lunedì 2 aprile 2012

#Schettino #Vabbuò #Tornisullanavecazzo, la responsabilità, il gigantismo infernale

Qualche settimana fa il Financial Times in prima pagina ci informava che la nuova MSC Preziosa – originariamente costruita secondo le esigenze di Gheddafi – avrebbe dovuto avere un tank di vetro con sei squali, incluso uno squalo bianco.

Dopo la caduta del dittatore, la nave è stata comprata da MSC Cruises, il più grande operatore al mondo di viaggi da crociera.

Allora cogliamo l’occasione per tornare sul caso #Schettino #Isola del Giglio #Costa Concordia.

Si è scritto molto su Schettino e sul naufragio. Noi citiamo due Maestri, Giulio Sapelli e Marco Vitale.

Francesco Schettino
Sapelli: “Il fatto è paradigmatico di un comportamento umano associato e non solo individuale terribilmente diffuso in tutte le organizzazioni. E’ sempre più divenuto socialmente e culturalmente accettato usare i poteri di comando per soddisfare i propri desideri, ricambiare piccoli e grandi favori con reciprocità collusive, creare catene di complicità dirette a soddisfare volontà non sempre criminali ma sempre narcisistiche e dettate dal dimostrare una onnipotenza che fa gonfiare il petto di soddisfazione.


Come dimostra il comportamento del capitano della Costa, il familismo morale allargato viene posto in essere da persone che hanno perduto ogni senso si responsabilità verso la collettività”.

Vitale: “La verità è che nella tragedia della Costa Concordia, di italiano ci sono solo l’onorato nome dei Costa ed il comandante “bello guaglione”. Tutto il resto è americano. Americana è la compagnia proprietaria Carnival Corporation. Americano è il proprietario, Mickey Arison, fortuna stimata oltre 4 miliardi di dollari. Americana è l’ossessione di costruire navi sempre più grandi e sempre più alberghi galleggianti, anzi come li definisce correttamente “Der Spiegel”: Vergnügungsparks zur See (parchi di divertimento galleggianti), piuttosto che navi, sacrificando la componente armatoriale (e dunque anche la sicurezza) alle esigenze dell’intrattenimento, delle dimensioni, del marketing.


È americano mettere come CEO un manager che non viene dall’armamento ma dall’industria degli ascensori. È americana l’ossessione generale per il gigantismo (come per le banche) per fare sempre più profitti, per allargare sempre di più il mercato degli utenti. Nel 1979 Carnival faceva un fatturato di 44 milioni di dollari, oggi fa un fatturato di 16 miliardi di dollari. Questo grande successo porta la compagnia a sfornare una nave dopo l’altra e sempre più grandi. Ma questa crescita frenetica porta seri problemi organizzativi, di selezione e preparazione di personale, di coerenza manageriale tra le esigenze armatoriali, di sicurezza, alberghiere. Ha scritto uno specialista dell’industria delle crociere: “Il caso della Concordia è un avvertimento per l’industria. Abbiamo sempre ammonito che era solo questione di tempo, che un grave incidente con una grande nave da crociera, prima o poi, doveva avvenire. È piuttosto una sorpresa che non sia successo prima” (citato da Der Spiegel)”.

Lo stesso Nicola Costa, rappresentante della famiglia Costa che vendette la società a MSC, in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: “Mi pare tutto cambiato, non solo la stazza delle navi, sempre più grandi...tutto ingigantito”.

Il vero nodo è il gigantismo navale che spinge a costruire navi sempre più grandi con biglietti a costi sempre più competitivi. Questa è una macchina infernale che va fermata.

Non sappiamo se ridere o piangere nel leggere la dichiarazione di Domnica Cemortan - “amica” di Schettino inspiegabilmente nella cabina di comando al momento dell’impatto: “Baciai Schettino prima dell’impatto....prima o poi saremmo finiti a letto”. Non vorremmo essere al posto di Schettino agli arresti domiciliari accanto alla moglie 24 ore su 24.

David Foster Wallace nel suo racconto più bello – Una cosa divertente che non farò mai più (Minimum Fax, 1998) – scrisse dopo un viaggio in crociera: “Ho visto completi fucsia e giacche rosa-mestruo e scaldamuscoli viola e marrone e mocassini bianchi senza calzini. Ho visto croupier professioniste così carine che ti facevano venire voglia di fiondarti al loro tavolo e perdere fino all’ultimo centesimo a blackjack...Ho sentito tamburi da banda di paese e ho mangiato frittelle di sgombro e ho visto una donna in lamè argentato che vomitava a getto dentro un ascensore di vetro...Sono stato oggetto in una sola settimana di oltre 1.500 sorrisi professionali,..ho imparato come si allaccia il giubbotto salvagente sopra lo smoking e ho perso a scacchi con una bambina di nove anni. Ho visto un sacco di gente seminuda che avrei preferito non vedere seminuda. Mi sono sentito depresso come non mi sentito dalla pubertà e ho riempito quasi tre taccuini per capire se era un Problema Mio o un Problema Loro”.

David Foster Wallace aveva già capito tutto. Ben prima dell’irresponsabile #Schettino, di cui riportiamo l'epitaffio: "Comandante, i passeggeri stanno entrando da soli nelle lance", risposta: "Vabbuò".
Mr Vabbuò, quando nelle aule universitarie dovrò portare degli esempi di persone irresponsabili, lei sarà il mio primo riferimento.

P.S.: nella tragedia del Giglio sono 30 i morti accertati e 2 i dispersi.

P.S.(2): ringrazio #Lorenzo, nuova promessa dello sci italiano, per avermi suggerito in seggiovia a Shampolook il titolo del post

3 commenti:

  1. La vicenda di Schettino e della Costa Concordia, oltre che un'immane tragedia con perdite di vite umane e non solo, può essere interpretata come una metafora, una rappresentazione di buona parte dei vizi e degli atteggiamenti del popolo italiano. Chiaramente espressi in maniera esponenziale in questo caso. Lo scarso senso di responsabilità, il "salvo io, salvi tutti", insomma il Ponzio-Pilatismo all'ennesima potenza.

    Dice bene Sapelli quando afferma "E’ sempre più divenuto socialmente e culturalmente accettato usare i poteri di comando per soddisfare i propri desideri, ricambiare piccoli e grandi favori con reciprocità collusive, creare catene di complicità dirette a soddisfare volontà non sempre criminali ma sempre narcisistiche e dettate dal dimostrare una onnipotenza che fa gonfiare il petto di soddisfazione." Solo persone di questo calibro possono dare importanza a gesti e riti come questi, degni di una connotazione medievale.

    Non sono però completamente d'accordo con Vitale. Chiaramente la progettazione delle navi da crociera deve essere rivista e soprattutto ridimensionata: non possono essere dei veri e propri paese galleggianti. Sono però dell'idea che questa non possa essere la chiave di lettura della tragedia dell'Isola del Giglio, perché un conto sono le problematiche di una nave enorme e poco sicura, un altro è un malato mentale che passa a 90 metri dalla costa per fare un saluto mentre è in dolce compagnia di una ragazza.
    Sono due cose molto lontane fra loro, giuste ma lontane fra loro.
    FP

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  2. In qualità di padre della giovane promessa, non posso che condividere pienamente lo spunto di riflessione e la trattazione del Prof Piccone.
    Ieri ho sentito Luciana Littizzetto che ironizzava sul fatto Costa Concordia e sul suo tragico protagonista Schettino.
    Il pensiero é andato subito ai parenti delle vittime e a come deve essere penoso per loro sentire citato tale avvenimento in discorsi leggeri e da domenica sera.
    Lo so che alla fine é giusto far ironia su tutto, perché é la vita che é ironica, ma mi sento molto solidale con chi deve affrontare tale calvario tutti i giorni e che potrà iniziare a dimenticare solo quando il relitto della nave sarà rimosso dall'Isola del Giglio.

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  3. Non mi trovo d'accordo con la riflessione, citata, di Vitale: "piuttosto che navi, sacrificando la componente armatoriale (e dunque anche la sicurezza)"; un conto è un errore di progettazione che fa affondare una nave appena salpata, un altro è un errore umano che porta alla conseguenza dell'affondamento.

    Sicuramente gli americani non sono perfetti; ma in questa vicenda, onestamente, vedo molto più dell'italiano: pensa che mi sembra tanto italiano anche lo scaricare la colpa sugli americani..

    Mattia

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