martedì 15 luglio 2014

L'Authority per l'energia, il gas e l'acqua è un centro di competenza. Il populismo fa perdere di vista la qualità del servizio

In Italia abbiamo dei centri di competenza di altissima qualità. Uno di questi è certamente la Banca d'Italia, definita dallo storico Alfredo Gigliobianco una "cittadella della competenza" (Via Nazionale. Banca d'Italia e classe dirigente. Cento anni di storia, 2006, cit.).

Un altro centro di qualità e di merito è l'Authority per l'energia, il gas e il sistema idrico, che ha sede a Milano.

L'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico è un organismo indipendente, istituito con la legge  14 novembre 1995, n. 481 con il compito di tutelare gli interessi dei consumatori e di promuovere la concorrenza, l'efficienza e la diffusione di servizi con adeguati livelli di qualità, attraverso l'attività di regolazione e di controllo. L'Autorità svolge inoltre una funzione consultiva nei confronti di Parlamento e Governo ai quali può formulare segnalazioni e proposte; presenta annualmente una Relazione Annuale sullo stato dei servizi e sull'attività svolta.
Con il decreto n.201/11, convertito nella legge n. 214/11, all'Autorità sono state attribuite competenze anche in materia di servizi idrici.

Nell'ambito del processo riduzione della spesa pubblica, alias spending review, il decreto per la semplificazione dalla Pubblica Amministrazione prevede all'art. 22 che entro la fine di giugno 2015 l'accorpamento in un'unica sede delle Autorità di trasporti, energia, comunicazioni, vigilanza sui fondi pensione e garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali.

L'obiettivo della razionalizzazione delle autorità indipendenti ha assolutamente senso, ma c'è un però. L'Autorità per l'energia è composta da giovani (età media 40 anni), la grande maggioranza dei quali (80% laureati, contro il 30,2% di laureati nella PA) provenienti da Politecnico, Bocconi e Cattolica, preparati, più di uno su tre ha nel curriculum master o dottorati.
Il rischio è che il trasferimento coatto a Roma porti all'abbandono del personale più qualificato, al quale peraltro - limitatamente al personale dirigente a tempo indeterminato - il decreto vuole applicare delle clausole di incompatibilità per cui non sarà più possibile lavorare nelle società vigilate del settore per i quattro anni successivi alle dimissioni. Il che significa togliere attrattività a lavorare nell'Authorità visto che il merito e la carriera sono di fatto "controproducenti".

Nel suo intervento alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, il presidente dell'Autorità per l'energia Guido Bortoni ha fatto presente che "ci sono disposizioni che minano l'indipendenza e la competenza tecnica dell'Autorità con pesanti ricadute per i consumatori, famiglie e imprese".

Il governo guidato da Mario Monti considerò l'Autorità per l'energia meritevole di essere valorizzata, infatti dopo il referendum sull'acqua - che abrogò alcune norme portando in auge la legislazione europea, mantenendo di fatto lo status quo nei servizi idrici - gli conferì i poteri di regolazione del sistema idrico.

Sul tema acqua, gli uffici dell'Autorità di regolazione indipendente hanno provveduto con saggezza a rivedere il meccanismo di calcolo tariffario. In passato le tariffe dell'acqua - le più basse d'Europa - erano legate agli impegni (tipicamente disattese) di investimento sulla rete idrica. Da due anni le tariffe dipendono esclusivamente dall'ammortamento degli impianti in esercizio.
Questo è un esempio della validità del discorso di Bortoni, perchè i consumatori sono tutelati dall'efficacia dei meccanismi tariffari, su cui in passato non veniva effettuata alcuna verifica sugli investimenti promessi.

Si fa così fatica a creare un metodo, uno stile di lavoro, un'istituzione di qualità con al centro persone di valore, che dispiace vedere la spending review intervenire con il taglione e il piede di porco, perché poi il rischio è depauperare i centri di eccellenza, dove conta il merito. 

Si sta creando un clima politico-sociale dove sembra conti solo il risparmio dei costi, come se la qualità del servizio non fosse più rilevante. L'importante è il cost saving, il resto #chissenefrega. Ma così non va bene. La qualità è importante. Il populismo porta alla povertà, come ci insegna il caso di Peron in Argentina.

Cari Renzi e Cottarelli, ripensateci!

1 commento:

  1. Come fanno notare Clò e De Paoli su lavoce.info l’accorpamento delle Autorità di regolazione dei servizi pubblici (escludendo quindi altre Autorità) non genererebbe alcun beneficio per le casse dello Stato – per la semplice ragione che a sostenerne il finanziamento sono le imprese regolate e non lo Stato (che anzi ha sottratto furbescamente parte delle risorse). Touchè.

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