mercoledì 4 maggio 2016

Le confessioni, con Toni Servillo, un film da vedere

Ho approfittato della giornata nuvolosa di domenica scorsa per andare a vedere al cinema "Le confessioni", film diretto da Roberto Andò, che vede tra i protagonisti Daniel Auteuil e Toni Servillo.

Un film da vedere. I riferimenti sottostanti alla trama sono millanta, e ora provo a riassumerli.

Il presidente del Fondo Monetario Internazionale (nella realtà è la francese Christine Lagarde), interpretato da Daniel Auteuil convoca in Germania i capi di Stato del G7 per affrontare il tema della povertà e della disuguaglianza nel mondo: "Dopo aver defraudato la popolazione con illusioni, almeno non facciamo perdere la speranza nel futuro", così pressapoco le parole espresse.

Tra gli invitati c'è anche il monaco certosino Roberto Salus, che vive di silenzio. L'Ordine certosino è di carattere penitenziale molto severo; esso fonde insieme, come già i Camaldolesi, la vita anacoretica con la vita cenobitica; la base generale è la regola benedettina, resa più aspra.

Il silenzio di Salus diventa rilevante nel momento in cui il presidente del FMI viene trovato morto suicida, dopo aver avuto un dialogo intenso con il Monaco (la confessione non si conclude). Mentre le indagini cercano di capire l'accaduto, non riesce a emergere la verità, ossia che il suicidio è legato alla malattia terminale di colui che può decidere le sorti del mondo.

A sorpresa Salus rivela che, prima di diventare monaco si era laureato in matematica e, in virtù di questo il suicida gli rivela una formula apparentemente (nel senso che neanche chi la propone ci crede) decisiva per risollevare le sorti dell'economia mondiale.
Come si fa a pensare di invertire la rotta del mondo con una formula matematica? Il mondo è fatto di persone! Il regista vuole dirci che siamo arrivati a questa crisi economica seguendo degli algoritmi, delle formule che sono espressione di una devastante crisi di pensiero.
Già in passato abbiamo affrontato questi temi, prendendo come riferimento il volume di Marco Vitale  "Passaggio al futuro" (Egea, 2010).
L’economista d’impresa bresciano ha spiegato con chiarezza perché la crisi finanziaria è una crisi di significato, di senso dell’economia di mercato, che il mondo anglosassone ha spinto verso una separatezza insensata tra lavoro e ricchezza. E‘ necessario riportare il baricentro economico dal capitale al lavoro e scoprire che la vera ricchezza non è fissata dal denaro e dagli interessi di mercato, ma è fondata soprattutto sul lavoro. Le parole di Vitale: “E’ un vero e proprio cambio di paradigma economico quello di cui abbiamo bisogno: al centro il lavoro e non il capital gain…Si è accettato l’imposizione di prelievi per gli amministratori delegati (non compensi che evocano uno scambio che non c’è) oltraggiosi, uno star system grottesco”.

Federico Caffè
Il suicidio del presidente del FMI evoca anche la scomparsa di Federico Caffè dell'aprile 1985, nelle parole di Corrado Stajano “un rompicapo angoscioso la vita e la sparizione di Caffé, un italiano serio che non aveva nulla in comune con l’Italia slabbrata, approssimativa dio quegli anni ‘80”.
Così come interessante è la breve immagine dell'unico libro presente nella valigia del monaco: "L'essenza del Cristianesimo" di Ernesto Buonaiuti, prete "modernista", scomunicato dalla Chiesa, che, tra l'altro, celebrò il matrimonio dell'"insigne maestro di pensiero" Arturo Carlo Jemolo.

P.S.: in un passaggio del film Servillo dice: "La perdita  di tempo non ha mai fatto male a nessuno". Non sono d'accordo. A furia di procrastinare sempre, di rimandare, di non affrontare i problemi, un bel giorno la matassa da sbrogliare diventa così grande che lo sviluppo economico si arresta. Agire è un'azione etica.

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