitable, it is essencial. To avoid having to restructure, Athens would have to implement even more comprehensive structural and social reforms than those that have already caused civil unrest, as well as a frankly unrealistic pledge to privatise 50bn euro of state assets by 2015".

    RispondiElimina