lunedì 29 ottobre 2012

27 ottobre 1962: l'assassinio di Enrico Mattei ha cambiato il futuro dell'Italia

In tempi così tristi e senza apparente futuro, prendiamo ispirazione dal Foscolo - A egregie cose il forte animo accendono l'urne de' forti (I Sepolcri) - e guardiamo agli italiani migliori.

Settimana scorsa abbiamo ripercorso la figura di Enrico Mattei, imprenditore formidabile al servizio dello Stato. In qualità di commissario liquidatore dell'Agip riuscì a convincere Alcide De Gasperi della necessità - per l'industrializzazione dell'Italia - di indipendenza e autonomia energetica.
Mattei può quindi essere considerato il fondatore dell'ENI, che così lo ricorda: "Nel 1906 nasceva Enrico Mattei, figura centrale nella storia del sistema industriale nazionale e internazionale. Passione, visione strategica, innovazione: gli ideali che Enrico Mattei ha trasmesso a Eni hanno portato la Società a crescere fino a diventare la sesta compagnia petrolifera mondiale".

Nel 1991 il giornalista Mario Pirani - collaboratore di Mattei in Nord Africa nei primi anni Sessanta - scrisse un interessante saggio: Tre appuntamenti mancati dell'industria italiana (Il Mulino, nov-dic 1991). La conclusione era la seguente: "La sorte avversa di tre personalità di grande preveggenza - Enrico Mattei, Felice Ippolito e Roberto Olivetti - finì per determinare uno sviluppo dell'economia italiana qualitativamente diverso da quello che avrebbe potuto essere se le intuizioni maturate a cavallo degli anni Sessanta non fossero state volutamente respinte".

Approfondiamo quindi il mistero - l'Italia è il Paese dei misteri, in teoria in questo caso la magistratura ha accertato che l'aereo è esploso in volo e quindi si è trattato di un attentato - della morte di Enrico Mattei.

La prima inchiesta sulla morte di Enrico Mattei - avvenuta il 27 ottobre 1962 - venne chiusa a Pavia nel 1967 e ritenne accidentale il disastro di Bascapè. Nel 1994 – a seguito delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Iannì – vennero riaperte le indagini. Il successivo rinvio a giudizio, nel gennaio 1998, ha stabilito inequivocabilmente che l’aereo a bordo del quale viaggiavano Enrico Mattei, Irnerio Bertuzzi (pilota) e William Mc Hale (giornalista, ospite di Mattei), venne dolosamente abbattuto. 

I resti dell'aereo di Mattei a Bascapè
Venne utilizzata una limitata carica esplosiva. Nelle parole del pm Calia: “...di ritenere inequivocabilmente provato che l’I-Snap (“I” stava per Italia, “Sna” per “Snam”, e “P” per presidente) precipitò a seguito di una esplosione limitata, non distruttiva verificatasi all’interno del velivolo, probabilmente innescata dal comando che abbassava il carrello e apriva i portelloni di chiusura dei loro alloggiamenti”. “Tale carica esplosiva, equivalente a cento grammi di “Compound B, fu verosimilmente sistemata dietro il cruscotto dell’aereo, a una distanza di circa 10-15 centimetri dalla mano sinistra di Mattei”.

Diversi storici hanno escluso un attentato da parte della CIA (tra i possibili mandanti dell'omicidio) poichè Mattei era alla vigilia di un viaggio negli Stati Uniti dove avrebbe dovuto tenere una lecture a Harvard University, e incontrare alla Casa Bianca il Presidente J.F. Kennedy. Era in via di definizione un accordo con una delle Sette sorelle – la Esso – che avrebbe anticipato un periodo diappeasement petrolifero.

Noi siamo dell’idea che l’aereo di Mattei – come dalla prima testimonianza dell’agricoltore Mario Ronchi (raccolta dal giornalista RAI Bruno Ambrosi, e successivamente "silenziata") – sia esploso in volo: “Il cielo rosso bruciava come un grande falò, e le fiammelle scendevano tutt’attorno...l’aeroplano si era incendiato e i pezzi stavano cadendo...sui prati, sotto l’acqua”. Anni dopo si è acquisita la testimonianza di un’altra contadina di Bascapè, Margherita Maroni: “Nel cielo una vampata, uno scoppio, e delle scintille venivano giù che sembravano stelle filanti, piccole comete”.

Mattei davanti al suo aereo
Inoltre ci sono altri elementi che inducono a pensare a uno scoppio in quota:

1. lo sparpagliamento dei resti dell'aereo in un diametro di un chilometro;
2. la scarsa profondità (“circa un metro”) della buca nel punto di impatto dell’aereo;
3. la mancanza di tracce di incendio sui tronchi d’albero intorno alla zona dell’impatto, che si rivela dalle fotografie scattate subito dopo l’incidente. Così le risultanze dei carabinieri di Landriano: “Qua e là si rinvenivano resti umani per un raggio di circa un chilometro...gli alberi non presentavano segni di rottura o altra forma di violenza prodotta dalla velocità dell’aereo”.

Invito tutti i lettori – ma soprattutto i miei studenti - a vedere il magnifico film di Francesco Rosi – Il caso Mattei (1973), con una magistrale interpretazione di Gian Maria Volontè.

GM Volontè (Mattei) a Gagliano
Io – quando rivedo Mattei in Sicilia (Gagliano, Enna), poche ore prima della tragedia, che parla dell’avvenire industriale siciliano – mi emoziono ancora: “Con le riserve che saranno accertate, una grande ricchezza è a disposizione della Sicilia. Amici miei, noi non vi porteremo via niente. Noi non portiamo via il metano, il metano rimane in Sicilia, rimane per le industrie, per tutte le iniziative, per tutto quello che la Sicilia dovrà esprimere”.

Questi risultati, che aprono un grande avvenire al nostro paese, sono il frutto di un lavoro tenace, duro, e spesso fra l’incomprensione e la sfiducia dei più” (Enrico Mattei, 19 giugno 1949)

Abbiamo cominciato in un’atmosfera di ostilità. Negli idrocarburi italiani non credeva nessuno; avevamo l’ostilità del governo e dell’iniziativa privata: questa è la verità. Io non voglio contrapporre l’iniziativa dello stato e l’iniziativa privata: io credo soltanto nell’iniziativa senza aggettivi, nell’iniziativa di tutti. E’ l’iniziativa che crea ricchezza, che aumenta il reddito, che apre nuovi posti di lavoro, che stimola il benessere di tutto il paese” (Enrico Mattei, 26 ottobre 1949)

Chissà, forse l’abbattimento dell’aereo di Mattei è stato il primo gesto terroristico nel nostro paese, il primo atto della piaga che ci perseguita” (Amintore Fanfani, 1987).

Fu Cosa Nostra siciliana a decretare la morte di Enrico Mattei...Il piano per eliminare Mattei mi fu illustrato da Salvatore Greco “Cicchiteddu” e da Salvatore La Barbera...Mattei fu ucciso su richiesta di Cosa Nostra americana perchè con la sua politica aveva danneggiato importanti interessi americani in Medio Oriente...Di Cristina procurò l’accesso a una riserva privata dove accompagnare Mattei a caccia. L’aereo di quest’ultimo fu manomesso durante questa battuta di caccia” (Tommaso Buscetta in Addio Cosa Nostra, Pino Arlacchi, Rizzoli, 1994)

L’ENI era una “banda” formata da un solo uomo...Per questa ragione, era possibile liquidare una politica liquidando Mattei” (Giorgio Galli, La regia occulta, Tropea, 1996)

Alla morte di Mattei dietro all’apparenza del dolore e del ricordo collettivo aleggiava all’interno del governo, nei circoli politici e soprattutto in quelli commerciali, un’atmosfera di sollievo”, (Foreign Office britannico, 1963)

Senza di lui, tutto sarebbe stato diverso...La mia delusione nasceva dalla convinzione che fosse giusta la previsione di Mattei sulla ineluttabilità, non troppo lontana, della fine dell’epoca caratterizzata dal basso prezzo del greggio – allora tra 1,70 e 2,20 dollari al barile – manovrato dalle Sette sorelle...Tutta la politica dell’ENI veniva ribaltata, la rete di alleanze, di simpatie, di credito che ci eravamo conquistati in tutto il Terzo Mondo era non solo stracciata, ma platealmente sconfessata (dal successore di Mattei, Eugenio Cefis, che un giorno disse a Egidio Egidi, capo della ricerca: "Il petrolio vado a comprarlo dalle Sette Sorelle e Lei, caro Egidi, deve liquidare la ricerca petrolifera", ndr). Ci allineavamo in posizione subalterna alle Sette Sorelle...Eppure, la crisi sarebbe scoppiata di lì a pochissimo, in coda alla guerra del Kippur, nell’ottobre del 1973, quando i paesi dell’Opec decisero l’interruzione degli approvvigionamenti petroliferi ai paesi consumatori, con conseguente, vertiginoso aumento dei prezzi che in un anno lievitarono di quattro volte, da 3 a 12 dollari il barile, per toccare nel 1979, con la seconda crisi petrolifera, susseguente alla rivoluzione khomeinista in Iran, i 35 dollari, e inevitabile spostamento di enormi flussi finanziari dai paesi consumatori ai paesi produttori” (Mario Pirani, collaboratore di Mattei, Poteva andare peggio, Mondadori, 2010)

Avevo assistito alla stagione della sua (dell’ENI, ndr) decadenza e al coinvolgimento nel sistema corruttivo della politica italiana, con un rovesciamento della strategia di Mattei quando i partiti venivano finanziati per impedire che varcassero i cancelli del grande gruppo pubblico. E così avveniva. Poi prevalse il contrario, i partiti sfrondarono le difese, si spartirono posti e soldi, gli scandali dilagarono fino alla maxitangente Petronim e all’affare Enimont. Pensavo che il Gruppo ENI non ne sarebbe più uscito. E invece no. Quasi come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, l’ENI, nelle sue ultime gestioni, non solo è tornata a crescere, ma si è affermata come l’unica grande multinazionale italiana rimasta sul proscenio, vitale e attiva. Sono convinto che, senza quelle radici gettate da Mattei più di mezzo secolo fa, rimaste per tanto tempo sotto traccia ma mai sradicate del tutto, tale recupero non avrebbe goduto i vantaggi di quella “continuità storica” che fa parte del pedigree di alcuni grandi gruppi internazionali (Mario Pirani, Poteva andare peggio, Mondadori, 2010).

Bibliografia e approfondimenti:

Italo Pietra, Mattei. La pecora nera, Sugarco Edizioni, 1987
Nico Perrone, Obiettivo Mattei, Gamberetti Editrice, 1995
Giorgio Galli, La regia occulta. Da Enrico Mattei a Piazza Fontana, Tropea Editore, 1996
Nico Perrone, Giallo Mattei, Stampa Alternativa, 1999
Nico Perrone, Enrico Mattei, Il Mulino, 2001
Leonardo Maugeri, L’era del petrolio, Feltrinelli, 2006
Benito Li Vigni, Il caso Mattei, Editori Riuniti, 2003
Nicola Casertano, La sfida al’ultimo barile, Brioschi Editore, 2009
Massimo Nicolazzi, Il prezzo del petrolio, Boroli Editore, 2009
Gerbi-Liucci, Montanelli l'anarchico borghese, Einaudi, 2009
Mario Pirani, Poteva andare peggio, Mondadori, 2010
Enrico Mattei, Scritti e discorsi, 1945-1962, Rizzoli, 2012

1 commento:

  1. Sicuramente la dipartita di Mattei ha neutralizzato, almeno sino ai nostri giorni, la possibilità di avere un certo "peso specifico" sullo scacchiere energetico (ma pure economico-finanziario) internazionale... Rimanendo in ambito cinematografico e, soprattutto, in tema di pellicole rosiane, la massa pensa (è indotta a pensare)che i problemi italiani nascano solo dai Nottola (il costruttore mafioso protagonista di Le mani sulla città), dai politici ladri di turno, e sottovaluta il ruolo di poteri economico-finanziari, di nazioni che, forse, sin dal processo unitario esercitano una certa sovranità sul Bel Paese. A questo proposito, consiglio la lettura del breve saggio Alle radici del cinema politico italiano: Il caso Rosi pubblicato da Giancarlo Chiariglione su Persinsala (http://www.persinsala.it/web/personaggi/francesco-rosi-1489.html), il quale, alludendo ai "tradimenti", agli "intrighi" che hanno accompagnato l'Unità d'Italia, mi pare vada proprio in questa prospettiva di analisi... Credo che autori come Rosi possano veramente aiutare a comprendere quei risvolti della storia contemporanea nazionale che, spesso (quasi sempre), vengono taciuti dai media e dagli organi preposti a istruire i cittadini...

    RispondiElimina