lunedì 12 settembre 2011

Ancora oggi a 10 anni dal 9/11 siamo tutti americani

"Siamo tutti americani", titolarono identici Le Monde e Il Corriere della Sera all'indomani dell'attacco alle Torri Gemelle. Ci trovammo tutti nella stessa situazione: vulnerabili.

L'11 settembre ha alterato in modo irreversibile il tradizionale rapporto tra potenza e sicurezza, sul piano psicologico e morale prima ancora che su quello materiale. E' stata ferita l'intimità della nazione americana.

Magris ha scritto: "L'11 settembre ha costretto a percepire concretamente, fisicamente, che la distruzione può colpire le nostre case, la nostra vita quotidiana; ha sgretolato ogni sicurezza. Ha trasformato il meccanismo della guerra, questa madre di tutte le cose, che ci sforziamo sinora invano di disinnescare e che rinasce in sempre nuove forme".

L'11 settembre ha portato l'Amministrazione Bush - disgraziatamente - a reagire in modo scomposto, a cercare una vendetta che non ha prodotto nulla di buono.

Le guerre in Irq e Afghanistan invocate in nome della vendetta e per prevenire altri attentati sarebbero durate 10 anni dissanguando le casse dello Stato, senza aver creato alcun vagito democratico.

La democrazia non si esporta.

Sentiamo Nadia Urbinati: "Le ripercussioni della preemptive strategy sono state pesantissime e hanno scatenato la crisi economica più grave che l'America abbia sofferto dal 1929. Un impero che affonda nelle guerre che provoca: questo è il lascito dell'Amministrazione Bush, nata con un bluff elettorale e costata un danno incalcolabile (per ora siamo a 3 miliardi di dollari, ndr) i cui effetti durano ancora".

E' stato commovente vedere ieri un'America senza retorica ricordare l'11 settembre 2001. Poca politica e tanto spazio ai parenti delle vittime.
La giornata è stata lasciata a coloro ai quali apparteneva: tremila uomini, donne, bambini, neonati polverizzati nel più osceno attacco che il mondo abbia visto con i propri occhi.

Non dimenticheremo.

5 commenti:

  1. Non sono molto d'accordo con i commenti riguardo la 'reazione scomposta' degli USA dopo l'attacco. Sicuramento potevano agire in modo migliore, questo non lo nega nessuno. Ma d'altra parte, se oggi siamo piu' sicuri (e credo che nessuno lo possa negare) e' anche merito di questa reazione.
    A me e' piaciuta molto l'affermazione di Biden ieri: "Al Qaeda and bin Laden never imagined that the 3,000 people who lost their lives that day would inspire 3 million to put on the uniform and harden the resolve of 300 million Americans. They never imagined the sleeping giant they were about to awaken. They never imagined these things because they did not understand what enables us, what has always enabled us to withstand any test that comes our way. But you understood. You knew better than anyone because you knew every time this nation has been attacked -- you particularly who wear the uniform -- every time this nation is attacked, you knew it only emboldens us to stand up and to strike back."
    E' vero, l'orgoglio a volte puo' portare a reazioni 'scomposte' ma nello stesso tempo unite. Ed e' poi quello che conta!

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  2. D'accordo con il post precedente. Se il mondo oggi è più sicuro lo dobbiamo a questa reazione degli Americani che invece di parlare hanno agito, magari in modo scomposto ma lo hanno fatto da nazione! La frase di Joe Biden è straordinaria e racchiude la vera essenza degli Stati Uniti da Pearl Harbour in poi.....

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  3. Sinceramente non mi sono mai sentito americano, né ambisco ad esserlo.
    Seppur vicino alle tante vittime innocenti americane e non, trovo schizofrenica, oltre che pesantissima, la reazione USA soprattutto per quanto riguardo lo strano collegamento della guerra al terrorismo con la guerra in Iraq (dove erano i terroristi? ah no scusate dimenticavo che quella in Iraq è stata giustificata con la presenza di armi per la distruzione di massa, ma nessuno le ha mai viste).
    Gli USA si sono inoltre macchiati di crimini contro l'umanità privi di ogni fondamento democratico, alla faccia della guerra al terrorismo.
    Molto interessante è in tal senso il documentario della strage di Falluja su YouTube (RaiNews)
    http://www.youtube.com/watch?v=2mohu6T5lyA.
    Dubito che il mondo sia più sicuro oggi grazie a questo, anzi credo che questa strategia in politica estera non abbia fatto altro che creare un forte odio verso l'America e tutto il mondo occidentale anche nelle frange più moderate della società araba (odio a mio parere abbastanza giustificato dagli eventi e manipolabile dai gruppi terroristici islamici).
    La mia contrarietà alla politica USA è accentuata dalla mancanza di trasparenza sugli accadimenti di 10 anni fa; la teoria del complotto interno, pur allucinante, è infatti tutt'oggi sostenuta da validi indizi che solo il governo USA potrebbe sciogliere, se solo lo volesse.
    Non si spiega come mai non l'abbia ancora fatto.
    Se siete interessati vi consiglio anche la registrazione della trasmissione La storia siamo noi dedicata all'evento, oppure il documentario Fahrenheit 9 11 di Moore.
    Saluti,
    Andreas Copper

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  4. Rispondo alle osservazioni sulla "reazione scomposta" con le parole di John Authers del Financial Times: "Did that incredibly well-executedcrime 10 years ago contribute to the errors that pulled the US so far off course? Yes, it did. And that hurts". bp

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  5. Tralascio ogni considerazione di carattere politico e storico in quanto sono trascorsi troppi pochi anni per poter fare un'analisi corretta, la Storia, necessita sempre di tempi lunghi. Il mio pensiero va a tutte le persone che in quei terribili giorni, dopo l'11 Settembre, si sono adoperate per aiutare. Non soltanto gli abitanti della città,stranieri che erano in visita, gente che arrivava da tutte le parti del paese e del mondo.Infatti i telefoni dei consolati e delle ambasciate squillavano senza sosta anche per chiedere come aiutare.
    Ecco una luce si affacciò nel dolore,nella tristezza,nella desolazione e nello smarrimento : si chiama Solidarietà.
    Lucia.

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