lunedì 23 gennaio 2012

In morte di Roberto Franceschi, studente bocconiano, ucciso dalla polizia il 23 gennaio 1973

Roberto Franceschi
Appena ho iniziato a frequentare l'Università Bocconi, ho notato che l'aula al secondo piano era dedicata alla memoria di Roberto Franceschi. Non c'era google al tempo, allora ho chiesto a mia madre, una vera e propria wikipedia vivente. E mi ha raccontato. Oggi allora faccio lo stesso.

39 anni fa, lo studente bocconiano Roberto Franceschi si accasciava al suolo colpito a morte da un colpo di arma da fuoco sparato da un proiettile di pistola Beretta calibro 7,65 in dotazione alla Polizia che presidiava l’Università.

La sera del 23 gennaio 1973 era in programma un'assemblea del Movimento Studentesco presso l'Università Bocconi. Assemblee di questo tipo erano state fino ad allora autorizzate normalmente e non avevano mai dato adito a nessun incidente e, nel caso specifico, si trattava dell'aggiornamento di una assemblea già iniziata alcuni giorni prima; ma l'allora Rettore dell'Università quella sera ordinò che potessero accedere solo studenti della Bocconi con il libretto universitario di riconoscimento, escludendo lavoratori o studenti di altre scuole o università. Ciò significava vietare l'assemblea e il Rettore informò la polizia, che intervenne, con un reparto della celere, intenzionata a far rispettare il divieto con la forza.

Ne nacque un breve scontro con gli studenti e i lavoratori e, mentre questi si allontanavano, poliziotti e funzionari spararono vari colpi d'arma da fuoco ad altezza d'uomo. Lo studente Roberto Franceschi fu raggiunto al capo, l'operaio Roberto Piacentini alla schiena. Entrambi caddero colpiti alle spalle” (dal sito web http://www.fondfranceschi.it/ ) .

Come spesso accade, il processo è stato un calvario scandaloso – oltre venticinque anni di processi penali e civili, l’ultima sentenza è del 20 luglio 1999, più di 26 anni dopo la morte di Francesco - dove la volontà di occultare la verità da parte della Polizia è stata dominante. Dalla sentenza che ha chiuso la fase istruttoria del processo (dicembre 1976) leggiamo: “La verità è che sin dall’inizio si preferì occultare rigorosamente la corcostanza che a sparare erano stati in diversi, e questa decisione comportò poi la necessità che l’intera fase delle indiagini preliminari fosse gestita sotto il controllo o quanto meno con l’accondiscenza dei vertici della polizia, all’insegna della costante preoccupazione di neutralizzare ogni risultanza che con tale versione potesse apparire in contrasto”.

Qualcosa si è ottenuto dai processi. Come scrive Biacchessi “L’accertamento della responsabilità della polizia e la condanna del Ministero dell’Interno al risarcimento del danno, ma non l’individuazione e la condanna dell’autore materiale e di eventuali corresponsabili”.

Ma torniamo alla figura di Roberto Franceschi, studente brillante e affettuoso.

Scrisse di lui un compagno di studi: "Roberto, la sua ferrea volontà, la sua onestà intellettuale, la sua incrollabile fede nella scienza, la sua costante ricerca della verità, il suo amore per la cultura, la sua illimitata fiducia nelle possibilità dell'uomo, dopo la sua morte, hanno aiutato me e molti altri compagni a superare le difficoltà, a correggere gli errori e ad andar avanti".

La sua insegnante di filosofia del Liceo Vittorio Veneto – Meris Antomelli - ha scritto: “Roberto era politicamente molto impegnato, e in particolare riteneva l’apertura della scuola alla società, e la lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione non come esigenze tra le altre, ma fondamentali: le considerava capaci di dare concretezza ai suoi ideali di democrazia e giustizia, e coerenza alla sua vita. Non accettava perciò quelle forme di contestazione della scuola che si traducevano nel rifiuto dello studio a vantaggio di una militanza politica che nella scuola vedeva soltanto uno dei suoi luoghi d’azione”.

Don Milani con i ragazzi di Barbiana
Dopo aver riletto le testimonianze sulla figura di Roberto Franceschi, mi è tornato in mente Don Lorenzo Milani, che insisteva in continuazione sull’importanza dello studio affinchè le classi disagiate potessero giocarsela alla pari con i più fortunati. In un bellissimo passo de La ricreazione (Edizioni e/o, 1995) leggiamo: “Quando ripresi la scuola nel 1952-53 avevo ormai superato ogni ulteriore esitazione: la scuola era il bene della classe operaia, la ricreazione era la rovina della classe operaia. Mi perfezionai allora nell’arte di far scoprire ai giovani le gioie intrinseche della cultura e del pensiero e smisi di far la corte ai giovani che non venivano. Non perdevo anzi l’occasione di umiliarli o offenderli...Prova ne sia che, dopo le ricreazioni, la domanda di rito è: A S. Donato oggi una domanda del genere viene considerata poco meno che pornografica”.

Corrado Stajano
Chiudo con una riflessione di decenni fa (1979) ma attualissima di Corrado Stajano – scrittore e giornalista di grandissima levatura, ricordiamo solo gli imprescindibili Un eroe borghese. Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia politica (Einaudi, 1991), Il sovversivo. Vita e morte dell’anarchico Serantini (Einaudi, 1975): “La storia del ragazzo Franceschi non conta solo per ieri, vale per oggi e per domani. E non riguarda solo la tarlata giustizia, ma il buongoverno nel suo complesso perchè sono proprio inutili le generiche affermazioni da cui siamo continuamente travolti, se poi, in concreto, si usa solo indifferenza e non ci si scandalizza più di fatti scandalosi”.

Dove sarebbe oggi il brillante studente Roberto Franceschi? A me piace immaginarlo come civil servant in Banca d'Italia, accanto a Ignazio Visco, Fabrizio Saccomanni, Salvatore Rossi, tutti impegnati a elaborare le strategie per far ripartire di slancio il nostro amato Paese.

Un abbraccio particolare alla signora Lydia Franceschi - per anni impegnata caparbiamente per la ricerca della verità -  per l'effort con il quale ogni giorno attraverso la Fondazione Franceschi porta avanti progetti, pubblicazioni, convegni, premi di laurea, rende viva e presente la memoria di Roberto.

Il fatto che di fronte al più grande dolore che una persona possa provare - la morte di un figlio - la famiglia Franceschi sia riuscita a trasmettere dei valori positivi è una cosa di un valore inestimabile.

P.S.: si consiglia la lettura di Roberto Franceschi. Processo di polizia, a cura di Daniele Biacchessi (Baldini Castoldi, Dalai editore, 2004)

http://www.fondfranceschi.it/

6 commenti:

  1. Grande Pic,
    hai reso omaggio a uno studente modello....... ricordo il fatto e ancor oggi mi vengono i brividi nel ricordare
    come la polizia ha insabbiato tutto.
    Ricordo anche lo slogan delle manifestazioni post assassinio....
    '' Il 23 gennaio non è un anniversario , ma un giorno di LOTTA RIVOLUZIONARIO,, '' Polizia assassina !!!!! ''
    Ciaooooo, Poldo

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    1. Storia commovente e toccante, bello vedere che ci si ricorda di giovani che hanno dato tutto, in questo caso anche la vita, per un ideale, per un qualcosa che non si tocca al momento, ma che è di estrema importanza.
      Un professore sa chi proporre come esempi, come protagonisti di aneddoti. Franceschi è un grande esempio.

      Ps attenzione però a non cadere in facili definizioni delle forze dell'ordine. In questo caso un poliziotto ha fatto un errore tremendo, ma l'ha fatto l'uomo, non la polizia in generale. Sarebbe come dire che tutti i politici sono stronzi, ma allora Ciampi e Napolitano dove li mettiamo?
      Detto questo il comportamento del poliziotto e anche di chi ha gestito le vicende giudiziarie seguenti è ineccepibilmente negativo

      fp

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  2. Questa volta parto dalla fine, perchè è la parte che ho preferito.I genitori,colpiti da una immane tragedia hanno saputo trasformarla in qualcosa di altamente costruttivo con un 'energia instancabile, guardando all'attività febbrile della fondazione che porta il nome del loro caro figlio.Il padre e la madre meritano un grazie da parte della società in quanto nutrono : vecchi,giovani,bambini, maschi e femmine di "Un bel Esempio,nonchè di una Bella Figura" ed è una fame che ne abbisogna di molti e molte per essere saziata.
    Grazie per questo scritto.
    Lucia

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  3. Ricevo e volentieri pubblico:

    "Ottimo il post su Roberto Franceschi".

    Prof. Marco Vitale

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  4. Ricevo e volentieri pubblico:
    "Gentilissimo Beniamino Andrea Piccone,

    La ringrazio del ricordo che ha voluto pubblicare, sapere che c’è una memoria condivisa ci sprona a continuare nel percorso che abbiamo iniziato con la Fondazione.
    Sperando di poterla ringraziare di persona, incontrandola ad una nostra iniziativa. le invio i miei più cordiali saluti

    Cristina Franceschi

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