mercoledì 1 giugno 2022

La credibilità del Paese è l’ancora di salvataggio per lo spread, così Visco nelle sue Considerazioni finali


Il governatore della Banca d’Italia nelle sue Considerazioni finali ha ancora una volta ribadito alcuni punti fermi per una politica economica adeguata. Non poteva mancare un passaggio sullo spread Btp-Bund, metro di misurazione della credibilità del Paese, ultimamente in decisa crescita. Ignazio Visco argomenta così: “Nelle ultime settimane abbiamo però (nonostante il rapporto debito/pil sia in discesa per il 2022/2023, ndr) osservato un aumento del differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, che ha ripetutamente superato, per i decennali i 200 punti base (alias 2%, ndr). Questo brusco incremento non riflette improvvisi cambiamenti nelle condizioni di fondo dell’economia: la posizione netta sull’estero è robusta, i produttori italiani competono con successo sui mercati di sbocco, è contenuto nel confronto internazionale l’indebitamento delle famiglie e delle imprese”. E allora perché lo spread è salito? “L’incremento – chiosa Visco – richiama l’attenzione sulla fragilità strutturale rappresentata dall’alto livello del debito pubblico; conferma la necessità di proseguire senza incertezze sul sentiero di graduale rafforzamento dei conti pubblici”.

Il dato saliente è relativo al differenziale crescente verso Spagna e Portogallo, Paesi con i quali ci siamo sempre confrontati e con i quali abbiamo per lungo tempo mantenuto uno spread positivo. La politica conta, evidentemente. Il quadro politico italiano è più fragile. Gli investitori si chiedono chi succederà a Mario Draghi dopo le elezioni dell’anno prossimo. Il timore è legato ai bipopulismi, di destra (duo Salvini-Meloni), e di sinistra (Movimento 5 Stelle), entrambi portatori di provvedimenti gravosi per le casse pubbliche. Come scrive Visco, “In Italia l’alto debito pubblico riduce i margini a disposizione. Gli interventi di bilancio devono essere ben mirati e ben calibrati per massimizzarne l’efficacia e contenerne il costo”. Qui, non troppo velatamente, il governatore fa riferimento a quei provvedimenti – ecobonus, bonus di vario tipo, cashback – che sono stati disegnati in modo da favorire le classi agiate e incapaci di ridurre la povertà relativa e assoluta (vedasi dati recenti dell’Istat). E’ quindi necessario “non abbassare la guardia, mirando, nel medio termine, a un avanzo della spesa per interessi e puntando a uno stabile incremento della capacità di crescita dell’economia”.

Ignazio Visco

Da Via Nazionale, nei decenni, sono piovuti moniti per evitare che la spesa corrente e il debito pubblico esondassero. Ma la politica è rimasta sorda. E’ opportuno citare Carlo Azeglio Ciampi, governatore dal 1979 al 1993 (quando venne chiamato dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro a guidare il governo), che ricordò più volte quanto conta la credibilità delle manovre del governo. Nel 1996, dopo il summit Spagna-Italia, che produsse la necessità di accelerare nella riduzione del deficit, Ciampi (da Ministro del Tesoro) agì con risolutezza: “Il piccolo miracolo consistette nel prendere alcune misure credibili di politica economica, che produssero un rapido ridursi del differenziale di tasso di interesse tra l’Italia e la Germania e quindi una riduzione dell’onere complessivo per interessi (Da Livorno al Quirinale, il Mulino, 2010, p. 162).

Interventi calibrati, più investimenti e meno spesa corrente improduttiva. Solo così potremo avere un percorso di sviluppo sano, una crescita più forte, l’unica vera arma per ridurre durevolmente il rapporto debito/pil.

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