lunedì 15 aprile 2013

Se vuoi un lavoro, devi inventartelo

Uno dei miei miti è Thomas Friedman, autore del sempiterno The World is flat, libro cult da tenere sempre a portata di mano.
Settimana scorsa Friedman ha scritto un editoriale sul New York Times dal titolo Need a job? Invent it.
I giovani italiani dovrebbero ispirarsi a lui e prendere finalmente atto che il loro futuro dipende da loro stessi.
Se bisogna inventarsi un lavoro negli States, figuriamoci in Italia dove la disocccupazione giovanile è alle stelle. Dobbiamo diventare la startup di noi stessi.

Segnalo un dato interessante. Nella primavera del 2012 la Camera di Commercio di Monza e Brianza ha registrato uno storico sorpasso: il numero dei ventenni che hanno aperto un'impresa, a quota 19mila, ha superato quello dei loro coetanei assunti a tempo indeterminato.

Se la nostra generazione , una volta diplomata o laureata, doveva "cercarsi" un lavoro, oggi e soprattutto domani i giovani dovranno "inventarsi" un lavoro.
Come sostiene Tony Wagner, the Harvard education specialist, "We can teach new hires the content, but we can't teach them how to think - to ask the right question - and to take initiative".

Ecco prendere l'iniziativa. Questo devono imparare i giovani italiani, che spesso appaiono assopiti, pigri, stufi, stanchi, poco curiosi, delusi, disincantati, incapaci di darsi da fare e reagire.

Wagner sostiene che, a parte la conoscenza di base, è fondamentale la motivazione. Persone curiose, persistent e desiderose di rischiare, acquisiranno conoscenze e competenze in modo continuativo. E saranno in grado di trovare nuove opportunità di lavoro o crearne loro stessi, una volta che molte carriere tradizionali del passato scompaiono.

Questo ragionamento porta a conclusdere che le scuole e i metodi di insegnamento devono cambiare profondamente: Se l'educazione oggi dei ragazzi ha come obiettivo rendere uno studente "pronto per l'università", in futuro deve tendere a renderlo "innovation ready", ossia che sia pronto a dare valore in modo innovativo a tutto ciò che farà.

Nelle parole dell'esperto di Harvard University: "Reimagining schools for the 21st-century must be our highest priority. We need to focus more on teaching the skill and will to learn and to make a difference and bring the three most powerful ingredients of intrinsic motivation into the classroom: play, passion and purpose.”

Appassionatevi, incuriositevi, vivete le vostre passioni e scavate in profondità come invita a fare il sempiterno Carlo Azeglio Ciampi.

2 commenti:

  1. Non vorrei fare il bastiancontrario, ma siamo sicuri che dietro il boom di imprese aperte dai giovani non si celi l'incompleta transizione a una diversa gestione dei rapporti di lavoro?
    Suona un po' strano questo boom imprenditoriale nel momento di forte restrizione creditizia. Tutte imprese basate su intangible?

    Luca Filippa

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  2. Credo anch'io che in questo dato di Monza ci siano molte partite iva camuffate da imprese. Credo anche che nel dato disaggregato ci siano molte imprese gestite e fondate da extracomunitari, che arricchiscono il panorama delle micro-imprese.

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