lunedì 20 giugno 2011

Le banche italiane: un salasso per l'investitore

Al Festival dell’Economia di Trento alcuni partecipanti hanno applaudito un intervento del pubblico che sottolineava come le banche abbiano danneggiato gli investitori non solo non avendo curato a dovere i loro risparmi, ma con una gestione allegra degli impieghi, hanno prodotto forti cali nel prezzo delle azioni.

Ma quali applausi! Ogni investitore deve essere responsabile delle proprie scelte di portafoglio. Non può sempre dar la colpa agli altri.

E’ da almeno due anni che i banchieri centrali scrivono, rispondono con le stesse parole: “Più capitale, meno debito, meno rischi”. Se ne deduce – e se ne doveva dedurre anche in passato – che bisgonava stare molto lontani dal settore bancario.

Non è mai bello citarsi, ma questa volta ne vale la pena. Nel post Le banche italiane sono veramente messe meglio delle altre?  il 10 gennaio 2011 scrivevo: “Quando al TG1 ci raccontano che le banche italiane non hanno asset tossici, cambiamo canale. Quando la crisi colpisce duro, gli asset tossici sono gli impieghi!”

Guardiamo quindi insieme l’andamento di borsa delle principali banche italiane da inizio anno a venerdì 17 giugno:

- Unicredito – 4%
- Intesa Sanpaolo S.p.A. – 5%
- Unipol Banca – 17%
- Monte dei Paschi (MPS) – 17%
- Banco Popolare – 33%
- Banca Popolare di Milano – 34%
- UBI Banca – 36%

Nelle ultime Considerazioni Finali del Governatore di Banca d’Italia Mario Draghi leggiamo: “Nel nostro paese non vi è stata una crisi bancaria. Tuttavia la recessione, aggravando debolezze aziendali preesistenti, ha portato a un aumento del numero di procedure di gestione provvisoria, amministrazione straordinaria e liquidazione".

Pesanti perdite hanno subito le banche popolari. Anche in questo caso Draghi è illuminante: “Alle banche popolari quotate servono regole per un controllo più efficace dell’operato degli amministratori, un maggiore coinvolgimento degli azionisti in assemblea anche mediante deleghe. Come ho già osservato in passato, un intervento legislativo è necessario; le modifiche statutarie, che pure abbiamo sollecitato, non possono essere risolutive”.

Solo in Italia possiamo avere una banca (Banca Popolare di Milano) governata dai sindacati. Nel 2007 valeva 11€, venerdì scorso 1,7€. L’ultima ispezione di Banca d’Italia si è conclusa con dei pesanti rilievi e l’intervento d’ufficio della Consob.

Luigi Zingales
Zingales sul Sole 24 Ore di ieri – Una cattiva Popolare è un danno al sistema - così descrive la situazione: “Sono stati contestati fidi eccessivi ad alcuni imprenditori (43% degli impieghi al settore immobiliare, ndr), mancanza di controlli nell'erogazione di credito a imprese non immuni dall'attenzione della criminalità organizzata, fino ad arrivare a errori e incongruenze nel sistema di gestione dei clienti, diffuso disordine organizzativo e inadeguatezza nel sistema informatico. La Banca d'Italia ritiene di aver trovato perfino errori nel modo in cui i mutui venivano conteggiati".

Zingales va giù duro e ne chiede il comissariamento: "Di fronte a questi eventi, se essi venissero confermati anche da un giudice terzo, nel caso in cui Bpm ne contestasse l'esistenza, mi domando cosa aspetti il governatore Draghi. Una banca che non segue sempre rigidamente le regole nel concedere i prestiti, sbaglia a conteggiare i mutui e rifila i propri titoli (rischiosi) ai clienti inconsapevoli deve essere fermata. In un mercato competitivo sarebbe spazzata via dalla concorrenza. In un mercato protetto, come quello bancario, deve essere commissariata".

Alessandro Penati

Gli aumenti di capitale non sono certo una panacea.
Alessandro Penati scrive con saggezza - La banca cooperativa tradisce il territorio : "E' difficile chiedere soldi alla Borsa, se poi gli investitori non contano nulla e devono sopportare di veder subordinato il taglio dei costi e poltrone agli equilibri del controllo".

5 commenti:

  1. Aggiungici anche l'assenza totale di mark-to-market su una bella fetta degli attivi, le sofferenze calcolate "comepareallabanca" (ovvero sostanzialmente non dichiarate) e ti ritrovi con banche sostanzialmente mezze collassate. Il mercato questo lo sa in parte, e secondo me le valuta comunque troppo. La stessa cosa vale per i fondi pensione (vedi recente scandalo Enpam).
    Peraltro ti posso dire che Unicredit sta tagliando brutalmente le linee di credito e finanziamenti EUR >5m. Basilea III non aiuta, certo, ma è una bella scusa dietro cui nascondere incompetenza e incapacità.
    PS: pure Banca d'Italia è un covo di incompetenti. Quando ci vediamo ti racconto 3-4 episodi da accapponare la pelle. Dove va un commissario della BdI fa terra bruciata. Con tali personaggi come "controllori", che t'aspetti?

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  2. Il fatto di allocare nell'Investment Book i titoli di livello 3 (per evitare il mark-to-market (e non nel trading book) fa si che le minusvalenze sul portafoglio titoli siano solo latenti.
    Banca Popolare di Lodi anni fa prima ha scritto un bilancio alla Fiorani style con 1 miliardo di uili. Poi i successori del "portatore di cactus" hanno redatto un bilancio con altri criteri un po' più rigidi e d'improvviso 400 milioni di perdita. Delta 1,4 miliardi di euro!! bp

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  3. Il mercato, per quanto pieno di inefficienze, è sempre un ottimo indicatore della situazione di salute delle aziende.. Ciò accade perchè i bilanci possono essere facilmente truccati (discrezionalità tra investment e trading book, ammortamenti, perdite non registrate, ecc ce ne sono di trucchi per abbellire un bilancio a piacimento)..
    Infatti la maggior parte delle banche fallite con la crisi presentavano dei bilanci perfetti fino al giorno prima del fallimento: vedi Lehman Brothers, che aveva un capitale (da bilancio) perfettamente rientrante nei vincoli di Basilea II, mentre se si guardava al valore di mercato del capitale si poteva vedere una banca sull'orlo della crisi...

    Insomma, i mercati possono anche sbagliare, ma sono spesso più affidabili dei manager che cercano di stilare dei bilanci nel modo che fa loro più comodo... Per quanto riguarda chi si è accollato le azioni delle banche italiane: è chiaro che quando investi in azioni puoi avere grandi guadagni ma anche enormi perdite.. Inutile lamentarsi se il risultato ti da grandi perdite... E se le azioni delle nostre banche sono in caduta libera, un motivo ci sarà.. E di certo non è colpa della speculazione (brutta e cattiva, bp docet ahah)..

    Isabella

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  4. Comunicato stampa Banca Popolare di Milano - La Banca Popolare di Milano informa che, a seguito della decisione del Consiglio di Amministrazione del 14 giugno scorso e acquisite le valutazioni dei propri legali, ha dato mandato ai legali stessi di intraprendere le opportune iniziative giudiziarie a tutela dei propri interessi in relazione all’articolo apparso in data 11 giugno scorso su “Il Giornale”, a firma di Nicola Porro.
    La Banca sta altresì procedendo ad analoghe valutazioni con riferimento all’articolo apparso su “Il Sole 24 Ore” del 19 giugno scorso, a firma dell’editorialista Luigi Zingales.
    Rob de matt, bp

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  5. Un contributo in merito a dove debba stare la responsabilità quando un investitore viene colpito da una crisi aziendale o settoriale che gli fa perdere soldi su un investimento effettuato in tale azienda o settore. Intendo la responsabilità "primaria", perchè ogni sistema con almeno 2 responsabilità è più forte di uno che poggi su una sola. Per questo anzichè puntare il dito bisognerebbe più saggiamente fare sempre il giro di tavolo valutando ciascuno dei "partecipanti".

    Pur essendo un sostenitore dell'idea che l'essere umano deve abituarsi sempre a che il destino se lo ricava soprattutto, eticamente s'intende, esso stesso in quanto "individuo", ritengo anche che si debba fare un distinguo tra investimento in capitali di aziende:

    - bancarie: in questo caso è evidente che debba essere l'individuo a preoccuparsi per primo di esser certo di aver investito in banche sane, e nel dubbio, evitare di investirvi; non tanto per incompatibilità di azienda, perchè se sono correntista di Unicredit e chiedo consiglio per l'acquisto di un'azione di un'altra banca dovrei rientrare nel caso che spiego successivamente, ma per incompatibilità di "settore", in cui si tende a proteggersi e non dire tutte le cose come stanno;

    - non bancarie: in questo caso ritengo debba inequivocabilmente essere il "consigliere" bancario a suggerire ETICAMENTE se investire o no su una specifica azienda. Altrimenti si omette di richiamare ANCHE che, oltre alla buona regola che l'individuo deve sapersela saggiamente cavare in questo mondo, ANCHE ogni PROFESSIONISTA (ciascuno per il suo mestiere e soprattutto le banche che gestiscono un bene di alto valore per il suo cliente) deve preventivamente spiegare al cliente (ANCHE SE QUESTI NON GLIELO CHIEDE!) sia le opportunità che i rischi; e invece nel settore bancario, come in altri, ciò non sempre avviene.

    Considerazioni di "metodo" a monte di ciò quindi sono a mio parere:
    - richiedere esplicitamente di avere migliori informazioni per conoscere meglio (leggasi "molto bene") lo stato di salute delle aziende (per le PMI non quotate la fonte dovrebbero essere tendenzialmente di più le banche che le finanziano; per le grandi e le quotate, le società di revisione; e poi frequentare tanto i caffè e le piazze dalle quali si impara molto)
    - richiedere esplicitamente quando si parla di un potenziale investimento: "MI DICA CHIARAMENTE QUALI RISCHI (TIPO E GRADO) HA QUESTO TITOLO E SE LEI LO COMPREREBBE PER SE STESSO". A risposta positiva chiedere un email che DOCUMENTI il suggerimento dato. Almeno i meno "banditi" e i meno "stupidi" forse risponderebbero ciò che spontaneamente potrebbero non dire. E si eviterebbe qualche investimento poco oculato.

    Ma soprattutto: ricordarsi di farlo sempre!

    Paolo

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