La scuola italiana perde colpi da tempo. Nelle analisi internazionali - dal
PISA (Programme for International Student Assessment) all'OCSE - si evidenzia la buona performance della scuola d'infanzia e primaria (fiore all'occhiello) per poi vedere una costante discesa a partire della scuola secondaria.
L'ultimo rapporto Ocse -
Education at a glance 2014 - mette in luce che:
1) I numeri dei
NEET, giovani che non studiano nè lavorano - sono ancora aumentati, così come sono saliti gli abbandoni scolastici, mentre le immatricolazioni scolastiche sono ulteriormente diminuite. Andrea Gavosto, direttore della
Fondazione Agnelli, scrive che "queste tendenze testimoniano la mancanza di fiducia nel valore dell'istruzione. Occorre dissuadere in ogni modo i giovani che studiare "tanto non serve".
2) La qualità dell'istruzione di base in Italia è notevolmente migliorata nell'ultimo decennio ma il livello di competenze degli italiani rimane modesto nel confront internazionale. "Avanziamo ma gli altri vanno più veloci".
3) Tra il 2000 e il 2011 la spesa pubblica per l'istruzione si è fortemente contratta in Italia. Per la prima volta la spesa annua per studente della scuola d'infnazia e di quella primaria è scesa al di sotto della media europea. Conta certo come si spende ma restringere le risorse complessive non è un buon segno.
Nelle scuola il diritto degli studenti a ricevere una buona istruzione deve contare di più. La scuola è sempre stata incentrata sui diritti dei docenti (l'80% della spesa è assorbita dagli insegnanti, i quali, con la bassa natalità , stanno diventando troppi in relazione agli alunni) quando il focus dovrebbe essere lo studente, la sua capacità cognitiva, di apprendere, le sue competenze di
literacy, nella comprensione dei testi e nella logica.
Nella scuola italiana sono i docenti - che si oppongono a qualsiasi valutazione - ad essere dominanti, che fanno il bello (quando si è fortunati) e il cattivo tempo. Nella scuola pubblica si trovano docenti eccellenti e docenti improbabili. E tutti guadagnano la stessa somma! Se il reddito è diverso, è solo per ragioni anagrafiche poichè l'unico parametro per vedere uno stipendio più alto è l'anzianità.
Concordo con la lettrice Gloria Roti che sul
Corriere della Sera del 11 settembre scrive: "Tutti i giorni si legge che gli insegnanti percepiscono uno stipendio basso in rapporto al ruolo che svolgono. Non viene detto, però, che le ore di insegnamento sono 18 settimanali più qualche ora per le riunioni scolastiche. E' pur vero che hanno compiti da correggere (solo le insegnanti di italiano e matematica, aggiungo: docente di educazione fisica corregge i compiti?, ndr) e i programmi da preparare (non tutti lo fanno), ma queste attività vengono svolte nelle abitazioni con la possibilità comunque, di accudire I figli e dare un'occhiata alla "pentola che bolle sul fuoco". Poi le vacanze natalizie, pasquali e altro. Ci sono persone, laureate, che escono di casa alle 8 del mattino e rientrano la sera tardi con uno stipendio anche inferiore a quello degli insegnanti. Basta lamentarsi: sono privilegiati rispetto ad altri lavoratori".
Un alto dirigente di
Intesa Sanpaolo mi ha confermato di recente che il salario d'ingresso di un laureato in economia è di 1.200 euro al mese. E da giugno a settembre tarella di brutto.
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Tutti coloro che si occupano di scuola, dovrebbero leggere il
rapporto della Fondazione Agnelli - che dice: "Senza valutazione, oggi è impossibile fare diagnosi precise dei punti di forza e di debolezza del sistema scolastico delle singole scuole. Senza valutazione si corre il rischio di un ulteriore crollo di fiducia nella scuola pubblica, con le famiglie più avvertite che la abbandonano".
Se pensiamo al boicottaggio di molti docenti delle prove INVALSI, necessarie e certamente da migliorare, ma non certo da ostacolare, non è un bel quadro.
Non è certo confortante leggere che il Governo intende assumere ope legis 150mila precari- che quindi non hanno mai superato il concorso - senza alcuna condizione. Come scrive
Michele Pellizzari sulla Voce.info "l’
assunzione dei 150mila precari pone una questione enorme di qualità degli insegnanti. Purtroppo, gli errori del passato hanno creato una situazione nella quale il diritto di molti a essere assunti in modo stabile nella scuola presumibilmente contrasta col diritto degli studenti ad avere docenti capaci. Non è colpa dei precari, ovviamente.
Tuttavia, guardando i numeri e la composizione delle graduatorie non si può non sospettare che alcuni degli iscritti non siano esattamente gli insegnanti più preparati. Per esempio, i 916 iscritti nelle graduatorie per la classe di concorso
steno-dattilografia, oltre a essere abilitati per una materia ormai non più nei programmi, avranno probabilmente vinto il concorso diversi anni fa, magari qualche decennio fa. Nel frattempo cosa hanno fatto? Ammesso che al momento dell’iscrizione in graduatoria fossero ottimi insegnanti, oggi lo sono ancora? Mi si perdoni la franchezza, ma sarei sinceramente preoccupato se i miei figli dovessero averli come insegnanti (di che materia non si sa) nell’anno scolastico 2015-2016".