giovedì 13 settembre 2012

Sono ormai 4 anni che Lehman è fallita. E' stato giusto non salvarla

Nella ultima sessione di laurea a cui ho assistito, una studentessa ingenua e ignorante - nel senso che ignora i fatti - ha sostenuto che il calo di prezzo delle azioni di Lehman Brothers nell'estate 2008 era dovuto alla mancanza di volontà - da parte della Federal Reserve e del Ministero del Tesoro americano - di procedere al salvataggio.

Cara studentessa, l'azione Lehman è scesa nei pressi dello zero perchè il patrimonio netto era negativo.
Per capire come possa essere stato possibile, è necessario chiarire cosa è la leva finanziaria, ossia il rapporto tra il patrimonio netto di vigilanza e le attività ponderate per il rischio.

La causa determinante risiede nell'elevata leva finanziaria permessa dalle autorità di vigilanza - in primis dalle regole stabilite dal Comitato di Basilea presso la Banca dei Regolamenti Internazionali - che consente alle banche - commerciali e non - di sostenere dei rischi che si rivelano poi insostenibili.

Ben Bernanke
Siccome il business di una banca è a leva per definizione - i requisiti patrimoniali di vigilanza sono una percentuale piccola a piacere rispetto agli attivi della banca - una perdita di valore delle attività in portafoglio può creare una voragine nei conti e se non intervengono gli azionisti, la banca chiude.
Come ha sostenuto il chairman della Federal Reserve Ben Bernanke nella sua testimonianza il 2 settembre 2010 alla Financial Crisis Inquiry Commission, Lehman non poteva essere salvata: “I regret not being straightforward there (precedent Testimony, 2008, ndr) because clearly it has supported the mistaken impression that in fact we could have done something”.

Richard Fuld, CEO di Lehman
Richard Fuld - CEO di Lehman Brothers - è stato un pessimo manager, arrogante, grande distruttore di valore. Per un manager che ha guadagnato in dieci anni 457 milioni di $, l’idea di essere salvati dalla Fed è un chiaro esempio di incompetenza crassa.
I manager faso tuto mi, i CEO che si guardano allo specchio e si credono Napoleone, i CEO delle banche che pongono a rischio l'intero capitale di vigilanza a beneficio asimmetrico dei loro bonus non ci piacciono per niente.

Fuld ha dichiarato più volte che “There was no capital hole at Lehman”. Questo è nettamente in contrasto con le evidenze dei revisori che hanno dimostrato - carta canta, documenti alla mano - come Lehman taroccava sistematicamente i conti trimestrali attraverso repo (pronti contro termine) con controparti fuori bilancio – da cui il noto shadow banking system, su cui enormi responsabilità gravano sulle autorità di vigilanza.

Siamo d'accordo con coloro che contrastano il Too Big To Fail (TBTF), ossia l'invulnerabilità e il salvataggio obbligato delle banche. Come ha sostenuto Nassim Taleb “Nulla dovrebbe mai diventare troppo grande per fallire. Quel che è fragile dovrebbe rompersi presto, finchè è ancora piccolo” (Il Sole 24 Ore, 31.8.10).

Ma quel che ci preme sottolineare è che l’impresa è una equazione complessa. Non c’è solo il management e gli azionisti. Non c’è solo la proprietà. Ci sono il lavoro, i talenti, la conoscenza accumulata, il territorio, l’ambiente. E come ci ricorda Marco Vitale il mandato professionale del management non è quello di produrre, comunque, valore per gli azionisti; è quello di produrre valore aggiunto per l’impresa. Chi guida l’impresa deve, invece, assicurare la sana sopravvivenza della stessa nel tempo.

Bisogna avere il coraggio di dire che molti dei grandi CEO che ci hanno portato alla crisi non sono manager, ma pirati, e che molti di loro sono semplici palloni gonfiati, abili nel furto con destrezza e forti solo del loro smisurato cinismo, e dell’uso spregiudicato della violenza. Come i mafiosi” (M. Vitale, Passaggio al futuro, EGEA, 2010, p.96).

Shareholder value maximization is dead”, Financial Times, 16th March 2009

16 commenti:

  1. Problema vecchio, vecchissimo. Basilea 3 cerca di affrontarlo mettendo un limite assoluto alla leva finanziaria di una banca, ma chi sa se ciò possa essere sufficiente. Certo, una volta entrato in funzione tale limite, non saranno più possibili (almeno in teoria) casi alla Lehman Brothers, che prima del crollo aveva una leva finanziaria (leverage ratio) di 1/30. Cioè 1 di capitale per 30 di attivi (per chi non ha studiato finanza, questo significa che basta una riduzione del 3% sugli attivi per cancellare tutto il capitale; cosa che effettivamente è successa a Lehman). Però il leverage ratio non tiene conto di alcune cose, e il problema del shadow banking è tuttora presente. Non credo sia una questione di nuove regole, che anzi ne abbiamo fin troppe. Il problema della regolamentazione bancaria è che abbiamo troppo regole ed un controllo poco efficace. Servirebbe un controllo più efficace, punizioni più certe per le banche che sbagliano (nessuna garanzia del tipo TBTF) e regole più chiare e difficili da evadere.

    Forse si arriverà a qualcosa del genere quando finalmente, almeno in Europa, si realizzerà il concetto di Unione Bancaria. Io, tengo le dita incrociate.

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  2. Sul fatto che bisogna ridurre la complessità nel calcolo dei requisiti patrimoniali di vigilanza, un interessante paper a cura di Haldane (Bannk of England) può chiarire le idee: http://www.bis.org/review/r120905a.pdf

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  3. La crisi degli ultimi 4 anni ha fatto male ma non abbastanza da generar un cambiamento culturale manageriale radicale. Basilea 2 e 3 sono, a mio avviso, "regolucce" per tentare di arginar un sistema bancario-finanziario internazionale del tutto fuori controllo: equilibri troppo fragili e precari sempre in balia di variabili esogene devastanti, come il superdebito americano, il rallentamento dell'economia cinese, le guerre geopolitiche per il controllo di oil&gas, una classe politica europea (almeno) ancor totalmente incapace di pianificare e operar per le prossime generazioni.
    Le regole, complesse o semplici, non servono a niente se non cambiano le teste delle persone; e se non ci è riuscita questa crisi economica in corso (per adesso), cos'altro dovrebbe accadere?...la storia insegna, purtroppo (o per fortuna, se lo si comprendesse in tempo).

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  4. Stefano Richter13 set 2012, 21:25:00

    Si ma al di la' Basilea 3 e ponderazioni del rischio. Non trovo umanamente giusto che i CEO si riempiano le tasche gestendo male l'impresa e poi pretendano il salvataggio della banche. Sembra quasi che sia una cosa normale privatizzare i profitti e socializzare le perdite..

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  5. la domanda è: perchè secondo te Lehman non andava salvata e AIG, Fannie Mae, Freddie Mac e le altre andavano salvate????????

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    1. Io non ho scritto da nessuna parte che AIG, Freddie e Fannie andavano salvate.
      Possiamo analizzare semmai come mai furono salvate.
      Freddie and Fannie sono organismi governativi, vengono definiti Government sponsored Enterprises (GSE), ergo non potevano essere lasciate fallire pena conseguenze serie sul rating degli Stati Uniti.
      AIG penso sia stata aiutata a salvarsi a causa delle sue fortissime posizioni di venditore (writer) sul mercato dei credit default swaps. Un suo defualt avrebbe avuto serissime conseguenze sistemiche poichè gli acquirenti di polizze sul rischio di credito non avrebbero avuto l'adempimento della controparte (AIG, in questo caso.

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    2. Come dice Beniamino, si è trattato di preservare l'economia globale (nb: globale, non americana!) dal rischio sistemico. AIG assicurava mezzo mondo dal rischio di crollo dei prezzi: ovviamente ha fatto dei calcoli sbagliati, in quanto non ha considerato la possibilità di quello che a tutti gli effetti è stato un cigno nero: cioè che tutti i prezzi di ogni asset o derivato crollassero nello stesso istante. Le assicurazioni sopravvivono e creano reddito sulla base della legge dei grandi numeri: se assicuro un milione di persone, solo una bassa percentuale di loro incorrerà nell'evento contro cui si è assicurato. Sembra semplice, ma non lo è: un ragionamento di questo tipo non tiene conto di casi estremi: e se tutti i miei clienti avessero bisogno contemporaneamente della copertura assicurativa? Ecco perchè di norma le assicurazioni più piccole si assicurano a loro volta. Ma AIG non era piccola, anzi. Lei stessa probabilmente assicurava molti altri istituti più piccoli, e nessuna istituzione (se non il governo americano, appunto) avrebbe potuto assicurarla da un evento tale.


      L'alternativa, per capirci, era lasciare fallire AIG e a catena tutte le assicurazioni più piccole e di conseguenza i loro clienti che avrebbero dovuto far fronte personalmente a quelle enormi perdite contro cui si erano preventivamente assicurate.
      Io sono per il mercato libero e per l'abolizione del TBTF, ma nel caso di AIG non c'erano molte alternative. Certo, oggi col senno di poi bisognerebbe appunto evitare l'esistenza di compagnie che si assumono un tale, enorme, rischio sistemico.

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  6. questo blog si rivela sempre più una fucina formidabile di idee! secondo me non si risolve tutto con una leva massima, così come si è passati dalla rigidità di basilea 1, per cui si era quasi tutti uguali, alla maggior differenziazione di basilea 2. Bisognerebbe innanzitutto rafforzare i controlli e renderli più rigidi, assieme ad una leva controllata.
    anche perchè se una banca fa molta leva, ma su attività legate all'erogazione del credito (utopia), non vedo perchè debba essere giudicata come la prima banca-trader che c'è ora sulla piazza: chi specula, su posizioni estreme (e, intendiamoci, anche i subprime vi rientrano, perchè è un gran flusso d'interessi fin quando ce n'è, si sa già di non vedere più il capitale!), deve essere vincolato a una leva molto inferiore rispetto a chi finanzia l'economia reale.
    Ultimamente troppe istituzioni finanziarie hanno provato a far da sè, senza "servire" l'economia reale, sganciandosi da quel ciclo.
    Si sta verificando che ora sono agganciate al ciclo della speculazione nuda e cruda, su debiti sovrani o quant'altro.
    Sicure che è la direzione giusta?
    Alessandro centra un punto importante: la testa delle persone! Se non ci si convince che la finanza è secondaria rispetto alla produzione, non si va da nessuna parte, pur con tutte le regole di questo mondo. La dimostrazione sta anche in tanti rating dati alla categoria piuttosto che al singolo soggetto da valutare. Non è possibile che siano tutti uguali, se non sono una cosa sola!

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  7. P.S. in questi gionri ricorre il ventennale di un evento importante (e tragico) della storia economica italiana: la svalutazione e l'uscita della Lira dallo Sme. La gestione catastrofica di Amato e Ciampi (nell'estate 92 nella ostinata difesa della Lira), non merita nemmeno un post in questo blog???

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    1. Fabrizio, ma se hai già la risposta - "gestione catastrofica di Amato e Ciampi" - che interesse hai alla mia ricostruzione storica. Visto la mia stima per Ciampi, il blog è pieno di tributi a suo favore, come puoi pensare il contrario?

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    2. Fammi capire: se tu hai stima di una persona, cancelli le pagione negative di quella persona ??? O forse non è meglio essere intellettualmente onesti e dire "Ciampi ha agito bene negli anni perà nel 1992 ha fatto grandi erroti di valutazione" ?? Visto che hai grande stima di Ciampi, a maggior ragione potresti offrire a chi legge il blog e ai tuoi studenti la ricostruzione degli eventi del 1992 o no?? O è meglio non parlarne e fare finta che il 1992 non sia mai esistito???

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    3. Sette punti interrogativi in 9 righe mi sembrano un po' eccessivi. Anyway, per scrivere un post sul settembre 1992 ci vuole tempo e ora non ne ho. Mi sa che slittiamo all'anno prossimo:-)
      Una volta ho toccato il tema: qui http://fausteilgovernatore.blogspot.it/2010/11/il-capolavoro-di-carlo-azeglio-ciampi.html

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  8. ciao, se leggi il post che mi hai segnalato, nel gennaio 2011 ti chiedevo spiegazioni sugli eventi dell'estate 1992 e tu mi risposi "Ci vuole tempo. Lo faremo, magari a settembre 2011 in occasione dell'anniversario." :-))
    Io sono sempre in attesa di un post che sarà utilissimo a lettori e studenti, no? Ciao!!

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Ciao, che ne pensi della Financial Instability Hipotesys di Hyman Minsky e della lettura Minskyana della crisi europea proposta, ad esempio, da Alberto Bagnai ?

    http://goofynomics.blogspot.it/2012/08/le-aporie-del-piu-europa.html

    Mi interessa molto conoscere il tuo punto di vista.

    Complimenti per il blog, davvero "intenso" !

    Sandro (un tuo nuovo lettore)
    http://piazzaverdi.blogspot.it/

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