Si studia latino e greco, ma si ignorano l'inglese, il cinese e il russo. Si imparano a memoria le formule di fisica ma non si spiega come funziona veramente un laboratorio di ricerca. Si sa tutto degli Assiri Babilonesi ma non viene spiegato agli studenti cosa sono le imprese e l'organizzazione del lavoro.
La vita è complessa e scegliere è sempre più difficile. La vita è una continua sfida all'uso intelligente delle risorse. Ma se non si ha la giusta
cassetta degli attrezzi per compiere le scelte corrette, i nostri ragazzi non sono in grado di affrontare le sfide della globalizzazione.
Gli economisti di
Banca d'Italia Chionsini e Trifilidis, nel paper
Educazione finanziaria: l'utilità di una strategia unitaria, scrivono: "Nel corso degli ultimi anni, l’offerta da parte degli intermediari di prodotti e servizi è divenuta sempre più ampia e sofisticata. L’invecchiamento demografico e le conseguenti riforme dei sistemi pensionistici e sanitari, fattori comuni a molti paesi, hanno spostato dal settore pubblico a quello privato i rischi legati alla copertura di costi sociali e reso ancor più determinati le scelte delle famiglie sulle loro capacità di spesa non solo attuali ma anche prospettiche. Di conseguenza,
sono aumentate la complessità e la numerosità delle scelte finanziarie che gli individui devono fronteggiare, le cui conseguenze possono incidere in misura rilevante sul tenore di vita delle famiglie".
A fronte della maggiore complessità delle scelte, non è cresciuta in ugual misura la conoscenza finanziaria dei cittadini, che sono affetti da gravi deficit cognitivi, che li inducono a indirizzarsi verso soluzioni non ottimali.
E' per questo motivo, per far entrare il risparmio e gli investimenti nella cultura dei giovani che è nato anni fa il progetto di
Educazione Finanziaria, sempre più considerate come parte integrante delle politiche di protezione dei risparmiatori.
I giovani si trovano oggi a dover fronteggiare situazioni e scelte finanziarie più impegnative di quelle vissute alla stessa età dai loro genitori. L’educazione finanziaria nelle scuole può produrre anche benefici "indiretti" per le famiglie: i giovani possono trasmettere in maniera più o meno volontaria le abilità e il senso di familiarità acquisiti anche ai genitori.
Sono andato il mese scorso in una
scuola secondaria di I° grado di Milano, la Mauri, dove ho cercato di trasmettere un po' di passione e conoscenza.
Per capire qual è il clima e l'
humus culturale verso il mondo finanziario delle famiglie, prima di iniziare la lezione, ho posto agli studenti di seconda due domande:
1. che cos'è una banca?
2. la banca è una cosa buona o cattiva?
Le risposte più interessanti sono state le seguenti:
1. La banca è un edificio dove rubano i soldi.
2. Così così;
La banca è una cosa positiva, se non incontri dei ladri.
Negativa perchè ti prendono i soldi.
La banca è cattiva perchè chiede in cambio gli interessi (dimostrazione che nelle famiglie italiane la
cultura di mercato lascia a desiderare, ndr)
E’ cattiva perchè devi ridarglieli indietro con l’interesse (e di cosa dovrebbe vivere una banca?, ndr)
E’ buona perchè permette alle persone di comprare qualcosa che non riescono a comprare con il loro stipendio.
Prima del 2001 era cattiva, ora è abbastanza brava.
La banca è una cosa positiva perchè ti approva ogni volta quello che richiedi (magari!, avere credito NON è un diritto, ndr)
E’ una cosa positiva se compie il suo lavoro correttamente altrimenti non lo è.
Positiva ma le persone devono essere consapevoli di ridare i soldi con gli interessi.
Dipende dal bancario, se tu sei ignorante, lui ti può prendere più soldi del dovuto".
Insomma, dal tono delle risposte, la strada da compiere è ancora molta. Ma non per questo dobbiamo abbatterci. Speriamo che in futuro
Educazione Finanziaria diventi materia scolastica.
P.S.: stampatevi e leggetevi i
Quaderni didattici ideati e realizzati dalla Banca d'Italia. Sono proprio fatti bene.