venerdì 16 dicembre 2016

Atm sciopera, il cittadino è gabbato e l'azienda risparmia sui costi

Ancora una volta poco spazio viene dato dai media allo sciopero di oggi dei mezzi pubblici milanesi (alias Atm, Azienda Trasporti Milanesi, interamente controllata dal Comune di Milano). Sempre al venerdì o al lunedì, chissà perchè.
Lo sciopero è attuato dai COBAS, ma si sa che può paralizzare tutto il trasporto pubblico, è impossibile prevederne l'estensione, il che di per sè è un fortissimo danno agli utenti.

Martedì a Roma è accaduto lo stesso: città paralizzata da uno sciopero prima annunciato (= tutti in macchina) e poi revocato all'ultimo momento.

E' evidente la situazione di netto vantaggio degli scioperanti delle aziende municipalizzate: se scioperano dei poveracci nel settore privato rischiano il posto, rischia l'impresa, e nessuno se ne interessa (id est ci sono alternative).

Se sciopera il Trasporto Pubblico Locale (TPL) - dove gli stipendi sono molto superiori al settore privato - non possono perdere il posto, l'impresa non può fallire, e sono danneggiati SOLO gli utenti (i costi del lavoro risparmiati superano gli introiti persi, date le tariffe...).
Vogliamo scommettere che i dipendenti dell'Atm otterranno un altro aumento fuori mercato, per evitare altri scioperi. E' così, a furia di regalie, che il debito pubblico ha superato il 130% del pil.

Nel 2018 il Comune di Milano, per adeguarsi alle norme europee (benedette) ha promesso l'apertura di una gara pubblica dove si metteranno in competizione i diversi operatori. Potrebbe entrare in gioco la società francese Ratp che gestisce i bus in Toscana. Il cittadino ne guadagnerebbe perchè il costo del servizio scenderebbe, senza perdere in qualità. Con più operatori, siamo certi che gli scioperi diminuirebbero perchè aumenterebbe l'enforcement.
Purtroppo sulle gare europee legate al TPL, si parla di competizione, ma l'asta per essere vera deve prevedere la suddivisione in lotti (su Milano, secondo gli esperti, almeno 6). In caso contrario, nel caso di lotto unico, il vincente sarebbe sicuramente Atm.
La giunta guidata da Beppe Sala - oggi autosospeso per le vicende legate alla piastra di Expo - sarà capace di fare le cose sul serio? Temiamo purtroppo di no.
La concorrenza, secondo i manager del TPL, è bella, ma solo a parole; nei fatti deve riguardare solo gli altri settori e non il proprio. E ricordiamoci che Carlo Cottarelli - ex commissario straordinario alla spending review - è caduto proprio sulle munipalizzate, feudo corporativo fonte di prebende per tutti i partiti dell'arco costituzionale.
 

4 commenti:

  1. Quando si parla del debito pubblico italiano, bisogna legarlo sempre a comportamenti come questi denunciati da Beniamino Piccone. Altrimenti si pensa che sia una sventura metereologica, di cui nessuno è responsabile. Invece bisogna mettersi in testa che il debito pubblico è una malattia grave, che danneggia i ceti meno protetti. Bisogna quindi spezzare la catena di connivenze che coinvolge certi comportamenti sindacali, aziende ed istituzioni pubbliche che non si confrontano con il mercato, settori politici che governano la conflittualità sociale scaricandone i costi sul bilancio pubblico.

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  2. Sto leggendo Einaudi. Guarda come interpreta bene la volontà dei manager Atm disposti a mandare in piazza la gente per ottenere il blocco della gara pubblica:
    Nel weekend mi sono cimentato nella lettura di alcune carte Luigi Einaudi. Una lettera al figlio Giulio è perfetta per capire la questione municipalizzate, ATM compresa:
    "Quando gli industriali vogliono ottenere qualcosa, mandano in piazza gli operai", lettera al figlio Giulio, 12 Aprile 1948.

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  3. Ricevo e pubblico da Luca Migliore, direttore risorse umane, relazioni esterne e marketing di ATM:

    "Quando uno sciopero riesce a condizionare il servizio e a fermare le corse, è evidente che Atm è la prima a risultare fortemente penalizzata, proprio al contrario di quanto affermato dal Sig. Piccone senza contezza: infatti il Comune di Milano, in base al contratto di servizio, tagli ail corrispettivo dovuto in modo proporzionale alle corse a ai chilometri non effettuati, riducendo così i ricavi dell'Azienda. Altro che risparmio sui costi...Evidentemente il Signor Piccone ha scelto di ignorare quaesti elementi e questa ignoranza compromette irrimediabilmente la fondatezza e la correttezza di quanto lui divulga a mezzo stampa o testate informative online".

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  4. Mia controreplica ad ATM:

    Se il Comune di Milano, azionista al 100% di ATM, imponesse, come sarebbe corretto fare, un bilancio industriale, ATM sarebbe costretta a presentare un bilancio molto più chiaro. In questo modo gli utenti, la cittadinanza e gli analisti avrebbero il beneficio di maggiore trasparenza. Così ATM ha buon gioco nel sostenere che il “signor Piccone...ha scelto di ignorare questi elementi”. Piccone non ignora alcunchè, fa solo notare che oggi il bilancio ATM è ben poco intelleggibile.
    Non esiste trasparenza democratica sull’uso delle risorse. Siccome il 50% dei ricavi di ATM deriva da sussidi, sarebbe d’uopo rendere accessibile e fruibile l’informazione.

    Siccome il beneficio o il maleficio per ATM in caso di sciopero è una questione di saldi, potrebbe essere opportuno che ATM a fine di ogni anno pubblichi un bollettino degli scioperi con indicato:
    1. quanto ha risparmiato il Comune in mancati corrispettivi vs ATM;
    2. quanto ha risparmiato ATM come costo del personale;
    3. quanto sono costati gli scioperi ad ATM in mancati ricavi.

    Gli scioperi dei lavoratori, in regime di monopolio, sono un incentivo per ottenere al prossimo rinnovo un bell’aumento di stipendio. Sarebbe bello leggere nel bilancio di ATM una comparazione tra salari ( in PPA) di un autista di Milano e uno di Londra. Secondo diversi studi il differenziale tra ricavi da traffico e costo di produzione in Italia è tra i più alti d’Europa.

    Visto che ATM cita il mio cv, colgo l’occasione per citare Paolo Baffi – che casca a fagiolo in relazione alle società municipalizzate -, di cui ho studiato le Carte presso l’Archivio della Banca d’Italia.
    Baffi esprime tutta la sua contrarietà allo Stato pervasivo imprenditore in una lettera a Jemolo del 31dicembre 1969, nella quale immagina un messaggio dello Stato
    rivolto al risparmiatore: «Se, impedito o dissuaso in ogni altra direzione, affiderai il tuo peculio a una banca o ad un ufficio postale, fidando nel segreto bancario e nella
    possibilità di cogliere, chissà quando, l’occasione favorevole a più stabile impiego, io, settore pubblico, provvederò, nella sostanza se non nella forma, a dissiparlo: appropriandomene
    (d’imperio nel caso del risparmio postale; mediante la pressione politica e pretestando esigenze di ordine pubblico nel caso del deposito bancario) per finanziare
    i disavanzi correnti dei vari enti in cui m’impersono: stato, comuni, regioni, istituti assistenziali, aziende municipalizzate e di stato; identico a me stesso solo e sempre nella mala amministrazione» (ASBI, Carte Baffi, Monte Oppio, cart.7, fasc. 8).

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