Finalmente qualcuno lo dice: il Natale - oltre a essere una festa bellissima - è una fatica improba. Mia moglie Sara, giornalista che si occupa di cinema, mi ha segnalato il film Il Natale di una mamma IMperfetta, dove il regista Ivan Cotroneo fa ballare le mamme col carrello al supermercato - la protagonista Chiara è ormai un personaggio - già preoccupate per lo stravolgimento fisico del Natale.
Il testo - ironico e divertente - è questo:
Sei una mamma che lavora,
la festa ti divora
di Vigilia e di Veglione
Passi i giorni a cucinare
non potrai mai riposare
Chiedi aiuto a tuo marito
non solleva neanche un ditto
Il Natale è ormai vicino
ecco qual è il tuo destino
I regali da comprare
il presepe da allestire
l'alberello da addobbare
la poesia da recitare
Chi è contento del Natale?
O fa finta o è da internare.
Una delle cose più belle del Natale è la convivialità. Non posso che ricordare le parole del priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi, il quale ha centrato il punto. Sentiamolo:
"Elemento essenziale è la convivialità attorno alla tavola, luogo straordinario di umanizzazione, di ascolto reciproco, di scambio della parola, luogo dove dire sì alla vita con le sue fatiche, le sue sofferenze, le sue gioie e le sue speranze.
Convivialità a tavola significa spazio, tessuto, mosaico di parole scambiate e di immagini create, racconti che seducono. Lì tutti sono uguali, con le stesse possibilità di prendere cibo e di intervenire con la parola: bambini e vecchi, uomini e donne, invitanti e invitati. L' uno parla, l' altro ascolta mentre si mangia: parole che si intrecciamo fino a spegnere ogni diffidenza.
E qui occorre l' arte di chi presiede la tavola: l'arte del favorire l' esprimersi di tutti, del disinnescare i rapporti di forza, del contenere con delicatezza i chiacchieroni, dello stimolare i più timidi; l' arte di creare quel clima festoso in cui possono spegnersi i ricordi non buoni, gli antichi contrasti, i rancori taciuti.
La convivialità è terreno fertile per esercitarsi in rapporti affettivi che diano gusto alla vita, che ci rallegrino nella faticosa quotidianità che appesantisce tanti nostri giorni... Questo clima non dovrebbe però limitarsi al pranzo di Natale: nei giorni successivi perché non accettare di non uscire troppo di casa, di dedicarsi nella lentezza dei giorni senza lavoro alle cose più semplici: godersi la casa, spazio che abitiamo e che durante l' anno fatichiamo a tenere in ordine e sentirlo nostro, leggere- quest' arte di viaggiare restando là dove siamo - ascoltare musica, invitare qualcuno per dialogare e porsi insieme domande di senso".
Chiudo con il messaggio di Papa Francesco lasciato al cronista della Stampa settimana scorsa: Non abbiate timore di lasciarvi andare, di abbracciare le persone a cui volete bene, "non abbiate paura della tenerezza".
Buon Natale a tutti i miei lettori.