venerdì 28 gennaio 2011

Obama, Padoa-Schioppa e il declino di una (la nostra) classe dirigente

La dipartita di Tommaso Padoa-Schioppa (TPS per noi aficionados) mi ha indotto a rileggere alcuni suoi libri. Tra i tanti spunti, mi ha indotto alla riflessione un passo di La veduta corta (Il Mulino, 2009): “Negli anni ho constatato che la leadership consiste nel dare più che nel ricevere” (p.142). “Penso che il compito di chi governa sia di avere lo sguardo lungo là dove i comportamenti spontanei, degli individui e della società, possono averlo corto...Chi governa deve essere scelto da chi è governato, ma nello stesso tempo deve governare chi lo ha scelto, il che significa dare una direzione, un indirizzo, anche vincendo le resistenze che incontra. Perciò è indispensabile che chi governa sappia svolgere anche una funzione educativa, pedagogica e sappia indicare la strada a chi lo ha eletto” (p. 161).

Questa visione elitista di TPS si scontra spesso con governi che assecondano i peggiori istinti dei cittadini, incapaci di “guardare al di là della siepe”, incapaci di alzare lo sguardo.

Non possiamo non condividere le osservazioni di Ezio Mauro – Repubblica (14.1.11): “Attorno alla politica nazionale, il sistema non ha più prodotto uomini riconosciuti come quadri internazionali della comunità europea e mondiale, come ai temi di Ruggiero, Prodi, Monti, Padoa-Schioppa, Bonino. ...L’establishment ha confermato di non esistere, accontentandosi di non esistere, di essere un network di autoprotezione da rotocalco, incapace di svolgere la funzione nazionale di un richiamo alle regole e ai canoni europei, ma preferendo adattarsi al modus vivendi di un Paese rimpicciolito e rattrappito, pur di staccare qualche dividendo di piccolo potere, all’ombra del potere dominante. Così, inevitabilmente, l’immagine complessiva del Paese è declinata fino a raggiungere i più ingiusti stereotipi che ci hanno sempre accompagnati”.

Giacomo Leopardi
L’altra sera, nello sconforto, ho preso in mano un libro - ingiallito dal tempo - di poesie: Giacomo Leopardi nel Canto (1831) All’Italia:

Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.

Concordiamo con Giampaolo Dossena, Mangiare banane (Il Mulino, 2007): “Altri commentatori intendono che la storia d’Italia è fatta ad alti e bassi: quando le cose vanno bene l’Italia è il meglio che si sia mai visto, una cornucopia di felicità, fiori, frutti, bellezze, capolavori; quando le cose vanno male l’Italia è nell’abisso di sventure inuaidte, il peggio che si sia mai visto, notte d’inferno. Alti e bassi, altissimi e bassissimi”.

Ruby Rubacuori
Più bassi di così!: “Noemi (Letizia, la prima minorenne frequentata dal Presidente del Consiglio, ndr) era la sua pupilla, io sono il suo culo”, Karima el Mahroug, alias Ruby Rubacuori, frequentatrice assidua di Arcore, in una conversazione telefonica.

Ci verrebbe da esclamare come Leopardi: “E fango è il mondo” (A se stesso), ma con la fresca lettura del discorso di Obama, ci siamo rinfrancati. Oltreoceano si continua a parlare di progetti, di scelte strategiche, di investimenti sulla crescita, di riforme e di coraggio.

Robert Kennedy
Mentre proviamo vergogna per la miseria del dibattito nazionale, non possiamo che elogiare Barack Obama (clicca qui per il discorso integrale, veramente bello ) quando - in occasione di State of the Union - afferma: “As Robert Kennedy told us, The future is not a gift. It is an achievement. Saranno le scelte che facciamo oggi a condizionare il nostro destino”. Come scrive Mario Calabresi “La forza del discorso di Obama, che è la forza dell’America e che è esattamente quello che ci manca in Italia, è riuscire a far riemergere una narrativa comune del Paese che alla fine supera sempre le divisioni e punta al risultato comune piuttosto che all’eliminazione dell’avversario o alla difesa sterile di rendite di posizione”.

4 commenti:

  1. Analisi lucida di un panorama nazionale desolante. E purtroppo non si vedono vie di uscita alla fine del tunnel. Secondo mè e peggio di Tangentopoli. Qui siamo alla denigrazione totale del sistema di relazioni politiche italiane. Con innegabili ripercussioni nel panorama mondiale. E, perdonatemi, la colpa è di tutto l'arco costituzionale presente in parlamento. La colpa è anche "nostra" che non facciamo altro che "guardare dentro la nostra siete" per puro interesse personale. Come ribadito in altre occasioni, mi considero un "italiano sfiduciato", e sinceramente non vedo nulla di buono per il nostro sistema socio-politico. In economia la "sferzata Marchionne" qualcosa sembra aver provocato in termini almeno di dibattito. Per il resto, secondo me, buio totale.
    Sandro Bagatti

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  2. E' triste essere Italiani in questo periodo.

    Beniamino ti posto la mail che il Presidente Obama ha inviato a noi membri di "Organizing for America" a valle del Discorso all Unione. Riassume il discorso ma soprattutto ci fa capire la distanza. La distanza tra noi e loro (ciascuno è libero di definire il proprio Noi/Loro).
    Alla fine della mail ho pensato: "Vorrei anche io un Presidente con meno di 50 anni che mi raccontasse come desidera il mio paese fra 25 anni"

    (testo mail)

    Ivan,
    Tonight I addressed the American people on the future we face together.
    Though at times it may seem uncertain, it is a future that is ours to decide, ours to define, and ours to win.

    I know we will.

    Because, after the worst recession in decades, we see an economy growing again.

    Because, after two years of job losses, we've added private-sector jobs for 12 straight months -- more than 1 million in all.

    Because, time after time, when our resolve has been tested, we, as a nation, have always prevailed.

    Overcoming the challenges we face today requires a new vision for tomorrow. We will move forward together, or not at all -- for the challenges we face are bigger than party, and bigger than politics.

    Yet the story of America is this: We do big things.

    Just as the progress of the past two years would not have been possible without your hard work, we will not realize the agenda I described tonight without you.

    So as we continue this great mission together, and we set out the plans for how far we can go, I need to know that you are ready to work side by side with me once more.

    Will you stand with me as we strive to win the future?

    The last two years have been marked by unprecedented reforms and historic progress.

    But there is much more work to do.

    Moving forward, America's economic growth at home is inextricably connected to our competitiveness in the global community. The more products American companies can export, the more jobs we can create at home.

    This vision for the future starts with innovation, tapping into the creativity and imagination of our people to create the jobs and industries of the future. Instead of subsidizing yesterday's energy, let's invest in tomorrow's. It's why I challenged Congress to join me in setting a new goal: By 2035, 80 percent of America's electricity will come from clean energy sources.

    It means leading the world in educating our kids, giving each of our children the best opportunity to succeed and preparing them for the jobs of tomorrow.

    We must build a 21st century infrastructure for our country, putting millions of Americans to work rebuilding roads and bridges and expanding high-speed Internet and high-speed rail.

    We must reform government, making it leaner, smarter, and more transparent.

    And we must take responsibility for our shared debt, reining in our long-term deficit so we can afford the investments we need to move our country forward.

    That is the vision I laid out tonight. That is how we win the future.

    It is going to take a lot of work -- but I have no doubt we are up to the task.

    Half a century ago, when the Soviets beat us into space with the launch of a satellite called Sputnik, we had no idea how we'd beat them to the moon. The science wasn't there yet. NASA didn't even exist.

    But after investing in better research and education, we didn't just surpass the Soviets. We unleashed a wave of innovation that created new industries and millions of new jobs.

    This is our generation's Sputnik moment.

    Please stand together with me:

    http://my.barackobama.com/WintheFuture

    It is because of each of you, who define the will of a people, that the state of our union is strong in the face of tough challenges. You are the reason our future is still bright in the face of deep uncertainty.

    And you are the reason I believe that future is ours to win.

    Thank you,

    Barack

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  3. Non ho mai letto un libro scritto da Padoa Schioppa e per merito della tua segnalazione mi accingo ad acquistarlo subito in libreria.
    Interessante anche nonchè chiarificatore il discorso di Barack Obama, qui riportato.
    Lucia

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