lunedì 10 ottobre 2016

Continuare a favorire i pensionati significa favorire chi sta già bene

Ieri in prima pagina il Corriere della Sera - esuberante - dava molto spazio al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale inneggiava alla nuova manovra fiscale del governo a favore dei pensionati.

Sempre più spesso nei dibattiti televisivi - ormai inguardabili, meglio spegnere la tv e studiare -  si usa la locuzione "I poveri pensionati", come se fosse una verità rivelata, un mantra indiscutibile. Non è così. In Italia la classe agiata sono coloro che hanno superato i 55 anni. I dati della Banca d'Italia sulla distribuzione del reddito per classe di età sono inoppugnabili.

Durante la crisi le classi più danneggiate sono quelle con il capofamiglie sotto i 34 anni. A seguire la fascia 35-44. La fascia 55-64 anni ha mantenuto il tenore di vita solito, mentre addirittura la fascia "oltre i 64 anni" ha migliorato dal 2002 in avanti la propria situazione economica.

Poletti festeggia dicendo che "La quattordicesima dei pensionati sarà aumentata del 30%". "Chi paga", direbbe il compianto Ugo La Malfa? Noi aggiungiamo che ha senso aiutare le categorie più disagiate - ci mancherebbe - ma in molti casi si aiutano coloro che non ne hanno bisogno.
Anche in questo caso il governo malauguratamente non ha volute inserire il vincolo dell'ISEE - indice della situazione economica complessiva familiare". In questo modo un soggetto con la pensione bassa - che magari ha pagato esigui contributi - con un marito agiato, si vede aumentare la propria pensione.
Altro dato. Secondo la Banca d'Italia il 17% del bonus da 80 euro (10 miliardi all'anno) è affluito a chi ha un reddito familiare particolarmente elevato.
Ancora una volta si rompe l'importantissimo principio stabilito dall'ottima ministra Elsa Fornero, che ha stabilito per tutti il principio contributivo: la tua pensione dipenderà da quello che hai versato in tutta la tua vita lavorativa (con rivalutazione, se il pil sale!).

L'indagine annua della Banca d'Italia - il prossimo aggiornamento a dicembre - ci ha detto che in termini reali il reddito degli anziani oltre i 65 anni è al 160% del suo livello del 1994 e quello dei giovani fino a 30 è al 40%.

Siamo alle solite. Si pensa sempre ai pensionati. Ma ai giovani qualcuno pensa? La piramide demografica invertita pende a favore degli anziani. Sono loro che vanno a votare con percentuali di affluenza maggiore. Sarà per quello, ipotizza Federico Fubini, che il governo tende a favorirli?

2 commenti:

  1. IL PROBLEMA DA DISCUTERE E' QUELLO DEI "DIRITTI ACQUISITI".
    In Italia è impensabile non affrontare il nodo delle pensioni. Come tu dici - benedetta Fornero - i pensionati in Italia sono I veri privilegiati. Ma per incidere veramente e liberare le risorse che servono a far ripartire il paese, bisogna mettere in discussione un principio finora "sacro", quello dei diritti acquisiti. Sento molto spesso giustificarsi, gli ex politici ma non solo, coloro che dichiarano aver versato grosse cifre e quindi legittimati a ricevere tanto. Secondo me questo ragionamento non regge. Se uno ha versato in una situazione favorevole e da privilegiato, e questa situazione oggi non corrisponde più alla realtà, è giusto che quei diritti e privilegi vengano ridiscussi sulla base di come le cose si sono evolute. In un certo senso con I diritti acquisiti, "ho versato e ora quei soldi sono miei" , non si fa altro che sommare due privilegi, prima quello di aver guadagnato bene in una fase favorevole e poi quello di continuare a guadagnare bene grazie ai privilegi passati. Come se la dinamica sociale seguisse un linea, una strada tracciata, cosa che non è e lo vediamo bene. E questo ragionamento è valido anche per I pensionati "normali" e persino per quelli piccoli, che come sappiamo nella maggioranza dei casi hanno pure versato poco. Quando azzardo questa tesi, intorno a me vedo facce attonite e sconvolte. Ma non mi sembra di dire nulla di assurdo. Il concetto di diritti acquisiti ha assunto un'aurea quasi filosofica, di giustizia al di sopra di tutto, un principio etico che io non vedo. Vedo al contrario l'urgenza di mettere a nudo questo presupposto, in maniera generale e trasversale, riportando la discussione centrale all'unità/solidarietà fra le generazioni e nel concreto a tutti gli aspetti tecnici, economici e etici che di questa discussione fanno parte. Intorno a noi, ogni giorno, vediamo esempi a iosa che non hanno più motivo di esistere, ed è arrivato il momento di parlarne e magari anche di fare proposte di cambiamento.

    RispondiElimina
  2. Ti rispondo con le parole dell'immenso Arturo Carlo Jemolo: "La parola “diritto acquisito” ha un fascino grande presso i più degl'italiani, che non credono si debba scrutare come quell diritto sia stato acquisito nè se abbia un fondamento in norme razionali o piuttosto in abusi".
    Il tema del ricalcolo sulle pensioni retributive dovrebbe essere sul tavolo tutti i giorni, ma anche l'ottimo Tito Boeri ha rinunciato a questa battaglia perchè pare i dati per il ricalcolo non ci siano (ah questi database inesistenti dell'Inpd o Inpdap!).

    RispondiElimina