mercoledì 3 ottobre 2012

Mario Draghi, l’euro e il calabrone italiano

Nel maggio di quest’anno l’esuberante Paolo Sorrentino è uscito con il suo nuovo splendido libro Tony Pagoda e i suoi amici (Feltrinelli, 2012).

Nel capitolo 9 intitolato Stromboli, Sorrentino scrive: “Piccola premessa. Nell’ipotesi assai remota che un giorno lontano dovessi incontrare il signor Dio, creatore di tutta questa gran confusione, io avrò per lui una sola domanda, semplice e concisa. Questa: “Carissimo, ma perchè hai inventato i calabroni?”.

Il problema dell’isola di Stromboli è popolata dall’unico essere vivente che non la finirà mai di terrorizzarmi: il calabrone...”Cosa si può fare per eliminare i calabroni?”, chiedo io con l’ingenuità di un dodicenne. L’autoctono prorompe un una risata memorabile che, sulle prime, ho confuso per un’eruzione del vulcano e poi aggiunge, tra lacrime di ridarella: “Tornare a casa”.

Si potrebbe pensare che Mario Draghi a giugno abbia letto Sorrentino e che si sia ispirato, definendo l'Euro un calabrone. Infatti nel suo intervento del 26 luglio 2012 a Londra, Draghi ha dichiarato: “And the first thing that came to mind was something that people said many years ago and then stopped saying it: The euro is like a bumblebee (calabrone, ndr). This is a mystery of nature because it shouldn’t fly but instead it does. So the euro was a bumblebee that flew very well for several years. And now – and I think people ask “how come?” – probably there was something in the atmosphere, in the air, that made the bumblebee fly. Now something must have changed in the air, and we know what after the financial crisis. The bumblebee would have to graduate to a real bee. And that’s what it’s doing.

The first message I would like to send, is that the euro is much, much stronger, the euro area is much, much stronger than people acknowledge today. Not only if you look over the last 10 years but also if you look at it now, you see that as far as inflation, employment, productivity, the euro area has done either like or better than US or Japan.

Then the comparison becomes even more dramatic when we come to deficit and debt. The euro area has much lower deficit, much lower debt than these two countries. And also not less important, it has a balanced current account, no deficits, but it also has a degree of social cohesion that you wouldn’t find either in the other two countries.

That is a very important ingredient for undertaking all the structural reforms that will actually graduate the bumblebee into a real bee (vera ape, ndr)”.

Paul Krugman
L’economista liberal Paul Krugman ha commentato a caldo – Lo strano volo del calabrone euro, La Repubblica 1.8.12: “La metafora (di Draghi, ndr) è imperfetta, ma il messaggio è chiaro. Nel lungo periodo l’euro potrà funzionare solo se l’Unione Europea assumerà le caratteristiche di un Paese unificato...L’acquisto di bond non è una cosa semplice. Non si può salvare l’euro se la Germania non è disponibile ad accettare un sostanziale aumento dell’inflazione nei prossimi anni e finora I tedeschi hanno dato segno di voler neppure discutere di quest’ipotesi, figuriamoci accettarla”.

Anni fa Luca Paolazzi – attuale direttore del Centro Studi di Confindustria - e Fabrizio Galimberti scrissero un libro interessante dal titolo Il volo del calabrone. Breve storia dell’economia italiana nel Novecento (Le Monnier, 1998).

Gli autori si chiesero come ha fatto l’Italia a divenire il quinto Paese industriale del mondo nonostante il retaggio di immaturità statuale e di arretratezza contadina che ne appesantiva le ali: L’ossatura congenita dell’economia italiana, costituita da miriadi di imprese piccole o micro, con pochi casi di aziende di stazza internazionale, e viziata dalla apparente incapacità di stare sulla nuova frontiera tecnologica appraiva e apprare ai più troppo pesante per consentirle di spiccare il volo.

Eppure, come il calabrone che non rispetta la leggi della fisica e con molto rumore si libra in aria, così l’economia italiana ha continuato a crescere, a ritmi talvolta superiori a quelli dei sistemi produttivi presi a modello di “aerodinamica” e che l’Azienda Italia ha non di rado battuto sonoramente nei duelli diretti per la conquista della leadership mondiale in significativi mercati. In tal modo ha suscitato tra gli addetti aigli studi economici uno stupore e un’incredulità perfino superiori a quello che il povero calabrone infonde ai fisici”.

L’Italia ha continuato a volare, malgrado che, secondo le leggi della fisica economica, avrebbe dovuto già sfracellarsi a terra più di una volta. Ma è da un decennio che il volo è rasoterra. La spesa pubblica esorbitante e i benefici (grazie Euro!) dei bassi tassi di interesse – e quindi esigui oneri sul nostro mostruoso debito pubblico – non sono più ripetibili. Occorre ristrutturare questo Paese in profondità riducendo, in primis, il perimetro della presenza pubblica, che svolge – oltre all’inefficienza e alla enorme corruzione - un ruolo malsano di spiazzamento - crowding out - del settore privato.

Franco Fiorito, Er Batman di Anagni
Chiudiamo con l’opinione di Gianfelice Rocca, imprenditore di altissimo livello, Presidente del gruppo Techint, che in occasione della recente tavola rotonda in Bocconi dal titolo “I nostri campioni e le sfide dell’economia mondiale” ha correttamente affermato: “Il calabrone italiano rimarrà impigliato se non si disbosca l’apparato amministrativo e normativo pubblico”. Altrimenti nuovi Fiorito solcheranno le aule dei Consigli Regionali italiani.

7 commenti:

  1. Ricevo e pubblico:
    "Fantastico il post di oggi prof!! Continuo a seguirla con piacere sul suo blog e a godere della legacy del suo corso. Manca l'energia del prof. Piccone, al l'unibg e ai suoi studenti!"
    Davide N.

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  2. Concordo con Davide ... Su tutta la linea :) Mancano le sue lezioni all'università , così vigorose , coinvolgenti e attuali ! E il post di oggi é molto interessante , soprattutto per l'aneddoto su Draghi e la metafora del calabrone
    Jessica G.

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  3. Piccone è diverso, per questo in unibg dava fastidio!!..Se potete seguitelo nella sua patria (l'uni citata in fondo post)...li da il meglio di se!! hehe...
    t.c

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  4. Mi pare più probabile che invece di Sorrentino Draghi abbia letto Becattini, economista fiorentino che ha pubblicato vari lavori sui distretti industriali italiani, tra cui un libro intitolato 'Il calabrone Italia'. Tra l'altro Becattini insegnava a Firenze amche quando Draghi era professore lì. Pare che Becattini abbia ricevuto la nomination per il premio Nobel, che però non ha vinto.

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    1. Ottimo lo spunto su Becattini, teorico massimo dei distretti italiani. Ho seguito una sua lezione a un corso per imprenditori alla Camera di Commercio di Milano quando avevo 18 anni, invitato dal Preside ad andare. Il corso partiva facendo con la proiezione di Ghostbuster, per dimostrare il valore dell'idea imprenditoriale.

      Non a caso lo stesso Becattini ha scritto la prefazione al libro citato di Paolazzi-Galimberti. Nella stessa il nostro scrive: Se fosse dipeso solo dalle prestazioni dei pochi giganti, privati e pubblici, dell'economia italiana, saremmo ancora ad arrancare fra i Paesi sottoindustrializzati. Questa è la verità nuda e cruda, attorno a cui non serve girare con le parole".

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    2. Ho avuto il piacere di averlo come mio professore a Firenze. Teneva un corso nel quale spiegava come era nato il debito italiano, negli anni 60-70, con i governi di solidarietà nazionale. Era un piacere starlo ad ascoltare, ed è uno dei professori che ricordo con piacere. Potresti scrivere un psot su di lui e sui distretti: che ne pensi?

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  5. Gentile prof, a costo di esser tacciata di pedanteria, non posso esimermi dal segnalarle un piccola svista lessico-entomologica: "calabrone" in inglese si traduce "hornet", mentre l'innocuo "bumblebee" corrisponde al nostro "bombo"... Ecce bomboooo!

    Laura

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