mercoledì 17 novembre 2010

Lo spread BTP-Bund (Seconda parte)

Ieri abbiamo detto - vedere il post di ieri spread BTP-BUND - rappresenta l’indice di affidabilità del Paese Italia, che come noto ha il terzo debito pubblico del mondo, pur non essendo la terza economia del mondo.

I mercati svolgono con decisione la funzione informativa. Attraverso il meccanismo dei prezzi ci danno numerose informazioni. I mercati sono come delle sentinelle, giocano un ruolo positivo.
Rappresentano il Capitano Drogo del Deserto dei Tartari (Dino Buzzati, 1940). Sempre all'erta.
Ci ricordiamo benissimo come il Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi (anni Novanta) andasse sempre in giro con in tasca il grafico dello spread BTP-Bund, dimostrando come il focus del Governo Prodi fosse concentrato sulla riduzione dello stesso e quindi la diminuzione degli oneri sul debito pubblico. Ogni volta che veniva intervistato, Ciampi tirava fuori il dato aggiornato e spiegava. Che tempi!

Ci fa quindi sorridere il Sole 24 Ore del 12 novembre, “Stabilità? Sì. Paralisi? No, grazie”. In prima pagina Forquet scrive: “...E nella fast economy globale gli avversari spuntano da ogni parte, senza sosta, ad altissima velocità. Hanno il volto degli speculatori sui mercati finanziari, come testimoniano la Grecia e quegli spread che hanno ricominciato ad allargarsi”. Ma quali avversari! I mercati finanziari sono amici dei paesi coinvolti, soprattutto dei loro contribuenti. Esercitano in modo drastico la disciplina che i politici dei singoli paesi non sono capaci di adottare. Meno male che ci sono i mercati! Altrimenti la spesa pubblica volerebbe alle stelle. Se i mercati non avessero messo un fermaglio, avvertito - tramite lo spread in continua espansione – che le cose stavano volgendo al peggio, l’Italia non avrebbe mai intrapreso il percorso di risanamento che ci ha consentito di entrare nell’Euro.
Il Partenone ad Atene
Vogliamo parlare della Grecia? Fino all'ultima manovra d'emergenza - richiesta con pressione dai mercati - i dipendenti pubblici greci prendevano un bonus (significativo) se arrivavano puntuali in ufficio. Una follia, bella e buona. Sul Financial Times di ieri leggiamo che il budget deficit dal 7,8% (già rivisto dal 3,5%) è stimato oggi al 9,4%. Il rapporto debito/PIL pubblico è stato rivisto al rialzo dal 126,8% al 144%. Con questi dati, ovviamente lo spread si allarga. Ma la colpa non è certo dei mercati, che sono uno specchio del comportamento dei paesi convolti.
Siamo sempre a vedere avversari, anche quando non ci sono, o addirittura quando sono amici.

Guido Carli
Noi italiani siamo specializzati. Abbiamo la sindrome del complotto. Così l’ex Governatore della Banca d’Italia Guido Carli: “ Una delle eredità più persistenti della cultura autarchica, fascista, è senza dubbio la sindrome del complotto internazionale. Quando gli squilibri interni raggiungono una dimensione tale da intaccare la fducia esterna nel valore della nostra moneta, ecco che scatta questa mentalità difensiva, ecco il complotto internazionale, ecco comparire gli speculatori, i disertori, i pescecani che portano all’estero interi pezzi della ricchezza nazionale...La tesi che denuncia piani destabilizzanti, ordini da circoli occulti della finanza internazionale, dimostra come dal profondo della cultura italiana emerga un rifiuto istintivo per l’apertura dei mercati, per le regole della concorrenza, della libera impresa, il rifiuto del principio secondo cui il cittadino ha il diritto di esprimere un voto quotidiano sull’operato del governo, della classe politica, scegliendo se convogliare il proprio risparmio sui titoli della Repubblica o su quelli di altri stati” (Cinquant’anni di vita italiana, Laterza, 1993, p.300).

Secondo me, a livello di tassi a lungo termine e relativi prezzi dei titoli di Stato, è molto utile rifarsi alla teoria della riflessività elaborata da George Soros, gestore di hedge fund, finanziere e filantropo.

George Soros
Tale teoria sostiene che i mercati sono sempre inefficienti e che il rapporto fra fondamentali (i fondamentali di un paese sono: deficit, livello dei tassi di interesse, oneri sul debito, tasso di occupazione, tasso di crescita del pil...) e prezzi è circolare, cioè i fondamentali influiscono sui prezzi, ma i prezzi a loro volta, influiscono sui fondamentali. Soros rileva che “I partecipanti al mercato non possono fondare le loro decisioni sulla semplice conoscenza, e che le loro percezioni parziali possono influenzare non solo i prezzi di mercato ma anche i fondamentali che quei prezzi dovrebbero riflettere”. Spesso, quindi sui mercati si crea una spirale e un progressivo allontanamento dei prezzi dai fondamentali fino a creare una bolla speculativa cui, con la rottura della medesima, seguirà un rapido riallineamento dei prezzi ai fondamentali. “E’ falso e fuorviante che i mercati finanziari tendano verso un equilibrio naturale”.

Anche Mario Draghi - Gli economisti e la crisi, 22 ottobre 2009 – a suffragio delle teorie di Soros – si esprime così: “Non è dubbio che la fiducia nella capacità del mercato di auto-regolarsi e generare in ogni circostanza allocazioni efficienti delle risorse si sia rivelata mal riposta....Il mercato...acceccato, perdeva la sua capacità diagnostica; i suoi meccanismi autocorrettivi erano paralizzati”.

Verifichiamo insieme la teoria di Soros prendendo in considerazione la situazione italiana nel 1995-6, pre-ingresso dell’Italia nell’Unione Economica e Monetaria.
Come parametro prezzo prendiamo come riferimento lo spread BTP-BUND a 10 anni (10y), come parametro fondamentale prendiamo 1) il deficit e 2) il debito pubblico.

Come si vede in Figura 9 (copyright dispense Prof. Piccone) la circolarità della relazione prezzo (spread BTP-BUND) e fondamentali (deficit/debito pubblico) è evidente.


Il fatto che si sia passati da uno spread addirittura negativo (dicembre 1998) a 155 basis point (1,55%) di ieri può essere spiegato non solo dall’aumento del “rischio paese”, ma anche dall’appetito per il rischio.

L’economista Favero in un suo intervento Lo spread BTP-BUND, in tempo di crisi, il 9 giugno 2005, http://www.lavoce.info/articoli/pagina1580-351.html
scrive: ”La relazione tra fondamentali fiscali e differenziali di interesse non è lineare: la propensione al rischio dei partecipanti ai mercati finanziari non è costante nel tempo e l’effetto dei fondamentali sul differenziale di interesse può essere molto diverso in tempi di alta e bassa propensione al rischio”.

Noi siamo d’accordo con Soros: “I mercati non possono scontare correttamente il futuro perchè non si limitano ad anticiparlo, a contribuiscono a crearlo". Che fare? Seguire la strategia di Ciampi. Ridurre la spesa primaria - e vediamo come sia difficile  - porsi come obbiettivo un forte avanzo primario.
"Affamare la bestia", direbbe Ronald Reagan, e la bestia è l’Amministrazione Pubblica, pachidermica, inefficiente, irriformabile.

P.S.: per leggere la terza parte cliccare qui.
Per leggere la quarta parte cliccare qui.

1 commento:

  1. Sempre attuale! I mercati rispecchiano i nostri comportamenti. Tentenniamo a ridurre privilegi e indennita' scandalose? Auto blu per tutti? Scortare le racket dei politici? Non lamentiamoci se lo spread si allarga. Guardiamo dentro di noi. Sta in noi, diceva sempre CA Ciampi. Se non ora, quando?Bp

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