Sabato mattina mi sono recato in compagnia di Umberto Ambrosoli -
figlio dell'Avv. Giorgio Ambrosoli, a cui ho dedicato un post, cliccare qui - a Broni PV, dove 100 anni fa - il 5 agosto 1911 nacque Paolo Baffi, il Governatore della Vigilanza, Governatore di Banca d'Italia dal 1975 al 1979. Baffi successe a Guido Carli e lasciò poi il testimone a Carlo Azeglio Ciampi.
Cogliamo quindi l’occasione per ricordare una persona modello, un meraviglioso
civil servant.
Proveniente da una famiglia con pochi mezzi economici - il padre Giovanni emigrò in Argentina, “
donde rientrò qualche tempo dopo per difetto di fortuna” - la madre vedova all’età di 22 anni allevò il figlio Paolo fino alla laurea (1932) lavorando come sarta.
Allievo di Giorgio Mortara all’Università Bocconi, nel 1936 entra in Banca d’Italia.
Nel dopoguerra Baffi contribuì a disegnare la “
linea Einaudi” di riequilibrio monetario. Fu l’anima intellettuale ma anche l’organizzatore e la guida del Servizio Studi.
Dal 1960 al 1975, quando le crescenti difficoltà dell’economia chiamarono la politica monetaria a compiti nuovi, Baffi operò per adeguare gli strumenti e la struttura interna della Banca, per elevare il livello professionale del personale.
Nel 1975, nominato Governatore, all’inizio di quello che avrebbe ricordato come “
il mio quinquennio di fuoco”, si dispiegarono gli effetti recessivi dei rincaro dei prezzi petroliferi: per la prima volta dal dopoguerra il reddito nazionale diminuì.
Baffi era preoccupato che la restrizione monetaria provocasse effetti rovinosi sull’economia.
Il cuore della sua analisi è enunciato nelle sue prime
Considerazioni finali nel 1976 scrisse: “
Dall’inosservanza, nella politica di bilancio e in quella retributiva, di regole compatibili con la stabilità monetaria, derivano due conseguenze. La prima, che la capacità del sistema creditizio di operare come meccanismo di allocazione delle risorse è menomata; la seconda, che l’autorità è indotta a tentare di ristabilire quella compatibilità mediante interventi di carattere amministrativo”.
Baffi contribuì a guidare l’economia verso il riequilibrio dei conti con l’estero e il ripristino del merito di credito. Ciampi ricorda: “
Nei consessi internazionali, il Suo prestigio aiutò a ristabilire un clima di fiducia; accrebbe la disposizione della comunità internazionale a sostenere lo sforzo dell’Italia verso condizioni economiche e finanziarie più ordinate”. Il contenimento dell’inflazione e il riequilibrio dei conti con l’estero permisero di non mancare, nel 1978-79, l’appuntamento con il Sistema Monetario Europeo - in cui entrammo con la banda larga del 6%. Storiche furono le negoziazioni di Baffi con il Governatore della Bundesbank Emminger.
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Giorgio Ambrosoli |
Il 1979 è un anno terribile. Il 29 gennaio a Milano viene assassinato dai terroristi di Prima Linea il giudice Emilio Alessandrini. Il 20 marzo Michele Sindona - si legga il
post Sindona, affarista corrotto - viene incriminato dalla magistratura americana per la bancarotta della Franklin National Bank. Sempre il 20 marzo viene assassinato a Roma Mino Pecorelli, direttore dell’Agenzia “OP”, specialista in scandali, depistaggi, in combutta con i servizi segreti. Il 24 marzo
Ugo La Malfa - che si rifiutò di convocare il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio al fine di bloccare l’aumento di capitale di Finambro di Sindona - viene colpito da un ictus. Morirà due giorni dopo.
Il 24 marzo si presentano in Banca d’Italia i carabinieri e arrestano Mario Sarcinelli, responsabile della Vigilanza e
sequestrano il passaporto a Baffi (non lo arrestano solo per limiti di età).
A Baffi fu impedito di andare a Basilea ai consueti consessi mensili dei banchieri centrali europei presso la Banca dei Regolamenti Internazionali, dove rappresentava l’Italia con indiscusso prestigio. Vengono accusati di interessi privati in atti d’ufficio e di favoreggiamento personale.
La verità - si saprà anni dopo - è che la P2 - su pressione della Democrazia Cristiana e dei soggetti economici vicini agli esponenti democristiani (Sindona, Caltagirone, Calvi, Italcasse) organizzò una manovra d’attacco alla Banca d’Italia servendosi di due suoi iscritti: l’inqualificabile giudice istruttore Infelisi e il pubblico ministero Alibrandi, che si permise di trattare in modo violento e ostile Baffi durante l‘interrogatorio (Alibrandi allevò “meravigliosamente” il figlio - eversore di destra e membro dei NAR verrà ucciso anni dopo in uno scontro a fuoco con la polizia).
Le principali colpe di Baffi e Sarcinelli?
1) aver fatto sciogliere il cda dell’Italcasse, cioè del più importante istituto di credito dominato dal potere DC;
2) aver ordinato un’ispezione presso il Banco Ambrosiano guidato da Roberto Calvi;
3) l’opposizione ferrea ai piani di salvataggio delle banche di Sindona.
Naturalmente Baffi e Sarcinelli vennero scagionati anni dopo per l’assoluta insussistenza delle accuse.
Per approfondimenti sull'attacco a Banca d'Italia, consiglio:
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24 marzo 1979, L'attacco punitivo a BI, prima parte
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24 marzo 1979, L'attacco punitivo a BI, seconda parte
I migliori economisti italiani - Caffè, Andreatta, Spaventa, Steve, Savona, Monti, Tarantelli, Reviglio e altri - il 2 aprile 1979 firmano una dichiarazione a favore di Baffi e Sarcinelli e contro l’ignobile attacco.
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Umberto Ambrosoli |
Come ha sostenuto Umberto Ambrosoli sabato a Broni, avrebbero potuto comodamente stare zitti, invece con un gesto inusuale hanno esercitato la loro responsabilità andando a testimoniare in Tribunale a favore di Baffi e Sarcinelli. Il pm Alibrandi dovette interrompere l'audizione delle testimonianze perchè si accorse che la concordanza contribuiva pesantemente a indebolire l'accusa.
L’ineffabile Andreotti scrive nel suo diario: “
Per reagire contro l’arresto di Sarcinelli e l’avviso a Baffi un gruppo di professori firma una dichiarazione-manifesto. Temo che non giovi a trovare una rapida via d’uscita”.
Marco Vitale commenta: “
Ho sempre sostenuto che la nomina di Paolo Baffi a Governatore della Banca d’Italia è stata l’unica riforma di struttura degli anni settanta. Non è dunque un caso che Baffi e Sarcinelli siano trattati come malfattori. Così come non è un caso che tutta l’Italia seria ha subito compreso il significato politico dell’episodio e dice a Baffi e Sarcinelli: resistete….In realtà questa Banca d’Italia seria dava fastidio e meritava una lezione”.
Ma
Baffi, dolente figura di uomo di Stato ancorato ai principi della corretta amministrazione,
non rimarginò mai più quella sua ferita. Nelle Considerazioni finali del 1979 Baffi scrisse: “
Ai detrattori della Banca, auguro che nel morso della coscienza trovino riscatto dal male che hanno compiuto alimentando una campagna di stampa intessuta di argomenti falsi o tendenziosi e mossa da qualche oscuro disegno”.
Ma nelle memorie -
Cronache brevi - consegnate a Massimo Riva e pubblicate su Panorama l’11 febbraio 1990 - che ho conservato con cura e pubblicato al link
http://www.unibg.it/dati/persone/2806/3147-Memorie_Paolo_Baffi_IParte.pdf ;
http://www.unibg.it/dati/persone/2806/3146-Memorie_Paolo_Baffi_IIParte.pdf - Baffi commentò: “
Queste parole piuttosto pacate non danno certo misura dell’amarezza e dello sdegno che io provavo in quei giorni: ma se vi avessi dato sfogo, forse mi sarei procurato nuove incriminazioni”.
Tommaso Padoa-Schioppa aggiunse: “
Proprio quell’urto - che veniva da un uomo schivo, all’antica, profondamente rispettoso dell’autorità dello Stato e del primato della politica - è il servizio che Baffi ha reso all’Italia”.
Ma non vogliamo ridurre la figura di Baffi a questo episodio. Siamo d’accordo con Ciampi: “
La dignità di cui Paolo Baffi diede esempio ne ha innalzato la figura;
ma farebbe torto all’elevatezza delle Sue doti, alla vastità e molteplicità della sua opera, chi incentrasse su quella dolorosa vicenda la Sua memoria”.
Ecco l’autorevole giudizio di tre Governatori della Banca d‘Italia - tratte dai miei amati ritagli.
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Mario Draghi |
Mario Draghi: “
Per oltre mezzo secolo la vita della Banca d’Italia è stata segnata dall’opera e dal pensiero di Paolo Baffi. Da quando entrò giovanissimo in Banca d’Italia sino agli ultimi anni come Governatore onorario, con il suo esempio contribuì a plasmare questa istituzione con la serietà e il rigore”.
Carlo Azeglio Ciampi: “
La sua sola presenza scoraggiava ogni superficialità; innalzava la soglia della valutazione morale e professionale degli uomini; contribuiva a dare un senso sicuro al mandato e alle azioni di chi è chiamato a responsabilità pubbliche…La sua opera fu decisiva, sin dal Suo ingresso nel nostro Istituto, nell’affermare un metodo di lavoro: quello che nel rigore dell’analisi e nell’indipendenza del giudizio vede innanzitutto un dovere, uno dei modi attraverso i quali si estrinseca la funzione della Banca, al servizio della collettività”.
Luigi Einaudi: “
Di Paolo Baffi dirò solo che la stima che di lui hanno gli studiosi di cose economiche è siffatta che reputarono l’anno scorso degno di essere eletto, lui estraneo alla carriera universitaria, socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei”.
Quando nella vita siamo indecisi, non sappiamo cosa fare, bisogna guardare in alto
nel cielo degli onesti alla ricerca di esempi positivi. E' opportuno rifarsi ai
Sepolcri di Ugo Foscolo: "
A egregie cose il forte animo accendono l'urne de'forti".
Nel cielo degli onesti e dei competenti è presente di diritto Paolo Baffi, Governatore integerrimo, nato a Broni (PV) il 5 agosto 1911 e morto a Roma il 4 agosto 1989.