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Virginia Raggi, sindaco di Roma |
E’ incredibile assistere allo stillicidio degli
scandali che stanno attraversando il Movimento 5 Stelle. Una volta che
disgraziatamente nel giugno 2015 l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi
decise di togliere la fiducia al sindaco Ignazio Marino (il quale a partealcune ingenuità colossali, stava migliorando la gestione del Comune), il Movimento 5 Stelle avrebbe dovuto
compiere delle serie riflessioni sul candidato sindaco e sul metodo per
arrivare a tale scelta.
Nulla di tutto ciò. Tanto uno vale uno! Quindi
Paolo Baffi vale Michele Sindona, Mario Sarcinelli vale Gianni Zonin, Peppin
Meazza vale Egidio Calloni. Un manipolo di forsennati sul web ha deliberato che
sarebbe stata Virginia Raggi la candidata ufficiale del Movimento.
Senza alcuna esperienza di gestione di grandi
organizzazioni, con un passato presso lo studio Previti-Sammarco, il cui padre
fu protagonista di alcune sentenze chiacchierate (fallimento Caltagirone in primis). L'imperturbabile Andreotti, specialist nella scelta del peggio (“Michele Sindona
salvatore della lira”, “Giorgio Ambrosoli se l’andava cercando") fece di tutto, senza riuscirci, per nominarlo presidente della Consob. Naturalmente
lo studio Sammarco collabora vis a vis con lo studio Previti, il cui dominus
Cesare Previti si distinse per saper pagare profumatamente i giudici romani
(sentenza definitiva Imi-Sir e Lodo Mondadori, Previti condannato per corruzione in atti
giudiziari a 6 anni di reclusione). Leggete qui Giuseppe
D’Avanzo, giornalista d'inchiesta formidabile "Le sentenze aggiustate della lobby di Previti"
Cosa si poteva sperare da Virginia Raggi?
Nulla. Il M5s ha grossissime responsabilità. Lei così inadeguata al compito,
che non si è resa conto che fosse meglio rinunciare alla candidatura. Ma
tant’è.
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L. Di Maio, ex steward dello Stadio San Paolo di Napoli |
Prima di essere eletta Virginia Raggi, in
crisi con il marito, vive una relazione con Salvatore Romeo, già responsabile
del patrimonio immobiliare della Capitale con l’amministrazione guidata da
Gianni Alemanno. Romeo, racconta la sua ex fidanzata Alessandra Bonaccorsi, usa
intestare delle polizze vite a coloro che si porta a letto. Poi cambia
beneficiario. Tocca quindi anche a Virginia, che prima delle elezioni si trova
– a sua insaputa!, come il già ministro dell’Interno Claudio Scajola, che si
ritrovò acquirente di un appartamento al Colosseo, con somme pagate da altri –
a beneficiare di una polizza. Casualmente, pochi mesi dopo, con Raggi sindaca,
Romeo viene promosso con moltiplicazione dello stipendio (da dipendente a
39mila euro a capo della segreteria del sindaco a 110 mila euro, bella la vita,
eh).
Se Romeo e Raggi fossero amanti non lo sappiamo. Certo è che la smentita per la Raggi è d'obbligo visto che l'abuso di ufficio sarebbe ancora dietro l'angolo con l'aggravante del conflitto di interesse per favorire il proprio compagno. L'assessore Paolo Berdini ha detto alla Stampa: "Sono proprio sprovveduti. Questi secondo me erano amanti. L’ho sospettato fin dai primi giorni, ma mi chiedevo: “com’è che c’è questo rapporto?"
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Raffaele Marra |
Segnaliamo che il consulente assicurativo avrebbe degli obblighi particolari, stabiliti dalla normativa anticiciclaggio. Quando il beneficiario è un soggetto terzo che non ha legami parentali, si possono ravvisare casi di anomalia. Massimo Cingolani su Movimenti Metropolitani scrive: "Ai fini della valutazione, vanno presi in considerazione vari elementi: ”Il profilo soggettivo del cliente, quali la sua capacità economica e l’attività svolta dal soggetto, ad esempio se risulta essere nella pubblica amministrazione, o in partecipate, oppure politicamente esposto, nonchè ottenere informazioni sullo scopo e sulla natura del rapporto”. Politicamente esposta la Raggi? Non sia mai. Cingolani prosegue: "La normativa specifica inoltre nel caso di polizze assicurative ramo vita di identificare il beneficiario della prestazione assicurativa al momento della liquidazione della stessa. Richiede inoltre di acquisire l’informazione sul tipo di legame che lega il beneficiario al contraente e se il beneficiario stesso sia una persona politicamente esposta. Legami al di fuori del nucleo famigliare del contraente o cariche politiche del beneficiario rendono il rapporto qualificabile ad “alto rischio” e pertanto impongono di applicare gli obblighi di adeguata verifica rafforzati".
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Don Luigi Sturzo |
Marco Vitale – il cui sapere spazia da Ezio
Vanoni ad Arturo Benedetti Michelangeli -, qualche giorno fa, mi ha fatto
avere un suo scritto su Luigi Sturzo sindaco di Caltagirone, dove si analizza
l’operato del primo cittadino (allora prosindaco, visto che con la toga non
poteva essere sindaco) tra il 1905 e il 1920. Don Sturzo faceva politica
facendo buona amministrazione. “Amministrare bene vuol dire già fare politica”,
scrive Vitale, “perché vuol dire impegnarsi per certi rapporti fra i cittadini,
per garantire equilibri, equità e per avere un disegno di sviluppo. E per fare
le cose bene bisogna essere molto competenti”.
Appena insediatosi a Caltagirone Luigi Sturzo
licenziò il capo dei vigili. Perché i vigili “approfittavano degli
approfittatori”, erano diventati una forza autonoma che gestiva il proprio
potere come voleva, “erano servi che si facevano pagare caro”.
Anche Virginia Raggi sostituì appena arrivata
il capo dei vigili Raffaele Clemente. La differenza, enorme, è che questa
persona, validissima, scelta da Ignazio Marino, stava finalmente facendo
pulizia della corruzione del corpo, infestato da ruberie e nefandezze, frutto
della gestione Alemanno.
Il Tempo di Roma scrisse a ottobre 2016: “Il
15 settembre scorso il Direttore delle Risorse umane, Raffaele Marra (ancora in
galera, arrestato grazie al lavoro dell’Unità di Informazione Finanziaria
guidata da Claudio Clemente, a supporto dei pm romani, ndr) ha dato il via a
una consultazione interna per valutare i profili dei dirigenti con più di tre
anni di anzianità di ruolo”. Che limpidezza, che classe, a parole. Poi si naviga nel torbido.
Don Sturzo iniziò nel 1905 la battaglia per la
moralizzazione della macchina amministrativa. Era una precondizione. Non si può
fare una politica seria avendo in mani degli strumenti corrotti, rilassati,
irresponsabili.
Vitale scrive che Luigi Sturzo “studiava
sempre, imparava sempre ed era un mostro di bravura”. Volevamo sapere quando
Virginia Raggi studiasse i dossier, con chi si confrontasse, i suoi
consiglieri. Ora abbiamo capito. Con Raffaele Marra, agli arresti, con
Salvatore Romeo sul tetto del Campidoglio. A che livello siamo arrivati.
Confidiamo nell’arrivo degli elicotteri del Fondo Monetario Internazionale, che
ci commissarierà. Come nazione, incapace di governarsi.
I grillini fanno tutto da soli, si sono impicciati a Roma con scelte quantomeno imbarazzanti. Dopo 8 mesi ben tre assessori e un capo di gabinetto si sono dimessi.
RispondiEliminaCon tali premesse fa sorridere il commento di oggi sul Corriere di Sabrina Ferilli, che dopo aver dichiarato di aver votato Virginia Raggi, dice: "Il problema è che la sindaca non l'hanno mai fatta lavora' in pace! Tutte le volte, te che ha formato una squadra, le hanno arrestato qualcuno". Quindi la colpa non è di chi corrompe e si fa corrompere (Marra), ma dei magistrati che lo beccano, anche grazie alla UIF, con le mani nel sacco.