lunedì 18 giugno 2018

Un tempo si stava meglio? Giammai. Si stava malissimo

La mia formidabile insegnante di lettere consigliava sempre di diffidare da coloro che ci dipingono il passato come dorato. La nostalgia per i bei tempi andati non ha senso. Un tempo si stava molto peggio di oggi.
Un volume recente del filosofo francese Michel Serres (classe 1930) - Contro i bei tempi andati (Bollati Boringhieri, 2018) - mette in luce quanto siamo fortunati a vivere i tempi di oggi.
Mettiamo in fila qualche fatto:
- l'incremento verticale della speranza di vita;
- settant'anni di pace in Europa, cosa mai accaduta (la calma della pace spinge all'oblio);
- il virus della poliomielite è scomparso (sebbene i no-vax spingono per un suo ritorno); Serres scrive: "Non c'era sanità pubblica, i poveri soffrivano senza cure, i ricchi non se la passavano molto meglio; ...siccome non esistevano né analgesici, né antinfiammatori, bisognava sopportare il dolore; si cavavano i denti senza anestesia. Ho conosciuto due o tre generazioni di sdentati che si nutrivano solo di brodini".
- una volta si pisciava dove si poteva, il livello di igiene era infimo, diventò una pratica generalizzata solo molto dopo gli anni cinquanta. "Chi si lavava i denti mattina e sera?", scrive Serres. La maggioranza degli edifici non disponeva né di acqua corrente né di doccia. Negli anni trenta la rivista "Elle" si lanciò con clamore a raccomandare alla donne di cambiarsi le mutande tutte le mattine. Molti erano scandalizzati, la maggioranza trovava impossibile quella bella pretesa;
- siccome la terra è bassa, chi lavorava la terra (la maggioranza della popolazione) soffriva di mal di schiena. La sera di tornava a casa stremati. Adesso siamo costretti a fare jogging, per supplire all'assenza di sforzo fisico.
- la sicurezza alimentare. Serres ricorda che in famiglia avevano la sciolta almeno sei volte l'anno: "quando eravamo in collegio, la pasta brulicava di vermi. Ah, la biodiversità";
- i letti erano freddi. Senza riscaldamento, le camere restavano gelide per tutto l'inverno. "Infilarsi tra le lenzuola umide e fredde rasentava l'eroismo";
- la sessualità? Non se ne poteva parlare. In nessun modo. Tabù. La sifilide e le altre malattie veneree imperversavano e uccidevano una percentuale significativa della popolazione, senza possibilità di guarire;
- se oggi siamo sopraffatti dal presentismo, dall'immediatezza, dalle comunicazioni intense e dinamiche (ci irritiamo verso chi non risponde subito su whatsapp), un tempo non si faceva che aspettare, consumati dalla pazienza. L'immediatezza dell'appagamento non viene valorizzata a sufficienza.
Serres, membro dell'Académie Francaise, già docente di Storia della scienza a Stanford University,
chiude così le sue agili e intense riflessioni:
"Care Pollicine, cari Pollicini, non ditelo ai vecchi come me, è molto meglio oggi: la pace, la longevità, la pace, gli antidolorifici, la pace, il welfare, la pace, la sorveglianza alimentare, la pace, l'igiene e le cure palliative, la pace, i viaggi, la pace, le comunicazioni condivise, la pace, la vecchia tumescenza delle istituzioni dinosauro...".

Quando incontrate qualcuno che esclama "Un tempo si stava meglio", allontanatevi subito, non sa proprio come era terribile il passato. E di questi tempi, dove uno vale uno e l'ignoranza sembra vincere sull'incompetenza, leggere Michel Serres è una boccata di aria buona di montagna.

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