giovedì 9 settembre 2010

Ambrosoli e l'allucinante Andreotti


E’ semplicemente allucinante. Giulio Andreotti – così ben rappresentato nel suo cinismo da Sorrentino nel film “Il Divo” – pensa che Giorgio Ambrosoli - il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, ammazzato nel luglio 1979 dal killer William J. Arico su ordine del finanziere mafioso Michele Sindona – “E’una persona che in termini romaneschi se l'andava cercando”. Immaginiamo - aggiungiamo noi - che se la siano andata a cercare anche La Torre, dalla Chiesa, Chinnici, Cassarà, Montana, Falcone, Borsellino e - recentissimamente - il sindaco di Pollica Angelo Vassallo.
Siamo nel paese all’incontrario del comico Paolo Rossi o nel "Paese immaginario" così ben descritto da Gherardo Colombo nel primo capitolo di Sulle Regole (Feltrinelli, 2008): "Trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto del diritto di base. Coloro che si attengono alle leggi formali sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva"
Mentre Sant’Ambrogio diceva: “Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi”, Andreotti offre una nuova massima: “Comportatevi male, rubate a man salva i soldi dei depositanti, effettuate malversazioni, vedrete che il futuro vi sorriderà”.
Mentre nelle agende di Andreotti dal 1978 al 1980 si notano una quantità abnorme di incontri con l’avvocato di Sindona Rodolfo Guzzi, Ciampi non permette neanche che si fissi un appuntamento con avvocati di bancarottieri. Così come Andreotti definì Sindona “Salvatore della lira”, quando il finanziere siciliano prendeva colossali posizione al ribasso sulla nostra moneta (senza nemmeno riportarle nei libri contabili delle sue banche poi fallite - Franklin National Bank, Banca Privata Italiana), così oggi denigra e insulta la memoria cristallina di Giorgio Ambrosoli, un uomo che voleva fare seriamente il proprio lavoro, senza farsi condizionare dalle minacce e la violenza di Sindona e dell'Italia piduista.
A Paolo Baffi - Governatore della Banca d’Italia e vero riformatore del sistema bancario italiano negli anni ’70 – toccò la stessa sorte. Baffi e Sarcinelli - che respingono improbabili piani di salvataggio presentati loro anche da Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti - pagheranno carissima onestà e determinazione: Sarcinelli viene arrestato e a Baffi è risparmiato il carcere solo per l'età. Saranno poi prosciolti ma Baffi lascerà Via Nazionale.
A Umberto Ambrosoli - autore dell'emozionante Qualunque cosa succeda (Sironi, 2009) - e alla Signora Annalori va incondizionato il nostro caloroso messaggio: la memoria di Giorgio Ambrosoli è intatta – la sua dimostrazione di uomo libero non può venire condizionata da un personaggio che solo la prescrizione ha salvato dalla condanna per il reato per associazione a delinquere di stampo mafioso fino alla privavera del 1980 (sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2003, giudizio confermato dalla Corte di Cassazione, 15 ottobre 2004). A lezione i miei studenti sanno a chi rivolgersi nel cielo degli onesti. Come dice Corrado Stajano – autore dell’imprescindibile Eroe borghese (Einaudi, 1991) - ieri sul Corriere della Sera “Giorgio Ambrosoli non è stato dimenticato. Trentun anni dopo il suo assassinio nel centro di Milano, le ragioni della memoria di quel che accadde —un uomo che si fa uccidere nel nome dell’onestà— sono rimaste intatte. Il suo nome è diventato infatti un modello morale e civile”.

Noi ricordiamo Giorgio Ambrosoli con le parole di Carlo Azeglio Ciampi: "Commissario liquidatore di un istituto di credito, benché fosse oggetto di pressioni e minacce, assolveva all'incarico affidatogli con inflessibile rigore e costante impegno. Si espose, perciò, a sempre più gravi intimidazioni, tanto da essere barbaramente assassinato prima di poter concludere il suo mandato. Splendido esempio di altissimo senso del dovere e assoluta integrità morale, spinti all'estremo sacrificio".

3 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo. Andreotti non è degno di esser senatore a vita. Aggiungo il commento finale di Claudio magris nel suo articolo odierno sul Corriere " Se.....per queste parole venisse presentato al senatore Andreotti, dal suo Giudice non umano, un conto salato, si potrà dire che se l'è meritato.
    Marco

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  2. Siamo davvero all'assurdo. Manca totalmente il rispetto per le vittime degli attentati e, cosa che stupisce di Andreotti, il buon gusto di stare almeno in silenzio in queste occasioni.
    D'altra parte bisognerebbe forse anche impedire o almeno boicottare brutalmente la realizzazione di tutti quei film sugli attentatori degli anni di piombo: con la scusa di informare il pubblico sugli eventi di quel periodo, la percezione (non solo mia) è che si finisca per eroizzare quei personaggi. In un contesto di ignoranza di massa diffusa, è inevitabile che poi la gente confonda il bene con il male...

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  3. Amico mio. E se Andreotti avesse voluto rendere merito ad Ambrosoli dopo tanti anni? Ovvero in Italia se sei onesto e corretto "te le vai a cercare". A pensare male si fa peccato ma molto spesso si indovina....
    Quando morirà Andreotti vuoi scommetere che sentiremo solo commenti positivi?

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