mercoledì 9 marzo 2011

Gheddafi, il cane pazzo, suo figlio Al Sa'adi, calciatore: cronache ironiche in un panorama agghiacciante

L’economista Mario Deaglio – sulla Stampa  di settimana scorsa – scrive: “Asserragliato nel «bunker» del suo feroce crepuscolo, il colonnello Gheddafi, «guida della rivoluzione» come ama definirsi, può avere almeno una magra e maligna soddisfazione: con i suoi 6 milioni e mezzo di abitanti, meno di un millesimo della popolazione del pianeta, la Libia è riuscita a mettere in difficoltà tutto il ricco Occidente, a innescare una nuova, difficile fase della crisi mondiale”.

Mentre il nostro ineffabile Presidente del Consiglio diceva di “non volerlo disturbare”, il "cane pazzo" Gheddafi – come lo definì il Presidente Ronald Reagan – decideva di far partire gli aerei per mitragliare la popolazione libica, in strada per liberarsi di un dittatore capace di tenere sotto scacco l’Occidente.

Speriamo che l’Europa si faccia finalmente sentire, o quantomeno l’ONU imponendo la no-fly zone sullo spazio aereo libico al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue.

Settimana scorsa sono riuscito a sorridere leggendo il fine analista mediorientale Alberto Negri sul Sole 24 Ore. Nel suo pezzo I cerchi di potere del Colonnello, si legge: “Nel primo cerchio di potere sono inseriti i figli del Colonnello (Gheddafi, ndr) come Al Sa’adi, l’ex calciatore inviato adesso a occuparsi dell’ordine pubblico a Bengasi...:”.

Vista l’esperienza di Al Sa'adi, abbiamo capito subito che Bengasi sarebbe stata presa dagli insorti in un baleno.

Ma chi è Al Sa’adi? Così leggiamo da Wikipedia:

Al Sa'adi
Terzo figlio del Colonnello Gheddafi, non pare interessato al "lavoro" paterno, tanto è vero che coltiva altri interessi, primo tra tutti il calcio: è stato infatti un calciatore professionista ed è stato presidente della Federazione calcistica libica e capitano della Nazionale del suo paese. Dopo aver studiato i metodi di lavoro ed essersi allenato con squadre del calibro di Juventus e Lazio agli inizi degli anni novanta, per poi passare nell'annata 2003-2004 al Perugia di Luciano Gaucci (per intenderci l’ex fidanziato della Tulliani, un gentiluomo, fuggito a Santo Domingo per sfuggire alla magistratura italiana, ndr). Con la maglia dei grifoni ha giocato soltanto una partita, curiosamente contro la Juventus di cui era socio e tifoso diventando in questo modo il primo calciatore libico a giocare in serie A. Successivamente viene trovato positivo al controllo antidoping successivo a Perugia-Reggina (partita dove peraltro era rimasto in panchina) e viene squalificato per 3 mesi....Nella stagione 2005-2006 passa all'Udinese, giocando anche qui una sola partita. Nella stagione 2006-2007 passa in forza alla Sampdoria, senza disputare alcuna partita, terminando la sua esperienza calcistica in Italia.”

Uno che si fa squalificare per doping non entrando neanche sul terreno di gioco come può gestire la controffensiva di Gheddafi a Bengasi? Meno male. La liberazione della Libia dal "cane pazzo" è vicina. Viva.

2 commenti:

  1. Eh sì, la situazione libica è sicuramente un problema umanitario. Non sappiamo con certezza quante siano le vittime ma, certamente, sono molte. É giusto, anzi giustissimo, che la comunità internazionale si interessi del problema Libico e cerchi di calmierare la rivolta. Però, c'è sempre un però, i Libici devono ringranziare il Padreterno che sotto i loro piedi vi siano abbondanti risorse naturali, altrimenti la comunità internazionale non sprecherebbe neanche un minuto del suo tempo ad occuparsi dei loro problemi.
    Dai tempi di Pol-Pot passando per Mobutu, il Darfour per finire ai Ceceni e Curdi, la comunità internazionale ha sempre dimostrato di occuparsi seriamente solo ed esclusivamente dei "ricchi", di quei paesi che, se destabilizzati da rivolte o massacri, avrebbero causato un danno economico. Degli altri.... chi se ne fotte!
    L'ipocrisia è alle stelle, tutti gli occhi sono puntati sulla Libia solo perchè fornisce gas e petrolio all'Europa.
    Beati i Libici!

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  2. Non fraintendete la frase di chiusura. beati i Libici (rispetto a tutti i milioni trucidati nella totale indifferenza della comunità internazionale). Ai Libici qualcuno ci penserà perchè sono troppi gli interessi coinvolti.
    Detto questo poveri Libici e poveri tutti gli altri del passato.

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