mercoledì 19 dicembre 2012

Omaggio a Gianni Brera, il miglior giornalista sportivo italiano, fuoriclasse assoluto

Oggi 19 dicembre cadono 20 anni dalla scomparsa di Gianni Brera, giornalista sportivo indimenticabile., un critico che ha fatto diventare il gioco del pallone un’arte tra l’epica e il melodramma, l’antropologia e la ricerca socio-politica.

Milano, con saggezza, gli ha intitolato l’Arena, dove giocava l’Ambrosiana Inter di Giuseppe Meazza e Annibale Frossi (che giocava con gli occhiali).

Brera ha inventato un linguaggio inopinato e calzante, espressivo e ironico, per raccontare le partite, disquisire dicalcio, disegnare lo stile e il carattere dei giocatori e dei tecnici.

La Gazzetta dello sport gli affidò nel dopoguerra l’atletica leggera e Brera fece subito capire di essere un numero uno: “A mio parere un giornalista sportivo non può dirsi tale se non conosce l’atletica leggera”.

Ben Johnson
Leggete la descrizione di Ben Johnson, campione dei 100 a Seul e poi squalificato per doping: “L’avevo conosciuto ai mondiali di Roma 87 e avevo dovuto pizzicarmi per non credere di trovarmi di fronte al mirabolante incrocio del dio Mitra con la madre di Apollo. Il mitico animale springava dai blocchi sfolgorando nel sole i suoi muscoli sicuramente divini...La macchina scatenata disegnava falcate di inaudita potenza. Io mi sentivo così piccolo e antico da dover trattenere l’urlo ammirato con cui avrei seguito la sua azione fulminea”.

Ho trovato nel mio archivio un articolo del settembre 1988: “Caro Greg, pesce d’uomo”, in onore di Greg Louganis, medaglia d’oro nei tuffi alle Olimpiadi: “Greg ha molto impressionato gli amatori dell’evoluzione darwiniana elevata a sport. Aveva caricato il trampolino come se fosse una freccia incoccata: la tavola elastica lo rilanciava sempre più in alto, a prendere la quota giusta per incominciare le evoluzioni del pesce-uomo, temerario non meno che folle: raccolte le ginocchia contro il petto, Greg Louganis fece di sè prodigioso gomitolo nell’aria: un gattone invisibile lo faceva vorticare con zampa giocherellona”. Mirabile.

Passarono pochi anni e diventò il più giovane direttore della Gazzetta dello Sport (dal 1949 al 1954).

Brera amò il ciclismo come “epos dei poveri”. Nessuno prima di lui aveva osato dire che “il ciclismo in fondo è l’arte di tenere il soprassella sulla medesima

Come ha ricordato Mario Fossati, “i suoi lettori non sospettavano minimamente che Brera scrivesse sette-otto-dieci cartelle, nello spazio di neanche due ore, ai Giri o ai Tour".

Brera ha inventato un nuovo linguaggio. Il lessico sportivo è stato arricchito di parole come prestipedatore, costruito sul modello di “prestigiatore” (dal latino prestigiae che significa “inganno”), eretismo podistico, ciabattare, Dea Eupalla (la dea che presiede le vicende del calcio), calcio mistero senza fine bello (pescando un verso di Guido Gozzano), centrocampista, forcing, goleador, palla gol, melina, pretattica, zonagro, uruguagio.

Un termine che mi è molto caro è uccellare, nel senso di beffare l’avversario, superarlo con astuzia e abilità. Recuperato dal Boccaccio e tradotto dal francese “oisleur”. Una volta la mia prof di italiano delle medie ci diede un tema libero e io allora presi coraggio e feci la cronaca di una partita della Beneamata Inter e usai il termine uccellare. Lei me lo segnò in rosso.

Gianni Brera con Nereo Rocco
Memorabili furono i suoi soprannomi: abatino (con cui ha immortalato Gianni Rivera), Rombo di Tuono (Gigi Riva), Deltaplano (Zenga), Stradivialli (Vialli da Cremona), Divino Scorfano (Maradona), Puliciclone (Paolo Pulici), Schopenauer (Bagnoli, allenatore del Verona e poi dell’Inter, fondamentalmente pessimista).

Il gol più bello mai realizzato nella storia del calcio, il gol di Maradona contro l’Inghilterra ai mondiali del 1986, così venne raccontato da Gianni Brera (25.1.1991): “Dopo aver uccellato l’arbitro sul primo gol, ha sentito dentro l’imperioso l’impulso a dimostrare che Eupalla nona veva scelto a casoil suo messia: se ben ricordo, ha ricevuto palla levando i gomiti come se accennasse ada alzarsi in volo, ha dribblato il primo, il secondo, il terzo, il quarto (che era il portiere) e, giunto al fin della licenza, ha toccato in gol evitando anche l’arcigna ciabatta dell’ultimo difensore in agguato. A quell’impresa sono balzato in piedi levando le braccia al cielo, come se mi arrendessi a Mercurio, ineguagliabile dio dei malandrini. Sì, amico: di Maradona ci ricorderemo sentendone la mancanza”.

Infinite sono le citazioni tratte dai libri in bibliografia:

- L’italiano è un biotico amidaceo dai glutei rossi, inventata per difendere il “gioco all’italiana

Ottavio Missoni
- Ciascuno sta solo sul cuore della terra, trafitto da un raggio di sole e confortato da uno o piùpaladini degni di entrare nel suo epos. Ora nel mio epos figurano Ottavio Missoni - leggasi post su Ottavio Missoni, campione olimpionico - e Fortunato Fedegari;

Peppin Meazza è il dono di Eupalla alla sua generosa città. Inventa un calcio fatto di guizzi improvvisi, di stacchi miracolosi, di acrobazie impensabili.

- la curiosità è la madre dell’empirismo e l’empirismo è il padre della scienza.

Brera chiudeva sempre i suoi coccodrilli con “Ti sia lieve la terra”. Oggi lo diciamo noi.

Giuanbrerafucarlo, ti sia lieve la terra.


Di Gianni Brera si consiglia la lettura di:

Il Principe della zolla, Baldini e Castoldi, 1993
L’Arcimatto 1960-1966, Baldini e Castoldi, 1993
La Bocca del leone, L’Arcimatto II, 1967-1973, Baldini e Castoldi, 1995
L’anticavallo. Sulle strade del Tour e del Giro, Baldini e Castoldi, 1997
Addio bicicletta, Baldini e Castoldi, 1997
Il Club del Giovedì, Aragno, 2006
La pacciada. Mangiarebere in pianura padana (con Luigi Veronelli), Baldini e Castoldi, 1996
Coppi e il diavolo, Baldini e Castoldi, 1994
Herrera e i Moratti, Limina, 1997
Il corpo della ragassa; Baldini e Castoldi, 1996
Storie dei lombardi, Baldini e Castoldi, 1993
Il mio vescovo e le animalesse, Badini e Castoldi, 1993
Derby!, Baldini e Castoldi, 1994



1 commento:

  1. EH vai Gianni Brera!!!!
    Splendido, inimitabile, elegante.
    Una memoria era più che d'uopo riservargliela.
    Lucia

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