mercoledì 9 aprile 2014

Tenacia, testardaggine o perseveranza? La testimonianza di un imprenditore

Dopo il grande successo del post su #MarioDraghi e la perseveranza, visto che molti lettori del Faust hanno una vena filosofica, sono ben lieto di pubblicare integralmente una lettera che mi è giunta da un lettore amico.

Caro professore,
In merito alla menzione presente nel suo blog riguardante il saggio del filosofo Perseveranza di Salvatore Natoli m'é venuta spontanea dal cuore un'amara riflessione, di cui peraltro le ho già parlato diffusamente nelle nostre piacevoli conversazioni sulle seggiovie scassate di Champoluc.

In qualità di piccolo imprenditore di nicchia in luogo altrettanto di nicchia quale é il Principato di Monaco, mi trovo mio malgrado a dover vivere periodo di difficoltà gestionali dell'impresa, operante nel settore delle costruzioni, a causa della crisi globale.


Difficoltà gestionali significa che faccio fatica a fine mese a mettere insieme incassi che paghino i fornitori dei cantieri in corso, che ricompensino i miei peraltro pochi dipendenti e che garantiscano all'impresa la costruzione di un piccolo tesoretto per i futuri investimenti.
Già perché un'impresa ha senso, a mio avviso, solo se ha la possibilità di crescere, investire e ingrandirsi per accrescere il suo know how e garantire benessere ad un numero sempre più esteso di persone.
Siccome a me fare l'imprenditore piace, anche nel piccolissimo mondo del Principato, non capisco perché nel mondo attuale, tale figura sia cosi' poco di moda: perché va di moda Guido Maria (Brera, gestore di un hedge fund, ora anche romanziere con I Diavoli, Rizzoli, 2014, ndr) e non vanno di moda gli imprenditori che alla fine del mese si devono pagare le spese dell'impresa col frutto del loro lavoro facendo salti mortali e essendo brutalizzati dagli istituti di credito? Perché non viene introdotto il reato di "maltrattamento da parte di direttore di filiale" con l'istituzione di telefono dedicato per l'imprenditore vessato?



Nel settore in cui opero, le fondazioni speciali (micropali e affini), a Milano sono scomparse negli ultimi tre anni quasi tutte le imprese storiche e nel Principato e costa azzurra la situazione é allarmante.

Ecco allora torno a Natoli, io mi sento più testardo che perseverante, perché stupidamente penso di poter continuare in questa attività che trovo affascinante, perché stupidamente penso che sia bellissimo vedere i frutti del proprio lavoro e poterli toccare con le proprie mani, perché i frutti del proprio lavoro son fatti di ferro e cemento, perché stupidamente amo il rumore delle macchine da cantiere, prodigi di tecnologia e ingegno umano, perché stupidamente penso che sia bello lavorare tutti insieme, dal più umile dei manovali al più brillante degli ingegneri per un unico scopo e che alla fine tutti, secondo la loro funzione, sono responsabili e artefici di un risultato straordinario.
 
Sto iniziando a commuovermi e quindi adesso mi congedo da lei che immagino stia muovendo con il tasto del mouse in un secondo molti più soldi di quelli che ho potuto muovere io in un anno con l'attività più rumorosa e polverosa nel settore delle costruzioni. 
Pero' le chiedo di ricordarsi, nelle sue future trattazioni sul suo prestigioso blog, della figura dell'imprenditore, e non solo di personaggi mitici e appartenenti al passato come ha fatto meritoriamente parlando di Olivetti, ma anche di giovani imprenditori, anonimi e magari non geniali, che tutti i giorni (testardi o perseveranti lo decida lei) combattono per mantenere vivo il loro piccolo sogno. 

Garantendole la mia sempiterna ammirazione mi congedo lacrimante da lei e le auguro una splendida giornata ricca di commissioni derivanti da rutilanti operazioni!
Cielo sereno, nuvole a sprazzi, un abbraccio sincero da Leonardo Pedrazzi

PS: allego al presente foto di cantiere realizzato dall'impresa di cui son fondatore per farle capire la poesia recondita del micropalo.

Cari lettori, ringrazio Leo per il contributo fattivo alla discussione. Il dibattito è ufficialmente aperto. Scatenatevi nei commenti, come al solito benvenuti.   

3 commenti:

  1. Ricevo e pubblico:

    Ciao Benji
    A proposito di perseveranza e resilienza dovresti leggere
    Resisto quindi sono
    di un tal Trabucchi
    Che per altro ha spostato una di Brusson
    Trabucchi è stato psicologo della nazionale di fondo e ha assistito altri pazzi che hanno fatto imprese super stancanti.
    Il libro ha avuto un qualche successo qualche anno fa e quindi ne ha poi scritto un altro che non ho letto e che sembrava abbastanza un copia incolla.
    Il libretto è molto piacevole e contiene molti pensieri interessanti alla fine c’è anche una parte dedicata ai genitori che hanno figli che fanno sport.
    Ti abbraccio.
    Ico

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  2. Caro ing. Pedrazzi,

    in un mio antico post (http://fausteilgovernatore.blogspot.it/2011/02/ma-le-azioni-nel-lungo-termine.html) mettevo in risalto la differenza tra trading e investiment, dove quest'ultima consente al capital di apprezzarsi se esistono dei professionisti in grado di selezionare le azioni (stock picking). Una volta scelte le azioni di elevato livello qualitative, non è necessario iniziare una forsennata attività di trading (lei scrive "rutilanti operazioni", bensì la cosa migliore è "stay the course", disinteressarti delle oscillazioni di breve termine (noise), e avere pazienza. Nel lungo termine il capital si sarà rivalutato enormemente. Se non si ha pazienza e si vuole fare da sè (come Buffon che ha riempito il suo portafoglio di azioni Zucchi (pessimo investimento)) la strada è libera. Ognuno può farsi male da solo e vivere di overconfidence (http://fausteilgovernatore.blogspot.it/2011/04/federica-pellegrini-gli-attacchi-dansia.html).

    Con estrema stima, suo

    Prof. BAP

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  3. Riporto un'opinione autorevole di Howard Marks, fondatore di Oaktree Capital (gestore US con 83 billion dollars in AUM): What’s the role of luck in investing?
    Luck is extremely important. Skill, hard work and perseverance are all very important. But you need luck, too. Sure, you can maximize your chances of success by doing good analysis and making good decisions. But that doesn’t mean they’re going to work all the time, since the world is not an orderly place and randomness plays an important part. One of the first things I learned at university is that you can’t tell from the outcome whether a decision was a good investment decision or a bad investment decision because of the role of random and luck.

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