Beniamino Piccone ricorda agli studenti Paolo Baffi |
Il 31 ottobre scorso sono stato invitato con Umberto Ambrosoli dal liceo Leonardo da Vinci di Maccarese. La preside, Antonella Maucioni, è una persona molto attenta ai valori della memoria. La scuola si è attivata in progetti molto interessanti sulla Shoah e sui desaparesidos.
Sul sito del liceo si può leggere: "L’Istituto promuove iniziative per conoscere e preservare l’identità e la memoria della Shoah e dei desaparecidos in Argentina. Nel giardino dell’Istituto è stato inaugurato il Parco della Memoria dedicato ai Giusti di Roma e Provincia. Si tratta di un luogo simbolico per ricordare le donne e gli uomini che hanno salvato altre donne e altri uomini, perseguitati da regimi illiberali ed antidemocratici".
Proprio per suffragare l'importanza della memoria, la scuola ha pensato di invitare me e Umberto Ambrosoli per ricordare due figure importanti: Paolo Baffi e Giorgio Ambrosoli, da considerare due esempi per i giovani.
Paolo Baffi con Carlo Azeglio Ciampi, 1978 |
Il sindaco di Fiumicino, che ha preso la parola per primo ha evidenziato che “in quasi quaranta anni, questa scuola è passata dai 17 studenti di allora agli oltre 1.000 di oggi".
Tocca a me ricordare l'immensa figura del Governatore Paolo Baffi. Mi accorgo subito che i ragazzi sono preparati, che è stato fatto un capillare lavoro di formazione nelle classi, per cui gli studenti non cadono dal pero ma sanno di cosa sto parlando. Allora posso approfondire e ricordare alcuni passaggi della vita di Baffi.In particolare mi soffermo sul senso di responsabilità. Spesso in Italia il potere è considerato IL MALE. Invece dobbiamo distinguere tra potere responsabile e potere irresponsabile. Prendo in mano il mio ultimo volume Anni del disincanto. Carteggio 1967-1981 (Nino Aragno editore, 2014) e cito subito Marco Vitale:
"Io insegno ai miei studenti che il potere è connaturato all’uomo; che non esiste attività umana senza potere, e che non esiste potere senza responsabilità; che la scelta è, piuttosto, tra i fini per i quali esercitare il piccolo o grande potere che ci viene assegnato, tra potere responsabile e potere irresponsabile; che non dobbiamo fuggire dal potere, ma anzi addestrarci a gestirlo, nelle grandi e nelle piccolo cose, con responsabilità e per finalità positive. Paolo Baffi, il generale Dalla Chiesa, Giorgio Ambrosoli: questi uomini, semplicemente facendo fino in fondo il loro dovere professionale, esercitavano un potere. Ed è una grande fortuna che, anche nei momenti più neri, vi siano uomini che non fuggono davanti alla necessità di esercitare, con responsabilità e con l’accettazione consapevole dei rischi connessi, il loro potere. La nostra società non è ammalata di troppo potere, ma, caso mai, di troppo poco potere, di potere troppo concentrato, di potere irresponsabile, che non viene chiamato a corrette rese di conto, di potere oscuro. Essa è piuttosto malata di ingiustizia".
Umberto Ambrosoli a Maccarese |
Umberto ricorda quando gli economisti - tantissimi - firmarono un manifesto di solidarietà a favore di Baffi e Sarcinelli nell'aprile del 1979. Un episodio che ancora una volta sottolinea l'importanza della denuncia, della partecipazione, della responsabilità di ognuno di noi.
Preside Maucioni, Ambrosoli, Piccone e studenti |
Baffi e Sarcinelli nel 1981 vennero assolti da ogni addebito. Ma ormai il risultato era compiuto. Baffi lasciò Bankitalia nel settembre 1979. Non rimarginò mai questa ferita. Mario Sarcinelli - che sarebbe naturalmente arrivato alla carica di Governatore - si dimise dalla Banca d'Italia nel gennaio 1981 per seguire Beniamino Andreatta al Ministero del Tesoro.
Umberto fa commuovere tutti, gli studenti lo applaudono con convinzione, Giusi e M. Alessandra Baffi mi abbracciano, la preside Maucioni è visibilmente contenta per la buona riuscita della giornata. Ci ringrazia molto. Ma siamo io e Umberto a uscire arricchiti da questa giornata tra i ragazzi, che hanno più che mai bisogno di esempi. Perchè, come diceva Milan Kundera nel Libro del riso e dell'oblio, "La memoria è l'arma dei deboli contro i forti".