martedì 23 dicembre 2014

Cronaca di una giornata - bellissima - in un liceo romano dove si sono ricordati Paolo Baffi e Giorgio Ambrosoli


Beniamino Piccone ricorda agli studenti Paolo Baffi
Il Natale si avvicina. Si fa un bilancio dell'anno e si pensa ai propositi dell'anno venturo. Per invitare e indurre i miei lettori a fare altrettanto per la comunità vista come Gemeinshaft (società come insieme di persone) e non Gesellshaft (società intesa come persone intente a fare business), oggi vi racconto una giornata molto interessante in un liceo.

Il 31 ottobre scorso sono stato invitato con Umberto Ambrosoli dal liceo Leonardo da Vinci di Maccarese. La preside, Antonella Maucioni, è una persona molto attenta ai valori della memoria. La scuola si è attivata in progetti molto interessanti sulla Shoah e sui desaparesidos.

Sul sito del liceo si può leggere: "L’Istituto promuove iniziative per  conoscere e preservare l’identità e la memoria della Shoah e dei desaparecidos in Argentina. Nel giardino dell’Istituto è stato inaugurato il Parco della Memoria dedicato ai Giusti di Roma e Provincia. Si tratta di un luogo simbolico per ricordare le donne e gli uomini che hanno salvato altre donne e altri uomini, perseguitati da regimi illiberali ed antidemocratici".

Proprio per suffragare l'importanza della memoria, la scuola ha pensato di invitare me e Umberto Ambrosoli per ricordare due figure importanti: Paolo Baffi e Giorgio Ambrosoli, da considerare due esempi per i giovani.

Paolo Baffi con Carlo Azeglio Ciampi, 1978
Con questa iniziativa si inizia così a ricordare la nascita di questa scuola, avvenuta nell’autunno del 1975, come liceo scientifico, grazie anche all’azione di Maria Alessandra Baffi, moglie di Paolo Baffi, che è stato Governatore della Banca d’Italia nonché cittadino di Fregene. Nel corso degli anni il numero degli studenti è aumentato esponenzialmente e l’offerta formativa è stata diversificata.
Il sindaco di Fiumicino, che ha preso la parola per primo ha evidenziato che “in quasi quaranta anni, questa scuola è passata dai 17 studenti di allora agli oltre 1.000 di oggi".

Tocca a me ricordare l'immensa figura del Governatore Paolo Baffi. Mi accorgo subito che i ragazzi sono preparati, che è stato fatto un capillare lavoro di formazione nelle classi, per cui gli studenti non cadono dal pero ma sanno di cosa sto parlando. Allora posso approfondire e ricordare alcuni passaggi della vita di Baffi.In particolare mi soffermo sul senso di responsabilità. Spesso in Italia il potere è considerato IL MALE. Invece dobbiamo distinguere tra potere responsabile e potere irresponsabile. Prendo in mano il mio ultimo volume Anni del disincanto. Carteggio 1967-1981 (Nino Aragno editore, 2014) e cito subito Marco Vitale:


"Io insegno ai miei studenti che il potere è connaturato all’uomo; che non esiste attività umana senza potere, e che non esiste potere senza responsabilità; che la scelta è, piuttosto, tra i fini per i quali esercitare il piccolo o grande potere che ci viene assegnato, tra potere responsabile e potere irresponsabile; che non dobbiamo fuggire dal potere, ma anzi addestrarci a gestirlo, nelle grandi e nelle piccolo cose, con responsabilità e per finalità positive. Paolo Baffi, il generale Dalla Chiesa, Giorgio Ambrosoli: questi uomini, semplicemente facendo fino in fondo il loro dovere professionale, esercitavano un potere. Ed è una grande fortuna che, anche nei momenti più neri, vi siano uomini che non fuggono davanti alla necessità di esercitare, con responsabilità e con l’accettazione consapevole dei rischi connessi, il loro potere. La nostra società non è ammalata di troppo potere, ma, caso mai, di troppo poco potere, di potere troppo concentrato, di potere irresponsabile, che non viene chiamato a corrette rese di conto, di potere oscuro. Essa  è piuttosto malata di ingiustizia".


Umberto Ambrosoli a Maccarese

Potrei parlare per ore su Paolo Baffi, ma il tempo è tiranno, per cui cedo la parola a Umberto Ambrosoli, che emoziona gli studenti, insegna loro il valore della libertà trasmesso da suo padre Giorgio, ammazzato da un sicario di Michele Sindona, banchiere-bancarottiere, l'11 luglio 1979.

Umberto ricorda quando gli economisti - tantissimi - firmarono un manifesto di solidarietà a favore di Baffi e Sarcinelli nell'aprile del 1979. Un episodio che ancora una volta sottolinea l'importanza della denuncia, della partecipazione, della responsabilità di ognuno di noi.


Preside Maucioni, Ambrosoli, Piccone e studenti

Anche il futuro premio Nobel per l'economia Franco Modigliani scrisse dagli Stati Uniti: "Sono talmente indignato che ho perso qualsiasi interesse per l’economia italiana. Non so se debbo credere alle indiscrezioni date dalla stampa circa i loschi motivi che stanno dietro la crescente campagna di intimidazione contro la Banca d’Italia che è uno dei pochi pilastri su cui si regge la credibilità internazionale del Paese. So che l’arresto di Sarcinelli distrugge la credibilità dell’amministrazione della giustizia che lo ha eseguito e disonora il governo e l’intero Paese che non tollera una cosa del genere".


Baffi e Sarcinelli nel 1981 vennero assolti da ogni addebito. Ma ormai il risultato era compiuto. Baffi lasciò Bankitalia nel settembre 1979. Non rimarginò mai questa ferita. Mario Sarcinelli - che sarebbe naturalmente arrivato alla carica di Governatore - si dimise dalla Banca d'Italia nel gennaio 1981 per seguire Beniamino Andreatta al Ministero del Tesoro.


Umberto fa commuovere tutti, gli studenti lo applaudono con convinzione, Giusi e M. Alessandra Baffi mi abbracciano, la preside Maucioni è visibilmente contenta per la buona riuscita della giornata. Ci ringrazia molto. Ma siamo io e Umberto a uscire arricchiti da questa giornata tra i ragazzi, che hanno più che mai bisogno di esempi. Perchè, come diceva Milan Kundera nel Libro del riso e dell'oblio, "La memoria è l'arma dei deboli contro i forti".

Auguro ai miei lettori un Natale all'insegna della serenità (ben diverso dallo "Stai sereno" di #MatteoRenzi a #EnricoLetta, eh) e delle buone letture. Speriamo che nevichi per poterci scatenare sulle piste di Shampolook!

lunedì 15 dicembre 2014

Più il prezzo del petrolio scende, più democrazia c'è nel mondo

Il calo verticale del prezzo del petrolio è una buonissima notizia, sia sul fronte economico che su quello dei diritti civili. Infatti esiste una legge sperimentata empiricamente che vede la democrazia rafforzarsi ogni qualvolta il prezzo del petrolio scende.

Come ha meravigliosamente scritto e illustrato Thomas Friedman in "The world is flat, hot and crowded" diritti civili e prezzo del petrolio sono inversamente correlati. Più alto il prezzo del petrolio e più vediamo dittatori arabi arroganti dichiarare la volontà di distruggere Israele. Più è basso il prezzo del petrolio, e più i leader dei paese detentori di petrolio diventano improvvisamente buoni e mansueti.

Friedman ha chiamato questa regola FLOP: "First Law of Petropolitics". Secondo Friedman,

Grafico tratto dal sito www.thomaslfriedman.com
as oil prices went down in the early 1990s, competition, transparency, political participation, and accountability of those in office all tended to go up in these countries—as measured by free elections held, newspapers opened, reformers elected, economic reform projects started, and companies privatized. But as oil prices started to soar after 2000, free speech, free press, fair elections and freedom to form political parties and NGOs tended to erode in these countries.

Vi ricordate l'ex presidente (dal 2005 al 2013) dell'Iran Mahmud Ahmadinejad ululare contro il mondo quando il petrolio toccava i 150 dollari al barile? Ve lo ricordo io.
Durante la conferenza internazionale Il mondo senza sionismo, tenutasi nell'ottobre 2005, Mahmud Ahmadinejād, citando Khomeini, affermò con riferimento allo Stato di Israele: «... questo regime occupante Gerusalemme è destinato a scomparire dalla pagina del tempo... ».

Ulteriori affermazioni in tal senso sono state fatte in occasione del congresso della FAO svoltosi a Roma in data 3 giugno 2008, quando Ahmadinejad disse: «...per quanto concerne le atrocità israeliane nei territori occupati, il regime criminale che sta sfruttando la ricchezza dell'oppressa nazione palestinese e sta uccidendo innocenti da 60 anni, ha raggiunto la sua fine e sparirà dalla scena politica...» («...as to the Israeli atrocity in the occupied lands, the criminal regime which has been plundering the wealth of the oppressed Palestinian nation and has been murdering innocent people in the past 60 years, has reached its end and will disappear from the political scene...»).

Anche Putin nel corso del 2014 ha dimostrato più volte di voler alzare il livello dello scontro diplomatico con l'Unione Europea. Le sue mosse per la conquista della Crimea sono state il prologo per il tentativo di annessione dell'Ucraina. La UE ha reagito duramente imponendo delle sanzioni economiche che stanno pesantemente colpendo la popolazione russa.

Vladimir Putin
L'economia russa dipende fortemente dall'esportazione di energia, sia petrolio che gas. Il prezzo del petrolio è determinante per la Russia. Sono sicuro che Putin con questi livelli di prezzo abbasserà la cresta e clamerà i suoi propositi di Guerra.

Come ha scritto il Financial Times l'8 novembre scorso il calo del rublo non è solo guidato dall'economia ma anche da fattori geopolitici: "It is no coincidence that the rouble sell-off has intensified amid fears that the ceasefire in Ukraine is unraveling, and that Russian-backed forces may be preparing a new offensive".
E' opportuno sapere che il rublo ha perso oltre 40% da metà giugno e la prima settimana di novembre è calato dell'8%, il più forte ribasso settimanale degli ultimi 11 anni.

Siamo d'accordo con il Financial Times che conclude così: "Mr Putin may have become a hostage of his own policy, unleashing nationalist demons for short-term political gain which he cannot now quiet. Sticking to his belligerent path risks locking Russia into a vicious cycle of escalating tensions, sanctions and economic difficulties".
Speriamo non abbia ragione Leonardo Maugeri - uno dei massimi esperti di petrolio e autore di L'era del petrolio (Feltrinelli) - che sul Sole 24 ore scrive: "La crescita del malcontento tra i russi potrebbe spingere Putin a un atteggiamento ancor più aggressivo, sia in patria che all'estero, nel tentativo di sedare sul nascere il malessere dei suoi concittadini e attribuire a nemici esterni i guai della Russia, così da tener vivo il consenso".

Non solo per la Russia, ma anche per altri produttori, i tempi si fanno difficili. Le finanze di Paesi come la Libia, l'Iraq e l'Iran hanno bilanci appesantiti anche da guerre e sanzioni. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale sono una ventina i paesi al mondo che derivano oltre metà delle entrate statali dal petrolio e altre dieci che ne derivano tra il 25% e il 50% (la Russia nel 2015 avrà 50 miliardi $ in meno di entrate su un budget di 400 miliardi).

Secondo una ricerca di Paribas, per la prima volta da diciott'anni i Paesi esportatori di greggio importeranno invece di esportare capitale in valuta pregiata. Il saldo negativo per il 2014 dovrebbe essere di 7,6 miliardi di dollari.

Maggior ragione per confidare in più giudiziosi comportamenti di questi paesi sul fronte dei diritti umani e della democrazia in generale.  Indicativo il titolo del Financial Times del 10 novembre: Teheran under pressure to strike nuclear deal as oil price plunges.
Quando il petrolio scende, i giovani iraniani festeggiano.

martedì 9 dicembre 2014

Sant'Ambrogio e Piazza Fontana: l'incoerenza dei sindacati italiani che proclamano lo sciopero generale il 12 dicembre

I due maggiori sindacati italiani, la CGIL e la UIL, hanno proclamato uno sciopero generale per il prossimo 12 dicembre. La ragione dello sciopero è la non condivisione della riforma del lavoro portata Avanti dal governo guidato da Matteo Renzi, denominata #JobsAct.

E' uno sciopero senza senso. Siamo il Pease che è cresciuto meno al mondo negli ultimi 25 anni. Abbiamo da recuperare il tempo perduto con le riforme strutturali che tutto il mondo ci chiede. Come al solito, senza portare alcuna proposta costruttiva, il sindacato - da cui si è distaccata la CISL - protesta e invoca lo status quo. Che significa mantenere un mercato del lavoro ingessato, diviso tra insider (fortunati e pieni di diritti) e outsider (fuori e senza diritti).
Ma senza cambiare, non rimaniamo fermi, andiamo indietro.

Oltretutto, con una totale mancanza di sensibilità e di conoscenza storica, i sindacati hanno deciso di indire lo sciopero il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana, dove persero la vita (12 dicembre 1969) 17 persone (oltre a 88 persone rimaste ferite).

La Banca Nazionale dell'Agricoltura di Milano dopo lo scoppio
Così il 12 dicembre la consueta commemorazione in Piazza Fontana verrà annacquata dalle urla dei sindacati, ancora una volta in ritardo sulla realtà delle cose. E come ha sottolineato il presidente dell'associazione delle vittime di Piazza Fontana Carlo Arnoldi, sarà difficile con lo sciopero dei mezzi pubblici raggiungere il centro di Milano.
Su Piazza Fontana ha scritto pagine bellissime Corrado Stajano. Nel suo recente Destini (Archinto, 2014), nel ricordare Peppino Fiori, si legge: "Lo ricordo in piazza del Duomo, a Milano, il plumbeo mattino dei funerali delle vittime della strage di piazza Fontana, quando erano arrivati gli operai delle fabbriche, la Pirelli, la Falck, la Breda, la Magneti Marelli, a tenere il servizio d'ordine perchè dopo le bombe si temeva il golpe: centinaia di migliaia di uomini e donne, protetti da quelle tute bianche e blu, furono il segno che la comunità diceva di no all'avventurismo eversivo. Peppino con quel suo servizio visto da milioni di persone raccontò con chiarezza la paura di quei giorni e il coraggio di tutta una società pulita".

Ieri a Milano si è festeggiato Sant'Ambrogio, vescovo di Milano.

Voglio rendere omaggio a sant'Ambrogio. Aurelio Ambrogio, meglio conosciuto come sant'Ambrogio (Treviri (oggi Trier), 339 – Milano, 397), vescovo, scrittore e uomo politico, fu una delle personalità più importanti nella Chiesa del IV secolo d.C.

Conosciuto anche come Ambrogio di Milano, assieme a san Carlo Borromeo e san Galdino è patrono della città, della quale fu vescovo dal 374 d. C. fino alla sua morte e nella quale è presente la basilica a lui dedicata che ne conserva le spoglie.

Ambrogio fu anche Maestro di Sant'Agostino. Chissà che belle discussioni tra Maestro e discepolo!

I sindacati dovrebbero trarre giovamento dai suoi insegnamenti. E' una speranza tenue, ma la facciamo lo stesso.

Viviamo tempi difficili. Ambrogio ci invita a reagire. Così usava affermare: "Voi pensate: i tempi sono cattivi, i tempi sono pesanti, i tempi sono difficili. Vivete bene e muterete i tempi".

martedì 2 dicembre 2014

Così Giorgio Bocca ricordò l'assenza delle istituzioni - tranne Baffi e la Banca d'Italia - al funerale di Giorgio Ambrosoli #QualunqueCosaSucceda


Pierfrancesco Favino interpreta l'avv. Giorgio Ambrosoli
Stasera vedremo la seconda puntata della fiction Qualunque cosa succeda, ispirata liberamente al volume del figlio dell'avvocato Ambrosoli, Umberto.

Stimolato dalla messa in onda, ho fatto alcune ricerche sia nell'Archivio Storico della Banca d'Italia (ASBI) che nell'archivio (efficientissimo, rispondono nel giro di mezz'ora) di Repubblica.

Giorgio Bocca
Il 17 luglio 1979 Giorgio Bocca firma in prima pagina un editoriale da incorniciare, dal titolo Due cadaveri molto ingombranti: Ambrosoli e Varisco, drammi ignorati dall'Italia dell'indifferenza.
Questo l'attacco fulminante di Bocca: "Per capire quest'Italia che seppellisce in fretta i suoi cadaveri ingombranti e che, nella calura estiva finge di non vedere i suoi fantasmi, conviene osservare alcune fotografie. In una c'è la famiglia Ambrosoli che arriva alla basilica di san Vittore, a Milano, per il funerale di Giorgio Ambrosoli, l'avvocato morto ammazzato perchè sapeva troppe cose di don Michele Sindona e dei suoi amici altolocati. La signora Anna Lorenza non piange, avanza tenendo per mano i figli, Filippo di dieci anni e Umberto di otto anche essi a ciglio asciutto; due amici di famiglia o parenti camminano ai lati come in un affettuoso servizio e anche sui loro visi si legge questa pacata ma ferma testimonianza: ci siamo ancora, in questo paese c'è ancora gente che non si lascia intimidire dai cialtroni e dai Mafiosi, che non recita il suo dolore, che difende una buona educazione senza la quale non si può essere classe dirigente".

La famiglia Ambrosoli ai funerali (luglio 1979)
Bocca prosegue: "In un'altra fotografia, sempre ai funerali di Giorgio Ambrosoli, si vede Paolo Baffi, il governatore della Banca d'Italia, il solo gran commesso dello Stato, la sola autorità, il solo uomo di potere che abbia capito che con Giorgio Ambrosoli non si seppelliva un professionista qualsiasi, vittima di un disgraziato incidente, ma uno dei non molti che cercano di salvare l'essenziale di una civile convivenza; e non sembra causale che Paolo Baffi, l'unico a capire, a sentire che bisognava esserci al funerale di Ambrosoli, sia a sua volta sottoposto ai ricatti e ai messaggi di una giustizia che vede le pagliuzze e non i tronchi".

Nel volume di Baffi e Jemolo Anni del disincanto. Carteggio 1967-1981 (Aragno editore, 2014) che ho curato, ho raccolto la testimonianza orale del maresciallo della guardia di finanza Silvio Novembre - primo collaboratore di Giorgio Ambrosoli e il cui motto è «Più è difficile fare il proprio dovere, più bisogna farlo» - che mi ha confermato l'assenza delle istituzioni ai funerali: «Nel breve percorso a piedi verso il cimitero, Baffi mi disse: “Come è diverso morire a Roma. Qui siamo in pochi e non è presente alcun rappresentante delle istituzioni. La settimana scorsa sono stato a un funerale a Roma e le autorità c’erano tutte con le loro auto blu”».A stretto giro di posta - 23 luglio 1979, ASBI, Carte Baffi, Governatore Onorario - Paolo Baffi scrive a Giorgio Bocca: "Caro dottor Bocca, l'attacco contro la Banca d'Italia e la mia persona è stato così massiccio e spietato, ha usato in alcuni organi di stampa argomenti così fraudolenti, abietti e malvagi, che solo quattro e più decenni di lavoro onesta e di profonda reciproca conoscenza con i massimi dirigenti delle altre banche centrali hanno potuto farmi scudo contro colpi che avrebbero diversamente ferito l'immagine della Banca e mia.
Ma anche così essendo, il Suo articolo sulla Repubblica mi ha aiutato, venendo a conferma dell'opinione che i miei colleghi all'estero si erano formati su questo maledetto affaire. (...)
Le sono grato e Le presento gli auguri più fervidi per le battaglie che Ella conduce al fine di avvicinare l'Italia al modello di una convivenza civile".

E' compito degli storici far emergere la verità storica a distanza di anni. Quando gli archivi si aprono e si possono fare valutazioni con il necessario distacco. Ma spesso mentre leggo le carte, non posso fare a meno di commuovermi.